Razzismo

Sei bianco? Licenziato. L’esempio del Chicago Art Museum

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Il Chicago Art Museum licenzia i volontari perché bianchi e li sostituisce con lavoratori diversamente pigmentati, perché il colore della pelle è l’unica cosa che conta,  pagati 25 dollari l’ora. Lo riporta Summit News.

 

Proprio così: il prestigioso museo d’arte di Chicago ha licenziato centinaia di volontari perché «bianchi» e li ha sostituiti con lavoratori che invece deve pagare.

 

L’Art Institute di Chicago ha potuto avvalersi dell’aiuto di 122 volontari altamente qualificati, per lo più donne bianche anziane, per fare da guida alla collezione del Museo che conta circa 300.000 opere, le quali volontarie le spiegano nel dettaglio ai numerosi visitatori.

 

Il Chicago Art Museum licenzia i volontari perché bianchi e li sostituisce con lavoratori diversamente pigmentati, perché il colore della pelle è l’unica cosa che conta,  pagati 25 dollari l’ora

I volontari hanno anche agito come «accompagnatori di gruppi scolastici» per aiutare i bambini a comprendere l’importanza di ciò che stavano vedendo.

 

I requisiti di formazione richiesti per la posizione lavorativa erano intensi e i volontari svolgevano un egregio e preciso lavoro. 

 

Ma ora sono stati tutti licenziati per non essere abbastanza «diversi».

 

Secondo quanto riportato, una grande porzioni di volontari era costituita da donne anziane bianche appassionate del Museo. Tuttavia l’istituto avrebbe licenziato tutti i bianchi, sostituendoli con un numero minore di lavoratori che sarebbero stati pagati 25 dollari l’ora.

 

In questo modo, gli «obbiettivi di diversità» previsti saranno soddisfatti.

 

Una vicenda analoga si è avuta il mese scorso quando l‘English Touring Opera (ETO) ha cacciato metà dei suoi musicisti orchestrali nel tentativo di dare la priorità a «una maggiore diversità nell’orchestra»

Non accade solo in USA. Una vicenda analoga si è avuta il mese scorso quando l‘English Touring Opera (ETO) ha cacciato metà dei suoi musicisti orchestrali nel tentativo di dare la priorità a «una maggiore diversità nell’orchestra».

 

L’atto di pulizia etnica musicale è stato effettuato nell’interesse di seguire «la ferma guida dell’Arts Council», che è un organismo finanziato dal governo britannico.

 

Ancora una volta, tutto questo sottolinea il fatto che l’unica forma di razzismo che rimane non solo accettabile, ma qualcosa da incoraggiare, sembra essere quella contro i bianchi – un razzismo che si fa addirittura istituzionale.

 

Tutto ciò non ci stupisce affatto avendo visto razzie e saccheggi delle rivolte Black Live Matter ed inoltre, come rilevato a più riprese da Renovatio 21, è la stessa politica del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a far pensare ad un incoraggiamento il razzismo contro i bianchi.

 

Sì, è tornato il razzismo. Come l’altra volta, si tratta di un razzismo «scientifico»

Persino nelle scuole, dove si sta sdoganando a folle velocità l’ideologia gender, si incita subdolamente a tacciare i bambini di razza bianca come dei «diversi», colpevoli di secoli di dolore e dell’ineguaglianza del presente.

 

Come riportato da questo sito, la questione razziale arriva ad essere sempre più grottesca, come nel caso delle accuse di razzismo al comico Bill Burr: ha la colpa di aver sposato una donna nera.

 

Ma non si tratta solo degli utenti dei social media: pensiamo a quando, un anno fa, le maggiori riviste scientifiche dissero che c’era di certo una correlazione tra il COVID e il razzismo. Seguì l’idea, abbracciata anche dai politici progressisti, che le marce violente di Black Lives Matter erano epidemiologicamente tollerabili, mentre i raduni trumpiani andavano proibiti per rischio virus.

 

Sì, è tornato il razzismo. Come l’altra volta, si tratta di un razzismo «scientifico». Prepariamoci perché siamo solo all’inizio.

 

 

 

Immagine di Pinotgris via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

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