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Scuola 4.0, somiglianze tra un articolo di Susanna Tamaro sul Corriere e uno di Elisabetta Frezza su Renovatio 21

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Renovatio 21 ha ricevuto diverse segnalazioni in merito ad un articolo riguardante la cosiddetta «Scuola 4.0» a firma della bestsellerista Susanna Tamaro, uscito il 20 dicembre 2022 sul Corriere della Sera intitolato «Perché dico no alla Scuola 4.0», messo a confronto con l’articolo di Elisabetta Frezza pubblicato su Renovatio 21 il 14 dicembre con il titolo «L’abisso del Piano Scuola 4.0».

 

Ambo gli articoli conterrebbero una disamina del documento governativo «Piano Scuola 4.0».

 

Le segnalazioni riguardo alla somiglianza dei due articoli si rincorrono da giorni su Telegram.

 

Alcuni lettori sono rimasti colpiti dall’ordine seguito nella esposizione degli argomenti.

 

L’articolo della Frezza era una densa e molto personale analisi del documento Piano Scuola 4.0. Quest’ultimo è un testo istituzionale di per sé lungo, caotico e farraginoso, un ammasso piuttosto informe di parole, di stilemi e di inglesismi, lungo 39 pagine.

 

Alcuni lettori ci hanno detto di trovare singolare la coincidenza che due diversi recensori rimettano i pezzi sparsi in un ordine affine. 

 

Per esempio, ci segnalano, come prima cosa, la Tamaro osserva l’«abbondanza di termini inglesi, il pomposo fraseggio atto a mascherare la fumosità degli intenti», che corrisponde al concetto espresso dalla Frezza.

 

Nelle stesse prime righe, la Tamaro scrive di «un programma di riforma della scuola italiana che riguarda l’intero ciclo di studi, dagli asili all’università, secondo le linee di investimento previste dal Pnrr».

 

Nelle stesse prime righe, la Frezza precedentemente scriveva «processo di digitalizzazione della didattica e della organizzazione scolastica italiana – dagli asili nido alle università – secondo le linee di investimento previste da PNRR».

 

Sorprendente come subito dopo sia riportata la classifica dei docenti in base alle loro competenze digitali (Novizio, Esploratore, Sperimentatore, Esperto, Leader, Pioniere). Una classifica che la Frezza aveva portata in cima alla sua trattazione, ma che nel documento è nascosta nelle ultime righe della pag. 10.

 

Con riguardo proprio a questa classifica, riposizionata anche dalla Tamaro in cima all’articolo, colpisce poi il richiamo preciso alle «Giovani Marmotte», citate ironicamente anche dalla Frezza, e non solo stavolta: scandagliando l’archivio di Renovatio 21, alcuni hanno trovato nel nostro sito l’articolo «Scuola, cosa ci aspetta a settembre», del 13 luglio 2020, dove si parlava della Costituzione come «la Costituzione è un simpatico manualetto delle Giovani Marmotte, buono per tutte le età e per tutte le stagioni». Ebbene, anche alla Tamaro viene la stessa identica idea dell’immaginario gruppo scout transnazionale con sede a Paperopoli. Vi è poi una analoga osservazione sulla dignità degli insegnanti sulla estraneità degli scolari alla realtà fisica che li circonda.

 

In un ulteriore esempio segnalatoci, la Tamaro scrive: «L’obiettivo del Next Generation Classrooms è quello di adattare centomila aule di primo e secondo grado alla progettazione di nuovi “ecosistemi di apprendimento” che dovranno avvalersi “delle pedagogie innovative quali apprendimento ibrido, pensiero computazionale, apprendimento esperienziale, insegnamento delle multiliteracies e debate, gamification”».

 

Scriveva giorni prima la Frezza su Renovatio 21: «In concreto, l’obiettivo dell’azione “Next Generation Classrooms” è quello di trasformare, grazie ai finanziamenti del PNRR, almeno 100.000 aule delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado» continuando più sotto, citando anche qui il documento governativo, la pluralità delle pedagogie innovative (ad esempio, apprendimento ibrido, pensiero computazionale, apprendimento esperienziale, insegnamento delle multiliteracies e debate, gamification, etc.)».

 

Ci dicono di aver notato anche la ricorrenza del concetto della forma rettangolare delle aule più volte richiamato, anche ironicamente, nell’articolo della Frezza. La Tamaro sul Corriere scrive:

 

«Il programma prevede di “ridisegnare i sistemi di apprendimento, al fine di rendere sostenibile il processo di transizione digitale” attraverso l’abolizione delle aule rettangolari in quanto, secondo «studi scientifici internazionali, nocive all’apprendimento. Con il rettangolo se ne vanno via anche i banchi e le sedie e le cattedre».

 

La Frezza sei giorni prima scriveva:

 

«Ecco quindi che – secondo le menti del Piano – è necessario ridisegnare gli “ecosistemi di apprendimento” con “arredi e tecnologie a un livello più avanzato rispetto a quelli oggi in uso, al fine di rendere sostenibile il processo di transizione digitale”» continuando più sotto «fondamentale, come abbiamo visto sopra, che esse non siano più uno spazio quadrato o rettangolare (quindi? rotondo? ovale? ottagonale?) e non abbiano più sedie, banchi e cattedra».

 

La parola «ridisegnare», di fatto, non ricorre nel documento, e nemmeno l’espressione «sistemi di apprendimento», al fine di rendere sostenibile il processo di transizione digitale» ci pare compaia nel testo originale.

 

È curiosa qui la posizione dell’inizio delle virgolette nel testo della Tamaro: come hanno notato alcuni, e potete vedere sopra, la parola «ridisegnare» è inclusa nelle virgolette, mentre nel testo della Frezza le virgolette partono dopo, con gli ecosistemi di apprendimento. 

 

Ad ogni modo, la famosa scrittrice nel suo pezzo scrive diverse cose che la Frezza non scrive (e crediamo, non scriverebbe mai), per esempio sulle «scuole parentali», tra virgolette («ce n’è una persino nel piccolo paese in cui vivo»), sull’archistar «in un bel palazzo ottocentesco nel centro di una capitale europea», su quelli della Silicon Valley che «si premurano di mandare i loro figli rigorosamente a scuole steineriane o montessoriane».

 

Tuttavia, ricorrono nei due articoli parole e concetti del documento «Scuola 4.0» che devono essere saltate agli occhi sia della Frezza (autrice del saggio MalaScuola) che successivamente della Tamaro (autrice del romanzo Va dove ti porta il Cuore): «eduverso», «ecosistemi di apprendimento», sono parole chiave che ricorrono in ambo gli articoli, pubblicati a distanza di giorni l’uno dall’altro.

 

Elisabetta Frezza, sentita da Renovatio 21, ci dice di ritenere la cosa «curiosa»: «pare che abbiamo trovato gli stessi aghi nello stesso pagliaio».

 

Renovatio 21 ha scritto alla segreteria Corriere della Sera, dando informazione di queste segnalazioni e chiedendo un commento, che avremmo voluto accludere a queste righe. Non ci è pervenuta alcuna risposta.

 

Nel frattempo, la Tamaro è stata lungamente intervistata, con richiamo in prima pagina, da Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano La Verità, sul suo ruolo di voce contraria alla Scuola 4.0.

 

Il lettore può fare un raffronto sui due articoli di Frezza e Tamaro e farsi la sua idea rispetto a questa questione.

 

Si può trattare di somiglianze e di coincidenze, nessuno lo mette in dubbio. Ci limitiamo a scrivere qui le segnalazioni pervenuteci.

 

Renovatio 21 rimane aperta a segnalazioni e commenti.

 

 

 

 

 

 

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