Epidemie

Sacchetto di plastica in testa: pazienti COVID disumanizzati

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Non ha fine la moltiplicazione deii casi di idiozia perpetrati contro inermi cittadini  in nome dell’«emergenza sanitaria».

 

Poche settimane fa, un rapporto dell’Odessa Accountability Project ha raccontato che una paziente COVID di 17 anni che soffriva di difficoltà respiratorie è entrata in un ospedale del Texas, dove  il personale le ha posto sul capo un sacchetto di plastica.

 

Una foto dell’adolescente pubblicata su Facebook mostra la giovane donna con il sacchetto in testa – che le copre tutta la parte superiore del corpo – che presenta le parole «equipment cover». Come se non bastasse, l’adolescente indossa anche una mascherina chirurgica sul volto.

 

 

Come tutto questo abbia aiutato una persona con difficoltà respiratorie rimane un mistero medico che dovrebbe sconvolgere perfino chi ha tre lauree.

 

Parrebbe che giovane donna è stata «umiliata e disumanizzata dal personale» per essersi tolta la mascherina dalla faccia.

 

«La madre della ragazza ha detto che sua figlia si è lamentata di non riuscire a respirare bene, e di conseguenza si è tolta la mascherina, ma le è stato chiesto di rimetterla», si legge nel post.

 

«La busta di plastica è stata sopra la sua testa per circa 30 minuti e le è stato chiesto di conservare il sacchetto per un uso futuro in tutto l’ospedale».

 

Non sappiamo davvero che dire dinanzi quest’ultima grottesca violenza, tanto che anche nel nostro Paese assistiamo quasi quotidianamente – oramai da molti mesi – a situazioni che sono veri e propri insulti alla ragione umana, nel nome nome del sempre più farsesco teatrino pandemico.

 

Ma come si dice, tutto il mondo è paese, e in molti Stati – Australia ueber alles – sembrano trovare numeri sempre più creativi del tragico spettacolo delle «misure anti-COVID».

 

 

 

 

Immagine da Facebook

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