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Sindrome da stanchezza cronica, i batteri intestinali delle persone affette sono differenti

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I batteri dell’intestino delle persone con sindrome da stanchezza cronica sono diversi. Lo riporta il New York Times.

 

Un nuovo studio ha identificato un modello batterico per la sindrome da stanchezza cronica, offrendo ulteriori prove che si tratta di una malattia fisica con cause biologiche e non una condizione psicologica.

 

La sindrome da stanchezza cronica è una condizione che causa affaticamento estremo e duraturo, impedendo alle persone di prendere parte anche alle attività quotidiane più quotidiane. Non ci sono test per confermare la diagnosi, il che ha portato a ipotizzare che si tratti di una condizione psicologica piuttosto che di una malattia fisica.

Un modello batterico per la sindrome da stanchezza cronica ha offerto ulteriori prove che si tratta di una malattia fisica con cause biologiche e non una condizione psicologica

 

In uno studio pubblicato su Microbiome, i ricercatori hanno reclutato 48 persone con Sindrome da stanchezza cronica (Chronic fatigue syndrome –  CFS) e 39 controlli sani. Quindi hanno analizzato la quantità e la varietà delle specie di batteri nelle loro feci. Hanno anche cercato i marcatori di infiammazione nel loro sangue.

 

I campioni di feci di quelli con CFS avevano una diversità di specie significativamente più bassa rispetto alle persone sane – un risultato tipico della malattia infiammatoria intestinale.

 

Gli scienziati hanno anche scoperto che le persone con CFS avevano livelli ematici più alti di lipopolisaccaridi, molecole infiammatorie che possono indicare che i batteri si sono spostati dall’intestino nel flusso sanguigno, dove possono produrre vari sintomi di malattia.

 

Utilizzando questi criteri, i ricercatori sono stati in grado di identificare con precisione oltre l’83% dei casi di CFS in base alla diversità dei loro batteri intestinali e lipopolisaccaridi nel sangue.

«C’è una differenza biologica tra persone con CFS e persone sane. L’idea che si tratti di una malattia psicologica dovrebbe essere abbandonata».

 

Trovare un biomarker per la CFS è stato un obiettivo costante per i ricercatori che sperano di poter sviluppare un giorno un test diagnostico per la condizione.

 

Eppure, l’autore dello studio, Maureen R. Hanson, professore di biologia molecolare alla Cornell, ha detto che il modello di batteri nel nuovo studio non è ancora un metodo per diagnosticare definitivamente la CFS. L’importanza della scoperta, ha detto, è che può offrire nuovi indizi sul motivo per cui le persone hanno questi sintomi.

 

«C’è una differenza biologica tra persone con CFS e persone sane – dichiarava ancora nel 2016 al New York Times – L’idea  che si tratti di una malattia psicologica dovrebbe essere abbandonata».

 

 

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