Ambiente
Scienziati russi contro l’«agenda climatica» occidentale: il climate change non ha origine umana
Continua l’opposizione scientifica russa all’idea di cambiamento climatico antropico propalata dall’élite occidentale.
Intervenendo il 21 novembre a una tavola rotonda del Consiglio della Federazione Russa sul tema «La dottrina di un mondo multipolare contro il transumanesimo globale: compiti della politica dell’informazione», Mikhail Kovalchuk, presidente del Centro Nazionale di Ricerca, o Istituto Kurchatov, ha sfatato l’agenda sul clima imposta al mondo dai Paesi occidentali.
«È così che si comporta l’Occidente?», ha chiesto retoricamente Kovalchuk. «Impongono un’agenda di sviluppo scientifico e tecnologico: ecologia, clima, queste istituzioni permeano tutto come metastasi».
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«Introducono assurdità assolute senza una seria analisi scientifica», ha detto, osservando che i Paesi occidentali «guadagnano trilioni sostituendo i freon», che presumibilmente proteggono lo strato di ozono.
«Ora lo strato di ozono è dieci volte più grande di quando spingevano questa idea dei freon», ha detto, insistendo quindi sul fatto che la nozione di cambiamento climatico antropogenico – cioè generato dall’uomo – è un’assurdità e «non si presta a nessuna discussione».
«Da qui la conclusione: vieni immediatamente “rotolato” in spese aggiuntive, perdite economiche e in una dipendenza completa dai progetti altrui», ha affermato lo scienziato russo.
Kovalchuk ha sottolineato che la Russia sta diventando una grande potenza scientifica e deve definire i propri progetti sovrani. Con il crollo dell’URSS, l’Occidente credeva di avere il controllo di un mondo unipolare, ha osservato.
«In questo periodo, abbiamo rafforzato le nostre posizioni di leadership, abbiamo preservato e restaurato quasi tutto», affermando che in cinque anni la Russia avrà l’infrastruttura più avanzata nel campo della megascienza. La forza della Russia «è cresciuta dal progetto atomico», ha affermato,
Come riportato da Renovatio 21, scienziati russi avevano confutano la tesi del cambiamento climatico di origine antropica già due anni fa in un documento del Consiglio scientifico dell’Accademia russa dove era presentata una particolare teoria del cambiamento climatico basata su alcuni degli ultimi lavori dello scienziato russo Vladimir Ivanovic Vernadskij (1863-1945).
Mentre le persone guardano al fattore più ovvio qui – il rapporto mutevole tra il Sole e la Terra come possibile fonte del «riscaldamento» – il capo ricercatore dell’Istituto per la ricerca nucleare dell’Accademia delle scienze russa, il dottor Leonid Bezrukov, ha posto l’ipotesi del riscaldamento della superficie terrestre e degli oceani a seguito del decadimento radioattivo dell’isotopo potassio-40 sotto la superficie terrestre, la cui potenza di flusso termico è di circa 1 watt per metro quadrato, molto più del flusso di calore antropogenico influenza sull’atmosfera.
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La fonte del lavoro teorico su cui si basa questa ipotesi è attribuita al dottore in scienze geologiche e mineralogiche Vladimir Larin, che ha studiato la composizione dell’idruro metallico della Terra, la cui espansione rilascia idrogeno e altri gas.
Tuttavia, la prima persona a formulare la teoria dell’esistenza dell’idrogeno sulla superficie terrestre fu Vernadskij, che fu anche il primo a indicare un effetto molto più ampio del decadimento degli elementi nucleari della Terra nel determinare il calore della Terra, attraverso il suo concetto di «migrazione degli atomi» ben al di sotto del sottile strato della biosfera terrestre, un teoria che sviluppò in modo più esteso nella sua ultima opera incompiuta, Chimicheskoe stroenie biosferii zemli i ee okruzhenija («La struttura chimica della biosfera e dei suoi dintorni»), considerata dal geniale biochimico russo come il «libro della vita».
Come riportato da Renovatio 21, anche in Italia vari uomini di scienza si muovono contro il dogma climatico imperante, come gli undici scienziati membri del gruppo Clintel che hanno pubblicato una dichiarazione in cui respingono l’affermazione secondo cui l’alluvione in Emilia Rogmana è correlata al cambiamento climatico antropogenico, cioè da cambiamenti meteorologici indotti dall’attività umana.
Nel nostro Paese, tuttavia, avanza anche l’idea che «il negazionismo climatico dovrebbe essere un reato». Alla faccia della libertà di ricerca scientifica – quindi della Costituizione.
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