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Sacerdote greco-cattolico ucraino costretto a scusarsi per un appello alla pace. Il Vaticano tace

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Don Roman Kurach, che serve nella Chiesa greco-cattolica di Uzhgorod (Transcarpazia, in Ucraina occidentale), ha dovuto scusarsi pubblicamente dopo che le sue parole hanno provocato un intervento di alcuni giornalisti ucraini e scatenato quello che i media locali hanno definito un «enorme scandalo».

 

Lo «scandalo» per cui è finito nei guai il sacerdote è stato un appello alla pace.

 

Durante una preghiera domenicale, il sacerdote ha chiesto a Dio di «fare un miracolo e riunire questi grandi popoli: Ucraina e Russia», implorando il Signore di fare in modo che russi e ucraini «mettano di sterminarsi e uccidersi a vicenda» e di aiutarli a «costruire il regno dei cieli qui, sulla Terra» per poi «ascendere insieme ai cieli».

 

«Chiediamo davvero al Signore di fare questo miracolo: riconciliare questi due grandi popoli: Ucraina e Russia. In modo che questi due popoli, non si torturino, non si distruggano, non si uccidano a vicenda. Ma che questi due bellissimi popoli costruiscano il regno dei cieli già qui sulla terra e un giorno siano entrati in paradiso insieme, che abbiano abbracciato e glorificato il Signore per tutta l’eternità»

 

Queste parole non sono piaciute alla giornalista locale Darja Sipigina, che è stata la prima a pubblicare i video del sermone, insieme a un post su Facebook in cui ha bollato le parole di Kurach come «scioccanti»: com’è possibile una cosa del genere dopo un anno e mezzo nel conflitto, ha chiesto nel suo post, accusando la Chiesa greco-cattolica di Uzhgorod di mancanza di «rispetto per coloro che difendono la terra ucraina e muoiono per essa».

 

La giornalista ha ammesso di non aver ascoltato l’intero sermone, ma di aver sentito le parole sulla pace attraverso l’altoparlante della cattedrale locale mentre «vi passava davanti». La donna dice quindi di aver affrontato il prete dopo il sermone, ma don Kurach le ha detto che non avrebbe smesso di benedire i russi anche se suo fratello, che è attualmente in prima linea, fosse morto nel conflitto.

 

La giornalista si è pure lamentata del fatto che «dozzine di persone hanno ascoltato in silenzio il sermone» e «nessuno ha nemmeno battuto ciglio a queste parole». Tuttavia, molti commentatori del suo post su Facebook si sono schierati dalla parte del sacerdote, sostenendo che non c’era niente di sbagliato negli appelli alla pace e accusando la stessa Sipigina di aver tentato di suscitare qualche «clamore» sulla questione.

 

La questione, tuttavia, è andata ben oltre le chiese di Uzhgorod, arrivando ai media nazionali di Kiev, che hanno riportato il sermone del sacerdote, definendo la situazione uno «scandalo».

 

Don Kurach ha dovuto quindi spiegare la sua scelta di parole e scusarsi in un’intervista con un media locale. «È pericoloso dire queste cose durante la guerra», ha detto lunedì, aggiungendo che «è stato un errore», descrivendo il suo appello alla pace come «spontaneo».

 

Il sacerdote ha poi detto che aveva in mente l’esempio dell’Europa quando ha chiesto la pace tra Russia e Ucraina. «Sono stato guidato dal fatto che, quando ho studiato in Europa, ho visto persone che si sono fatte guerre per secoli: Inghilterra, Francia, Germania e altri. Dio ha donato loro… uno spirito di unità, amore e perdono», ha spiegato, aggiungendo che «Dio può riunire qualsiasi popolo».

 

La chiesa greco-cattolica ha radici profonde nella parte occidentale del Paese: era un presbitero greco-cattolico il padre dell’ideologo del nazionalismo integrale ucraino, il collaborazionista di Hitler Stepan Bandera, oggi venerato dal regime e dai battaglioni ucronazisti e celebrato perfino nei gay pride tedeschi.

 

Il termine «chiesa greco-cattolica» si riferisce un certo numero di Chiese cattoliche orientali che seguono la liturgia bizantina pur mantenendosi in comunione con Roma.

 

La questione quindi dovrebbe interessare la chiesa cattolica romana, di cui un sacerdote è stato mediaticamente linciato per aver pregato Dio di avere la pace. Tuttavia non vi è stata alcuna reazione da parte del Vaticano, al momento.

 

Il papato bergogliano potrebbe non rispondere in alcun modo a questa negazione dello spirito cristiano e all’umiliazione di un suo presbitero, perché impegnata in velleitarie, e fallimentari, trattative di pace con Zelens’kyj, che ha snobbato sia le proposte del cardinale Zuppi a Kiev che quelle dello stesso pontefice che lo ha ospitato a Roma.

 

Il regime di Kiev, a quanto sembra, potrebbe estendere il raggio della persecuzione religiosa: non solo la Chiesa ortodossa canonica d’Ucraina (ai cui sacerdoti è stata tolta la cittadinanza e vietato i pregare in russo), non solo i monaci della Lavra, sfrattati ed arrestati – mentre le bombe cadono vicino alle chiese del Donbass perfino la notte di Pasqua.

 

Come riportato da Renovatio 21, c’è una religione pronta ad emergere per sostituire il cristianesimo in Ucraina, già praticata dai vari battaglioni neonazisti: il paganesimo rodnovery, versione slava dell’antica religione nordica.

 

I segni di questa profonda trasformazione religiosa in corso sono ovunque – perché il processo, che richiede versamento di sangue, è rivendicato apertamente.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Telegram

 

 

 

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