Spirito

Salvare il pianeta o salvare le anime

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La tradizionale liturgia delle ordinazioni indica immediatamente il significato del sacerdozio.

 

La fine di giugno ha portato la gioia dell’ordinazione di nuovi sacerdoti. Nel Rito Romano, il cerimoniale prevede che la Messa, iniziata dal vescovo, venga interrotta per procedere con i riti di ordinazione, dopodiché i nuovi sacerdoti concelebrano con il vescovo che ha appena conferito loro il sacerdozio: celebrano insieme quella che è in effetti la loro vera prima Messa.

 

È degno di nota che la prima preghiera che i nuovi sacerdoti recitano con il vescovo, la prima preghiera che recitano in virtù del loro ufficio sacerdotale, sia l’offertorio:

 

«Ricevi, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, quest’Ostia immacolata che io, tuo indegno servo, offro a Te, Dio mio vivo e vero, per i miei innumerevoli peccati, offese e negligenze, per tutti i presenti e per tutti i fedeli cristiani, vivi e defunti, affinché questa oblazione giovi alla loro salvezza e alla mia per la vita eterna». Messale Romano del 1962, offertorio.

 

Fin dall’inizio della sua vita sacerdotale, il nuovo sacerdote inizia il suo ministero con il suo atto principale: offrire un sacrificio propiziatorio, cioè idoneo a soddisfare, o compensare, i peccati che offendono la maestà divina. Privandosi di qualcosa di legittimo in onore di Dio, compensiamo, in un certo senso, ciò che abbiamo indebitamente assunto con il peccato.

 

I nostri sacrifici non possono bastare a riparare l’offesa a Dio, ma il sacrificio del Figlio di Dio fatto uomo, il sacrificio con cui ha deliberatamente rinunciato alla propria vita, è in grado di offrire al Padre «ogni onore e gloria» (conclusione del Canone Romano).

 

Attraverso questo sacrificio, il Verbo Incarnato dimostra di amare la maestà di Dio e le anime da redimere più della propria vita umana: «Nessuno ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). In risposta a questo amore sacrificale, Dio elargisce la sua grazia in modo sovrabbondante.

 

Affidando agli Apostoli il Suo Corpo e il Suo Sangue, con il precetto «fate questo in memoria di me», il Salvatore affida loro il Suo sacrificio da offrire ogni giorno, affinché l’applicazione dei suoi frutti contribuisca alla salvezza delle anime.

 

Così, fin dai primi minuti del suo sacerdozio, il sacerdote è immerso nel cuore del suo ministero. Tutto il resto – predicazione, insegnamento, contatto con le anime, sollecitudine per l’unità di una parrocchia – consiste nel diffondere i frutti di questo sacrificio e nel condurre le anime a parteciparvi, per condurle tutte all’unità della Santissima Trinità.

 

Propiziazione, sacrificio, soddisfazione, salvezza delle anime: questo è un vocabolario che non corrisponde alla concezione postconciliare del sacerdote, che sembra piuttosto essere una guida comunitaria incaricata di ascoltare e attuare le scoperte sinodali del popolo di Dio per salvare il pianeta e accogliere i migranti.

 

Questo dettaglio del rito della Messa e dell’ordinazione stessa dimostra che, dietro la battaglia tra il rito tradizionale e il Novus Ordo, c’è molto più che questioni di sensibilità ed estetica. O, per coloro che pensano solo in termini sociologici, cioè indifferenti al vero e al falso, al bene e al male, che si tratta di molto più che questioni di identità.

 

Don Nicolas Cadiet

FSSPX

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Immagine da FSSPX.News

 

 

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