Pensiero

State vedendo anche voi l’aggressività degli automobilisti?

Pubblicato

il

Qualche settimana fa Renovatio 21 ha chiesto ai suoi lettori se avevano notato questo fenomeno che ci sembrava inedito quanto inquietante, quello dei campi lasciati incolti.

 

In tanti ci avete scritto confermandoci quasi tutti quanto sospettavamo: sì, la questione esiste, non è solo una vaga percezione. Il fenomeno c’è, concretamente.

 

Vogliamo quindi sottoporre un altro quesito, su un altro fenomeno sul quale ci stiamo stropicciando gli occhi, dandoci pizzicotti, perché temiamo sia solo un’impressione soggettiva.

 

Siamo in molti oramai a pensare che qualcosa sia cambiato nel comportamento degli automobilisti. Sono diventati più spregiudicati, invadenti – in una parola, sono divenuti più aggressivi.

 

Chi scrive lo ha notato nelle città del Nord dove lavora. Il clacson è un fenomeno rarissimo, al punto che un colpetto singolo fa partire l’adrenalina su per la schiena. Un colpo prolungato, invece, è una dichiarazione di guerra, un invito alla rissa via PEC.

 

Ebbene, ora pare invece capita di sentire varie volte nello stesso viaggio i colpi di clacson.

 

Abbiamo poi notato ripetuti comportamenti che prima non avevamo visto su tratti di strada che conosciamo bene: tallonamenti in tratti di tangenziale un tempo noiosi, sorpossi a 100 all’ora in stradine di campagna… Tutta roba che in decenni di guida mai avevamo esperito, almeno non con questa frequenza.

 

Una cosa del genere, ci rendiamo conto, non è rilevabile. Non siamo in grado di valutare se vi sia stato un aumento degli incidenti, e non sappiamo nemmeno come, qualora vi fosse, reagirebbero le istituzioni e i media.

 

Non si tratta di un dato emblematico ed eclatante – per cui da occultare subito – come quello delle morti in eccesso. Si tratta di qualcosa che potrebbe portare a conclusioni non immediate.

 

Un caso del genere lo si è appena avuto negli USA. Secondo una statistica, dopo il 2020 sono aumentate considerevolmente le morti su strada della popolazione afroamericana. L’amministrazione federale ha fischiettato senza dare una spiegazione: il segretario dei Trasporti Pete Buttigieg, inquietante personaggio del quale non sappiamo se Renovatio 21 vi ha parlato abbastanza (ex intelligence militare, ex McKinsey, figlio del traduttore statunitense di Gramsci, candidato vincitore del primo turno delle primarie presidenziali con sospetti di hackeraggio russo a suo favore, gay dichiaratosi dopo essere stato eletto sindaco, padre di figli surrogati) aveva detto prima che l’intero sistema stradale americano era «razzista», come lo è ogni cosa per il nuovo corso che vuole che ogni cosa in America dopo il 1619 è razzista, NBA inclusa.

 

Ebbene, la spiegazione più semplice riguardo l’aumento delle morti su strada dei neri americani non è difficile da intendere: i poliziotti non fermano più gli automobilisti di colore perché temono di essere tacciati di race-profiling, cioè di razzismo: non fermano i neri perché poi possono dire che li hanno fermati perché neri.

 

Risultato: più neri morti.

 

Ora, se provassimo un aumento della violenza stradale in Italia, quale potrebbe essere il motivo?

 

Quale ingrediente è stato messo in circolazione che prima non c’era?

 

Certo, sappiamo come il lockdown abbia aumentato abusivi e violenze, specie all’interno delle famiglie. È naturale: cabin fever, il principio per cui più persone costrette in uno spazio esiguo finiscono per litigare, e di lì a peggio.

 

Il lockdown ha frustrato le persone, che in qualche modo quindi avrebbero pure dovuto sfogarsi, magari con l’arena stradale, dove forti di un’armatura metallica (un’estensione del sé, come voleva McLuhan) si possono lasciar andare a prepotenze.

 

Tuttavia, il lockdown è sempre più distante nel tempo.

 

Quale altro componente è stato aggiunto a tutta la popolazione italiana ed europea? La risposta sapete darvela da voi.

 

Vi è solo aneddotica in materia, o quasi. Si sentono amici che dicono sottovoce: da quando si è vaccinato, non lo riconosco più… ecco racconti su repentini cambi di personalità, su irascibilità prima inesistenti, su umori sconosciuti.

 

A dire il vero non solo racconti. Nell’ottobre 2021 uscì uno studio psichiatrico che, ancorché si occupava di un unico caso, conteneva elementi preziosi.

 

«L’infezione da COVID-19 è associata a una serie di sintomi neuropsichiatrici, inclusa la psicosi, anche in individui senza precedenti malattie mentali. La reazione dell’ospite ai vaccini COVID-19 può ricreare una versione lieve dell’infezione reale» scriveva lo studio apparso su Psychiatric Res intitolato «Can new onset psychosis occur after mRNA based COVID-19 vaccine administration? A case report» («Può una psicosi di nuova insorgenza verificarsi dopo la somministrazione del vaccino COVID-19 basato su mRNA? Un caso clinico»).

 

Veniva così trasmessa la vicenda di «un uomo ispanico di 31 anni, single, senza precedenti medici o psichiatrici, (…) portato al pronto soccorso dalla polizia a causa di comportamenti irregolari e bizzarri. Fu trovato ansioso, superficiale e con manie di grandiosità. Ha riferito di essere diventato “chiaroveggente”, di essere in grado di parlare con i morti, di sentire “persone che tamburellavano fuori casa sua” e la voce costante di un collega che credeva essere un amante –  è stato successivamente confermato che non c’era alcuna relazione romantica».

 

«Tutti questi sintomi sono iniziati un mese fa, dopo aver fatto la prima dose di un vaccino COVID-19 a base di mRNA, e sono notevolmente peggiorati tre settimane dopo aver ricevuto la seconda dose. In precedenza era asintomatico e lavorava a tempo pieno come responsabile di ufficio. Sebbene funzionale nell’adolescenza e nell’età adulta, si descriveva come un solitario, incline a idee eccessivamente spirituali e in grado di comunicare direttamente con Dio. Aveva alcuni amici intimi e relazioni sentimentali».

 

I dottori incuriositi gli hanno fatto ogni sorta di test: PCR COVID, risonanza magnetica (MRI), elettroencefalogramma (EEG). Tutto più o meno nei limiti, a parte il fatto che ad un certo punto ha cominciato a dire che la macchina dell’EEG aveva cominciato a parlargli.

 

L’uomo sembra aver risolto il problema delle allucinazioni in pochi giorni. Medicato psicofarmacologicamente a dovere, una settimana dopo era già tornato al lavoro.

 

I dottori cercano di fornire qualche misera spiegazione: «a gennaio 2021 sono stati segnalati 42 casi di psicosi associati all’infezione da COVID-19. È stato ipotizzato che una tempesta di citochine innescata da COVID-19 possa aumentare il rischio di psicosi. Per coincidenza, la schizofrenia è stata collegata a uno stato pro-infiammatorio».

 

Anche loro si rendono conto di quanto brancolino nel buio:

 

«La spiegazione più parsimoniosa è che il vaccino, innocuo per i milioni di persone che lo hanno già ricevuto, potrebbe aver innescato sintomi psicotici in un individuo con una vulnerabilità intrinseca, probabilmente attraverso uno stato iperinfiammatorio».

 

«Probabilmente». Il paper scientifico non ha certezze: è certo invece che il tizio dopo il vaccino è, letteralmente, impazzito. E non sappiamo quanti casi simili non siano stati riportati, per paura dei medici di essere additati come no-vax, nemici del popolo vaccinando, oscurantisti, etc. La stessa classe medica che certifica in autopsia che una signora morta una manciata di minuti dopo l’iniezione mRNA è spirata per «cause naturali» (uccisa dalla «nessuna correlazione») se la sentirebbe per caso di dire che il paziente è divenuto psicotico dopo il siero?

 

Ci sarebbe pure un po’ di letteratura su cui appoggiarsi:

 

«Lo sviluppo di psicosi dopo la somministrazione di vaccini è estremamente raro. È stato segnalato solo a seguito di una manciata di vaccini: febbre gialla (Romeo et al., 2021), rabbia (Bhojani et al., 2014), vaiolo, tifo e pertosse (Hofmann et al., 2011), con anti-NMDA encefalite recettoriale come probabile meccanismo (Hofmann et al., 2011)».

 

«Kuhlman e colleghi hanno esaminato 41 individui in età universitaria dopo aver ricevuto il vaccino antinfluenzale e hanno scoperto che quelli con livelli più elevati di interleuchina-6 sierica mostrano sintomi depressivi più gravi».

 

Sì, i vaccini possono toccare la psiche.

 

Ma a chi importa?

 

Il mondo sa già che, ad esempio, il vaccino COVID altera il ciclo della donna. E quindi: alterando le mestruazioni, volete dirci che non altera anche la psiche della donna?

 

Per non parlare delle proteine spike che pare arrivino anche nel cervello. Creando cosa? Portando a quale cambiamento di comportamento?

 

È lecito chiederselo. Soprattutto nel caso che non è detto che l’alterazione psicologica sarà un parametro che sarà incluso alla fine del grande esperimento genetico universale chiamato vaccino COVID.

 

Quindi, è impossibile che il traffico sia impazzito perché ad impazzire sono stati gli uomini?

 

E se è così, cosa ha fatto impazzire gli uomini?

 

Cosa altro potranno fare queste persone alterate, oltre che guidare aggressivamente? A quale violenza potrebbero essere portati?

 

Ci rendiamo conto, sono domande che non si fa nessuno – perché tutti hanno paura di dover nominare la prospettiva per la quale tutto questo accade per trasformare la Terra in un inferno, con le persone che si massacrano a vicenda senza più rispetto per la dignità umana, come da comandamento del Signore dei cristiani.

 

Sappiamo che è tanto da digerire.

 

Allora è meglio se torniamo alla domanda: state vedendo anche voi l’incremento di automobilisti stronzi?

 

Attendiamo, come sempre, le vostre opinioni.

 

Specie su quelli con le Audi/BMW famigliari.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

Più popolari

Exit mobile version