Geopolitica

Russia, a fuoco un’altra centrale

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Un’altra centrale energetica Russia in fiamme.

 

Si tratta di Sakhalinskaja GRES-2, una centrale termica a Sakhalin, isola dell’Estremo Oriente russo, praticamente a pochi chilometri dall’Hokkaido, l’isola superiore dell’arcipelago giapponese.

 

 

 

Si tratta dell’ennesima struttura strategica russa che va a fuoco in questo periodo. Il pensiero riguardo a probabili sabotaggi non è peregrino; nel caso ciò fosse vero, è possibile dubitare  che la longa manus di Kiev possa arrivare sino al Pacifico, dove sono tuttavia presenti altri attori ufficiosi del conflitto.

 

«L’estinzione degli incendi al Sakhalin GRES-2 continua nel villaggio di Ilyinskoe [dove si trova il GRES-2]. Secondo le informazioni degli specialisti delle centrali elettriche, la fiamma si riscalda e l’incendio si sposta sul tetto. I vigili del fuoco stanno lavorando sul sito. 14 persone e 5 veicoli sono impegnati nell’estinzione degli incendi», ha affermato il governatore della regione Valery Limarenko su Telegram, riporta l’agenzia di Stato russa TASS.

 

Secondo quanto riportato, la causa dell’incendio sarebbe l’arresto di un generatore a turbina, ha affermato la società Sakhalinenergo.

 

La moderna centrale termica da 120 MW è stata messa in servizio nel 2019. La produzione annuale di progetto del nuovo impianto è di 840 milioni di kWh, che equivale a un terzo della domanda di elettricità di Sakhalin.

 

L’Estremo Oriente russo non è nuovo alle fiamme alle infrastrutture energetiche: lo scorso ottobre nell’Amur (Siberia Orientale, sopra la Manciuria, ora detta Heilongjian) era andato a fuoco l’unico gasdotto del colosso russo Gazprom che dalla Russia andava verso Pechino

 

 

Sakhalin negli anni era stata al centro di tentati progetti internazionali per lo sfruttamento delle risorse energetiche, che coinvolgevano anche aziende occidentali.

 

 

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