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Scienziato governativo svizzero dice che siamo in procinto di scoprire la vita aliena

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Uno scienziato impiegato dal governo svizzero, il dottor Sascha Quanz dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, ha fatto un’audace previsione sulla scoperta della vita aliena e il suo ragionamento sembra piuttosto convincente. Lo riporta Space.com.

 

Il Quanz ha affermato che è probabile che gli esseri umani possano scoprire la vita al di là del nostro pianeta entro i prossimi 25 anni.

 

«Nel 1995, il mio collega [e vincitore del Premio Nobile] Didier Queloz ha scoperto il primo pianeta al di fuori del nostro sistema solare», ha detto Quanz durante l’apertura del nuovo Centro per l’origine e la prevalenza della vita dell’istituto all’inizio di settembre.

 

«Oggi sono conosciuti più di 5.000 esopianeti e li stiamo scoprendo ogni giorno».

 

Di queste migliaia di esopianeti, si ritiene che alcune dozzine siano almeno potenzialmente abitabili, con le giuste condizioni per l’acqua allo stato liquido sulla loro superficie.

 

L’esperto svizzero nota che questo numero di esoplaneti di cui l’umanità ha ora contezza è in continua crescita.

 

«Dobbiamo studiare le atmosfere di questi pianeti», ha dichiarato il professore. «Abbiamo bisogno di un approccio di osservazione che ci permetta di scattare foto di questi pianeti».

 

Sebbene il James Webb Space Telescope abbia già catturato immagini sorprendenti di un gigantesco esopianeta, il suo obiettivo principale sono le immagini delle stelle e, come ha detto Quanz, non è «abbastanza potente» per catturare immagini di esopianeti più piccoli.

 

È qui che arrivano due dei progetti dell’astrofisico; un gigantesco strumento terrestre in fase di sviluppo come aggiunta all’Extremely Large Telescope attualmente in costruzione in Cile e una missione dell’Agenzia spaziale europea per studiare le atmosfere degli esopianeti alla ricerca di segni di vita extraterrestre.

 

Quest’ultima missione, nota come Large Interferometer for Exoplanets (LIFE), concepita nel 2017, è ancora alle fasi preliminari e non ha ancora ricevuto né l’approvazione né il finanziamento dell’ESA, osserva il sito Space.com.

 

Tuttavia, il Quanz ha caratterizzato il programma LIFE come un «candidato per una futura grande missione all’interno del programma scientifico dell’ESA». Di per sé un enorme passo avanti per la ricerca della comunità della vita intelligente (SETI), che ultimamente sta guadagnando sempre più consensi per le sue attività di ricerca. 

 

L’esobiologo elvetico ha inoltre dato alla sua ricerca di vita al di fuori del nostro sistema solare una scadenza di 25 anni, che secondo lui non è «irrealistica».

 

«Non c’è garanzia di successo», ha detto il ricercatore. «Ma impareremo altre cose lungo la strada».

 

Come riportato da Renovatio 21, secondo il capo di Roskosmos (l’Agenzia Spaziale Russa), Dmitry Rogozin, la vita su altri pianeti esiste sicuramente e probabilmente include forme di vita più sviluppate e avanzate di quelle sulla Terra.

 

Il russo non ha escluso che la Terra sia già sotto osservazione extraterrestre e che gli attuali livelli della tecnologia umana e della comprensione della scienza potrebbero semplicemente non essere abbastanza avanzati allo stadio attuale per rendersene conto.

 

«Non siamo gli unici che possono studiare i microbi, ma possiamo essere studiati come i microbi», aveva scherzato, non si sa fino a che punto, il Rogozin, che ora ha cambiato mestiere.

 

Interessante anche il recente paper pubblicato dal ricercatore spagnuolo Alberto Caballero, il quale ha calcolato matematicamente che nella nostra galassia, vi sono almeno quattro civiltà aliene potenzialmente «dannose», cioè razze aliene a noi probabilmente ostili.

 

Come cantava un gruppo brianzolo degli anni Novata, pare che oramai sia «praticamente òvvio / che esistano altre forme di vita».

 

 

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