Intelligenza Artificiale

Testata giornalistica rimpiazzerà con l’Intelligenza Artificiale centinaia di posti di lavoro

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Il Bild, il tabloid tedesco di proprietà e gestito dalla principale casa editrice europea Axel Springer, dovrebbe sostituire oltre un centinaio di lavori editoriali umani con l’Intelligenza Artificiale, ha rivelato un’e-mail trapelata al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine (FAZ).

 

Il tabloid «purtroppo si separerà dai colleghi che hanno compiti che nel mondo digitale sono svolti da AI e/o processi automatizzati», si legge nell’e-mail riportata dalla FAZ.

 

Il messaggio specificava che tra coloro saranno che verranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale vi sarebbero «redattori, personale di produzione della stampa, redattori correttori di bozze e redattori di foto» e che queste carriere umane consacrate dal tempo «non esisteranno più come esistono oggi».

 

In una dichiarazione alla FAZ, l’Associazione tedesca dei giornalisti (DJV) ha condannato lo sforzo di automazione come «non solo antisociale nei confronti dei dipendenti, ma anche estremamente stupido dal punto di vista economico».

 

Tuttavia la decisione sembrerebbe far parte di più ampi sforzi di riduzione dei costi tra i marchi dell’editore Axel Springer, che ha anche tagliato una grossa fetta di dipendenti in concomitanza con l’arrivo di ChatGPT all’inizio di quest’anno.

 

Il CEO di Axel Springer, Mathias Döpfner, aveva annunciato all’inizio di quest’anno che la società si trasformerà in una «società di media puramente digitali» e che l’Intelligenza Artificiale «renderà il giornalismo indipendente migliore di quanto non sia mai stato – o lo sostituirà».

 

Axel Springer, va ricordato, è il primo editore d’Europa. La domanda da farsi e quale altro editore seguirà l’esempio, incorporando l’AI nel flusso di lavoro e licenziando masse intere di lavoratori del settore.

 

Il problema principale dell’AI – ossia il fatto che mentono e sono inaffidabili riguardo al contenuto di quello che scrivono – pare non preoccupare i manager della grande stampa, che considerano con evidenza quanto si scrive come una «quantità» da servire al mercato – salvo poi partecipare alle iniziative globali contro le fake news, e fare campagne sui «professionisti dell’informazione».

 

 

 

 

 

Immagine di Barbara Thiele, Fotografin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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