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Rumeni distruggono i passaporti dopo la vittoria elettorale del candidato pro-UE

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Decine di rumeni hanno pubblicato video in cui tagliano a pezzi i propri passaporti per protestare contro l’esito delle ultime elezioni presidenziali del Paese.

 

Il controverso voto, sospeso lo scorso anno dalla Corte costituzionale del Paese, ha visto il sindaco pro-UE di Bucarest, Nicusor Dan, sconfiggere il suo rivale euroscettico, George Simion, con il 54% dei voti al secondo turno.

 

Su TikTok e altre piattaforme, i rumeni residenti all’estero hanno iniziato a condividere clip in cui sono visti mentre distruggono i loro passaporti.

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«Questo è il mio voto per la Romania. Il mio voto non vale niente. Non torneremo mai più», dice una donna in un video molto visto.

 

«La Romania è morta», ha proclamato un altro utente in un altro filmato circolante.

 

La campagna per il taglio dei passaporti arriva mentre Simion e i suoi sostenitori affermano che le elezioni sono state manipolate dalle autorità rumene, che si sarebbero coordinate con potenze straniere per influenzare il voto.

 

 

Il Simion sostiene che le liste elettorali contenevano circa 1,7 milioni di nomi fittizi e ha accusato il governo di aver fatto arrivare in autobus elettori dalla vicina Moldavia.

 

Anche l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR) di Simion ha affermato che il Partito d’Azione e Solidarietà (PAS), al governo in Moldavia e filo-europeo, aveva indirizzato la sua diaspora, composta da un milione di persone, in Romania a sostenere Dan.

 

 

Indicano un aumento di oltre il 70% nel voto della diaspora moldava rispetto al primo turno. Circa il 30% della popolazione moldava ha la doppia cittadinanza moldava e rumena. I loro voti hanno rappresentato quasi il 25% dell’affluenza totale alle urne di domenica, secondo l’AUR.

 

Simion era stato un sostenitore del candidato indipendente di destra Calin Georgescu, critico della NATO e dell’UE, che vinse il primo turno delle elezioni nel novembre 2024, ma che furono successivamente annullate dalla Corte Costituzionale rumena, accusata di interferenze straniere. A Georgescu fu poi impedito di ricandidarsi in quello che Simion definì un «colpo di Stato».

 

Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, ha affermato che l’Intelligence francese ha cercato di convincerlo a censurare i canali conservatori rumeni prima del voto. Parigi ha negato l’accusa, mentre i funzionari rumeni hanno a loro volta accusato la Russia di ingerenza, senza tuttavia presentare alcuna prova a sostegno della loro affermazione.

 

Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha respinto le accuse e ha descritto le elezioni come «strane», sostenendo che il candidato con il più forte sostegno è stato rimosso «con la forza» senza giustificazione. Peskov ha detto ritenere credibili le affermazioni di Durov sull’ingerenza europea, sottolineando la lunga storia di ingerenza dell’UE negli affari interni di altri Stati.

 

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Immagine da Twitter

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