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Sequestro Shabaab, la Cultura della Morte e quelli che «la vita è sacra»

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«La vita è sacra», «la vita non ha prezzo». Non so quante volte sto sentendo frasette come queste per giustificare il pagamento del riscatto al gruppo terroristico Shabaab da parte dello Stato italiano.

 

Se io non fossi io, uscirei confuso da questi giorni, in cui la sinistra «progressista» difende l’operazione e la ragazza che ha fatto l’atto «laico e femminista» di convertirsi all’Islam, probabilmente quello qaedista degli Shabaab – giuro che sui social ho letto una cosa del genere. Nondimeno la chiesa cattolica che abbraccia l’enigmatica apostata e Famiglia Cristiana che annuncia che la ragazza è «un modello per i nostri giovani».

«La vita è sacra»: la frasetta  per giustificare il pagamento del riscatto al gruppo terroristico Shabaab da parte dello Stato italiano

 

Dovrebbero confondermi le parole della madre, che ha detto che «chiunque tornerebbe convertito dopo due anni»; ricordo tanti casi in cui non è successo, sia in terra islamica – ricordate quel giornalista americano che pregò il rosario? – sia in terra italiana. Ricordo il rapimento Celadon, un ragazzo vicentino rapito dalla ‘Ndrangheta e tenuto in un buco – letteralmente – per 831 giorni. Quando lo liberarono pesava 30 chili di meno e non ce la faceva nemmeno a stare in piedi.

 

È incredibile che chi difenda questo abominio di Stato si sia dimenticato di Farouk Kassam, di Giuseppe Soffiantini, e di Celadon: il blocco dei beni dei famigliari e dei congiunti

Ecco, dovrei essere confuso anche di fronte a questa mancata corrispondenza tra la meccanica dei sequestri in Italia e quelli avvenuti all’Estero: in Italia c’è il blocco dei beni tuoi e dei tuoi congiunti, in Kenya e Somalia invece il borsone con dentro i soldi del contribuente si apre subito, siano 4 o 40 milioni non importa. È incredibile che chi difenda questo abominio di Stato si sia dimenticato di Farouk Kassam, di Giuseppe Soffiantini, e di Celadon. 

 

E andando ancora più indietro, l’Italia il giorno prima della «liberazione» della ragazza – avvenuta strategicamente il giorno della mamma, dicono i maligni – si celebrava l’inesausto dramma della memoria di Aldo Moro, ritrovato crivellato dei proiettili di una mitraglietta Skorpio dalle BR in una R4 parcheggiata in Via Caetani a Roma. Moro finì così perché esisteva un ampio schieramente, invero trasversale, che prevaleva: la «linea della fermezza».

 

Per Moro valse la massima per cui «lo Stato non tratta con i terroristi»

Che poi queste posizioni fossero eterodirette e perfino pervertite (qualcuno ci racconterà per intero, un giorno, il ruolo dell’avventuroso psichiatra dei servizi USA Steve Pieczenik, che era in Italia come «consulente») qui non rileva.  Importa ricordare che per il Presidente della Democrazia Cristiana, uomo della ricostruzione postbellica, intimo di Paolo VI, uomo di contatti potenti con il blocco orientale, valesse la massima per cui «lo Stato non tratta con i terroristi».

 

Sulla carta Moro fu ucciso per questo. Perché i terroristi brigatisti compresero che non vi era possibilità di ottenere nulla, se non dinieghi secchi ad ogni richiesta e la conseguente repressione totale che arrivò e spazzò via la galassia terrorista rossa. Si preferì far morire Moro come «martire della Repubblica», anche se lui proprio non era d’accordo, tanto che quindi di martirio non si può parlare davvero, e quindi anche su quel sangue versato per la ragion di Stato non è stato possibile costruire alcun culto.

 

Questi principi di fermezza, cioè la ragion di Stato – non esistono più. Perché per la sinistra e le sue mutazioni biodegradabili (i 5 stelle) non esiste più la ragione in sé. Esistono le emozioni, i sentimenti, le passioni, il godimento

Questi principi di fermezza, cioè la ragion di Stato – non esistono più. Perché per la sinistra e le sue mutazioni biodegradabili (i 5 stelle) non esiste più la ragione in sé. Esistono le emozioni, i sentimenti, le passioni, il godimento, e non il Logos. Esiste un sentimentalismo da consumare qui ed ora, come animali imprevidenti, come drogati, e poi nient’altro. Ragionare sul domani è cosa proibita: al Shabaab con quella montagna di danaro comprerà armi e farà una guerra ancora più cruenta, magari un’altra strage modello Garissa (187 studenti cristiani trucidati: la vedete qui sopra in una foto) – ma che importa? L’importante è godere di questo momento di gioia per una vita salvata, una ragazza italiana che torna a casa da mamma e papà.

 

È la realizzazione del Partito Radicale di Massa prefigurato dal filosofo cattolico Augusto Del Noce, che aveva capito come il PCI e i suoi derivati, privi di fondamenti reali, sarebbero scivolati sulle posizioni di Pannella. Che sono, in tutto e per tutto, quelle della filosofia utilitarista oggi dominante: lo Stato esiste per organizzare il maggior godimento possibile della popolazione e per nient’altro. Lo Stato non deve proteggere e proseguire la Vita, ma estendere il piacere; lo Stato non deve salvaguardare le minoranze, ma sacrificarle per il maggiore godimento di chi può godere.

 

È per questo che non sono disorientato, è per questo che non mi scandalizzo. Perché da anni comprendo l’orrore che ha generato il terrorismo, la droga, la pornografia, il liberismo, la pedofilia, la speculazione finanziaria, la psicofarmaceutica di massa, il mondo moderno tutto: è l’utilitarismo e il suo principio di piacere senza più ragione, senza più Logos. È lo Stato moderno che si traduce in una semplice macchina sacrificale, pronta a immolare il più debole sull’altare del più forte.

 

Da anni comprendo l’orrore che ha generato il terrorismo, la droga, la pornografia, il liberismo, la pedofilia, la speculazione finanziaria, la psicofarmaceutica di massa, il mondo moderno tutto: è l’utilitarismo e il suo principio di piacere senza più ragione, senza più Logos

In una parola: la Cultura della Morte. Non mi stupisco perché ho imparato a riconoscere la Necrocultura e la sua potenza totale, ovunque. Vedo i suoi edifici genocidi ed invisibili,  la percepisco nell’aria, comprendo le sue macchine assassine, la sento irradiata in ogni angolo delle cose umane. La Necrocultura regna su questo mondo – e su ciò non ho dubbio alcuno.

 

Non rimango esterrefatto di questo quadro senza logica, di questo sketch vomitoso che è stata la liberazione della cooperante con il sorrisone e l’occhio a palla.

 

Non voglio nemmeno stare qui a ricordare che, oltre al danaro, abbiamo sicuramente pagato qualcosa in più: abbiamo preso accordi con i Turchi (che per alcuni si sarebbero pure intascati una parte del riscatto) per lasciargli ancor di più la mano libera a Tripoli, dove – sogno neo-ottomano mostruosamente proibito – va in onda la nemesi dello scippo di qualcosa che era stato portato via dall’Italia più di un secolo fa: la Libia. E per riavere la Libia, sostenendo Farraj contro Haftar, la Turchia aviotrasporta con regolarità un po’ di veterani della guerra di Siria, noti per i loro modi teneri.

 

Questi veterani, professionisti del management della barbarie (nome del libro sul comò del jihadista serio), muovono quindi ancora più vicini all’Italia: di fatto, sono portati dai Turchi sulla nostra Quarta Sponda, ad un giro di gommone dalla Sicilia. 

 

Cosa stai dicendo? Che la liberazione della ragazza può aver avvicinato al nostro Paese la minaccia materiale di un attentato islamista? È possibile, la rivista dell’ISIS Dabiq del resto negli anni passati aveva pubblicato molti contenuti sull’argomento della Libia come porta dell’Europa, anzi, porta per la Roma vaticana capitale della Cristianità (ricordate l’immagine dell’Obelisco con sopra la nera bandiera dello Stato Islamico).

 

Ma non è nemmeno questo il dato più orrendo: il dato più orrendo è che qualcuno glielo ha consentito. Qualcuno che, per un selfie tribale da mandare in pasto alla sua tifoseria di dementi per una pera di consenso, non ha esitato a creare un danno economico e di sicurezza – oltre che di dignità totale – all’Italia e agli italiani. 

 

Qualcuno per un selfie tribale da mandare in pasto alla sua tifoseria di dementi per una pera di consenso non ha esitato a creare un danno economico e di sicurezza – oltre che di dignità totale – all’Italia e agli italiani

Esagero? Voi credete che le migliaia di italiani all’Estero ora siano più al sicuro, dopo che si è capito che lo Stato per una ragazzetta può sganciare 4 o 40 milioni di dollari?

 

Pensate a quante suore abbiano in Africa. Pensate ai licei italiani, che esistono anche nelle capitali più lontane ed improbabili. Pensate non solo al Terzo Mondo islamico. Pensate al Sudamerica, dove la tradizione dei rapimenti c’è. Pensate all’India, dove vi sono gruppi estremisti di tutti i colori. Pensate al Sudafrica, dove in genere ti rapiscono, ricevono il riscatto e poi ti ammazzano lo stesso. Pensate ai nostri pensionati in Kenya. Pensate a chi sta dalle parti di Mindanao, nelle Filippine.

 

Voi credete che le migliaia di italiani all’Estero ora siano più al sicuro? Dopo il selfie di Conte  con mascherina e jilbab, più nessun italiano è davvero al sicuro: hanno messo un cartellino con il prezzo

Pensate che il famoso «lodo Moro», quel segreto accordo per tenere gli italiani al riparo dalle violenze arabe, non vale più da un pezzo: almeno da quando l’islam jihadista attaccò un locale risaputamente pieno di expat italiani nel quartiere diplomatico di Dacca.

 

Dopo il selfie di Conte  con mascherina e jilbab, più nessun italiano è davvero al sicuro: hanno messo un cartellino con il prezzo. È stato sempre così? Probabilmente. Ciò non toglie che ciò è sbagliato, profondamente, e che questa volta l’operazione si è arricchita di uno spettacolo incontrovertibile. L’Italia paga: perché siamo buoni, perché «la vita è sacra».

 

Ecco, se c’è qualcosa che mi fa adirare, in tutto quest’oceano di melma, è, lo ripeto, solo questo: quelli che «la vita è sacra», «la vita non ha prezzo». Con evidenza, per lo Stato italiano un prezzo la vita lo ha, ed è pure variabile, come i titoli della speculazione finanziaria.

 

Ma, al di là dei discorsi sui costi, è la sacralità della vita invocata dai «laici» nemici della religione che sghignazzano e rabbrividiscono dinanzi alla prospettiva di uno «Stato Etico» che mi appare come la barzelletta più irritante.

Ma di cosa state parlando, voi che non credete al sacro nemmeno per scherzo? Voi che ignorate le sue legge più basiche, voi che lo deridete e lo offendete, voi che pur di non avvicinarvi ad esso alternate depressione e superstizione?

 

Ma di cosa state parlando, voi che non credete al sacro nemmeno per scherzo? Voi che ignorate le sue legge più basiche, voi che lo deridete e lo offendete, voi che pur di non avvicinarvi ad esso alternate depressione e superstizione?

 

«La vita è sacra» per voi è uno slogan pubblicitario che suona talmente falso che fatico a capire come fate ad ascoltare voi stessi.

 

Quale vita è sacra? Quella della ragazza impegnata nella missione del pietismo sinistroide della «cooperazione» e degli aiuti, che di fatto sono alcuni dei cancri che affliggono l’Africa?

 

Non è sacra, invece, la Vita di coloro che saranno uccisi con le armi pagate dal contribuente italiano agli Shabaab?

Sì, la sua è una vita sacra, perché è certamente altruista, e poi si è convertita ad un’altra  religione, e si sa che le minoranze vanno protette, anzi invitate a prosperare.

 

Non è sacra, invece, la Vita di coloro che saranno uccisi con le armi pagate dal contribuente italiano agli Shabaab?

 

Ma ancora più a fondo, non è sacra la vita che lo Stato italiano termina senza pietà – anche quella a spese del contribuente – con l’aborto. Più di 100.000 persone l’anno, una vera minoranza, perché totalmente indifesa, frullata via dal ventre della loro madre. Si tratta, non serve ricordarlo al lettore, di uno dei più grandi ottenimenti del progresso, gridano quelli che ora parlano di sacralità della vita.

 

La vita della cooperante è sacra, ma se la cooperante fosse stata feto (e, incredibile, lo è stata anche lei) no. Altro che 4 o 40 milioni di dollari: se la vita è quella prenatale, lo Stato ti paga il dottorino feticida e l’aspiratore per raschiare via i pezzi

La vita della cooperante è sacra, ma se la cooperante fosse stata feto (e, incredibile, lo è stata anche lei), no. Altro che 4 o 40 milioni di dollari: se la vita è quella prenatale, lo Stato ti paga il dottorino feticida e l’aspiratore per raschiare via i pezzi.

 

Attenzione: non c’è solo l’aborto chirurgico – per intenderci quello che squarta i bambini e li risucchia con l’aspiratore. Quello è andato avanti pure sotto il COVID,, perché ritenuto come prestazione medica «indifferibile».

 

Ma attenzione, l’aborto non più solo una cosa meccanica, ma chimica. La pillola RU486 consente di abortire anche in casa, volendo – cosa assai comoda in era di arresti domiciliari universali. «La vita sacra» del feto terminata con il mifepristone finisce quindi nel cesso di casa, e letteralmente.

 

La sacra filiera della vita secondo la pillola abortiva RU486: il feto è espulso proprio nel water, e da lì viene sparato giù dal tubo con lo sciaquone, come un escremento; il cadavere di tuo figlio quindi si ritroverà nella fogna, dove rane, pesci e ratti potranno cibarsene

È il caso di specificare, visto che non lo fa mai nessuno, la sacra filiera della vita secondo la RU486: il feto è espulso proprio nel water, e da lì viene sparato giù dal tubo con lo sciaquone, come un escremento; il cadavere di tuo figlio quindi si ritroverà nella fogna, dove rane, pesci e ratti (quelli hanno un naso particolare per cellule giovani e prelibate) potranno cibarsene.

 

La vita delle bestie di fogna, con evidenza, è più importante di quella di un piccolo essere umano; anzi, sento già che qualche lettore che è disposto ad ammettere che la vita di un animale da tombino è più sacra di quella umana – del resto il padre dell’utilitarismo, il britannico Jeremy Bentham (1748–1832), fu anche pioniere dell’animalismo, ma stiamo divagando. 

 

E le provette? Sapete, oramai vi diamo ragione anche noi: l’aborto è una cosa da fissati. Vero: l’aborto oggi è la retroguardia totale dei quattro catto-ebeti che credono di difendere la Vita. 

 

Perché un numero maggiore di morti  (150.000? 200.000? 300.000? Chi conosce la vera cifra del 2019-2020?) lo si ottiene ogni anno con la fecondazione extracorporea, o fecondazione in vitro (IVF), insomma la provetta.

 

La fecondazione assistita: per ogni bambino che riesce a sopravvivere ed arrivare in braccio alla coppietta borghese che sentiva il «diritto» di avere un pargolo per dare un senso alla Station Wagon e alla stanza in più in casa, bisogna ucciderne almeno una ventina

Per ogni bambino che riesce a sopravvivere ed arrivare in braccio alla coppietta borghese che sentiva il «diritto» di avere un pargolo per dare un senso alla Station Wagon e alla stanza in più in casa, bisogna ucciderne almeno una ventina. Embrioni prodotti in laboratorio, poi guatati dallo specialista, infine scartati, o spruzzati dentro la panza della madre che affitta l’utero a se stessa. Qui qualcuno sopravvive, la maggior parte no. Se non escono gemelli, può capitare – caso sempre meno rado, di cui poco si discute – che il bambino che esce sia una fusione di due embrioni diversi, una cosiddetta «chimera», un impossibile essere umano con due DNA. I dettagli medici e filosofici ve li risparmiamo per un altro giro.

 

«Chimera» o meno, ogni bambino fatto in provetta ha alle spalle diecine di fratellini trucidati. Esseri umani, dotati di una completa sequenza genetica, per cui somaticamente unici, che vengono immolati all’altare della zootecnica e della famiglia nucleare del consumismo borghese – sacrificati, cioè al niente. 

 

La loro vita no, non è sacra.

 

Dite che si è fissati con il prenatale? Che quelli sono grumi di cellule? Ebbene, non abbiamo mai sentito discorsi sulla sacralità della vita quando si tratta di mandare avanti l’eutanasia per i vecchietti, e abbiamo testimonianze dirette, e spaventose, di questo principio al tempo del COVID, con le «stragi da Triage» praticate sottotraccia anche nelle regioni più al sicuro dall’epidemia («intubare sua madre è quasi un accanimento… l’unica è accompagnarla…»).

Ogni bambino fatto in provetta ha alle spalle diecine di fratellini trucidati. La loro vita no, non è sacra

E se credete che si tratti solo degli anziani, non ricordate quanto la morte di Stato stia avanzando anche per i giovani (ricordate la ragazzina olandese dell’anno passato?) e perfino per i bambini (la mitica legge belga del 2014, quella per cui si può uccidere il bambino gravemente malato a patto che lui sia d’accordo); e mica solo per le persone che vogliono morire: l’Olanda ha assolto un dottore che aveva eutanatizzato una paziente che al momento della punturina finale non sembrava d’accordissimo.

 

È sacra la vita per uno Stato che ti obbliga alle vaccinazioni pur riconoscendo che potrebbe danneggiare tuo figlio? È sacra la vita di quei feti sacrificati alla ricerca scientifica? È sacra la vita dei feti abortiti le cui cellule sono finite nei vaccini e in tantissime altre cose, dagli studi per gli aromi delle famose bibite gasate ai laboratori che studiarono la prima SARS?

 

È sacra la vita dei down in via di estinzione definitiva (altro che panda!) dai Paesi del nord? È sacra la vita dei down emiliano-romagnoli, che con l’introduzione dei NIPT, accanitamente voluta dalla giunta Bonaccini, con  probabilità ne farà diminuire il numero (cioè: i loro feti possono essere terminati con velocità).

 

È sacra la vita di quelle persone che, magari per un incidente stradale, si trovano depredate dei propri organi a cuor battente (cuor battente, cioè vita)? Sapete quanti sono? Sapete che esistono incentivi per espiantare e trafficare il maggior numero di organi possibili? Sapete anche che l’espianto si può fare solo a cuor battente – cioè, secondo logica, quando lo sfortunato è in vita –, vero?

 

La vita di tutti costoro è sacra? La risposta che deve dare il cittadino sinceramente democratico è: no.

Lo Stato moderno è un Moloch che sacrifica i deboli con una furia irrefrenabile, è lo Stato retto su un Principio di Piacere assassino

 

Lo Stato moderno è un Moloch che sacrifica i deboli con una furia irrefrenabile, è lo Stato retto su un Principio di Piacere assassino, da un demòne genocida infinitamente assetato di sangue.

 

Lo Stato moderno è una macchina di Morte che odia la vita, l’ha sostituita con dei surrogati che servono a titillare le sensazioni dell’individuo, fino a che non diventa preferibile la Morte.

Lo Stato moderno è una macchina di Morte che odia la vita

 

Lo Stato moderno è lo Stato della Necrocultura. È il luogo dove la Morte vince sulla Vita – per legge

 

Quindi, no, non posso tollerare che, a destra o a sinistra, si parli di questo caso grottesco (così metaforica della nostra situazione di prigionieri pandemici: una sindrome di Stoccolma dove ogni logica è totalmente impazzita) come di un trionfo del bene perché «la vita è sacra».

Lo Stato moderno è lo Stato della Necrocultura. È il luogo dove la Morte vince sulla Vita – per legge

 

Il sacro non sapete cosa sia. Il sacro non sapete quanto costa. Il sacro è ciò che avete scacciato dallo Stato per sostituirlo con il puro Sacrificio Umano.

 

Il sacro è ciò che, esaurita la tenebra, rimetteremo al centro dello Stato. Uno Stato sacro che, per logica, difenderà davvero la vita – di conseguenza,  uno Stato cristiano.

 

Il sacro è ciò che avete scacciato dallo Stato per sostituirlo con il puro Sacrificio Umano

Uno Stato cristiano che non potrà avere compromessi: né con i terroristi né con gli idioti che volontariamente e involontariamente li sostengono; né con gli spacciatori di Morte né con gli aedi della Necrocultura, né con gli assassini né con gli ignavi, né con i perversi né con i narcisi.

 

Perché il potere non può rimanere per sempre nelle mani di chi non distingue il Bene dal Male, e chi alla Vita preferisce la Morte. Non è lontano il giorno in cui sarà ristabilito questo equilibrio naturale del cosmo vivente. No.

 

Potete riderne: ma guardo alla finestra e capisco che la direzione della Storia è solo questa. Quel giorno, chi ride ora non riderà più.

 

Perché quel giorno la vita sarà davvero sacra, e le vostre menzogne si dissolveranno per sempre. A quel punto, non vi resterà più nulla. Noi non ne rideremo, ma vi assicuriamo davvero che anche voi non riderete, mai più.

 

 

 

Roberto Dal Bosco

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