Fertilità

Risarcimento ridotto al medico inseminatore. Ma il fenomeno dei diffusori di sperma è ovunque

Pubblicato

il

Un giudice del Vermont ha stabilito che un risarcimento danni di 5,25 milioni di dollari a una donna inseminata dal suo medico era eccessivo. Lo riporta BioNews.  Il caso, uno dei tanti che stanno ora affiorando grazie ai test genetici a basso costo, era stato riportato anche da Renovatio 21.

 

Il dottor Coates era stato condannato al termine di un processo tenutosi lo scorso marzo a pagare a Rousseau 5 milioni di danni punitivi e 250 dollari di risarcimento danni per aver sato il proprio sperma per inseminare la sua paziente Cheryl Rousseau nel 1977.

 

Il dottor Coates ha presentato una mozione sostenendo che i danni concessi erano eccessivi in ​​risposta alla quale un giudice federale ha ridotto la somma da pagare a «soli» 2,2 milioni, cioè meno della metà della cifra a cui era condannato..

 

Il giudice William K. Sessions III ha riconosciuto nel suo giudizio la «natura riprovevole della condotta» e il «significativo disagio emotivo» sofferto dalla paziente. Tuttavia, il giudice ha ritenuto che i danni punitivi e compensativi fossero troppo elevati.

 

Sessions ha ordinato che la somma originale di 250 mila dollari fosse ridotta a 200 mila, che sarebbe «il massimo della gamma per significativi danni da stress emotivo».

 

Il tribunale ha inoltre stabilito che il rapporto tra danni punitivi e danni compensativi era «inammissibilmente alto», osservando che un rapporto tra danni compensativi e danni punitivi di 10:1 era il «limite esterno». Pertanto, Sessions ha stabilito che i danni punitivi dovrebbero quindi essere di 2 milioni.

 

La causa originale è sorta nel 2018 in seguito ai risultati di un test genetico che ha mostrato che il dottor Coates è il padre genetico della figlia di Rousseau, nonostante il dottor Coates avesse detto a Rousseau che il donatore di sperma sarebbe stato uno studente di medicina senza nome.

 

Il dottor Coates ha testimoniato sotto giuramento nel 2019 di non aver usato il proprio sperma in nessuna procedura di inseminazione, ma successivamente lo ha ammesso in seguito alla conferma del DNA del legame genetico con la figlia di Rousseau.

 

La licenza medica del dottor Coates è stata revocata dal Vermont Board of Medical practice nel febbraio 2022.

 

Un’ulteriore causa intentata da un’altra ex paziente che faceva accuse simili secondo cui il dottor Coates aveva usato il proprio sperma per inseminarla è stata intentata nel 2021 e rimane pendente.

 

Questo tipo di processi crescono esponenzialmente grazie al fatto che con i test genetici al consumatore – che di fatto possono funzionare come un social network che mette in rete persone con affinità genetica – migliaia e migliaia di persone concepite con inseminazione artificiale o con fecondazione in vitro scoprono di avere lo stesso padre.

 

Il problema che affrontano tali cause tuttavia è di tipo giuridico: non esiste propriamente ancora un reato di «frode della fertilità», quindi i medici colpevoli non sono punibili a norma di legge – perché di fatto la legge non c’è, anche si stanno facendo tentativi in questo senso.

 

Vi sono casi di dottori inseminatori in tutto il mondo occidentale: come riportato da Renovatio 21, si hanno avuto casi eclatanti anche in Francia e in Olanda. Alcuni episodi posso risalire agli anni Sessanta e Settanta. I medici in alcuni casi possono aver generato decine, se non centinaia di figli, tutti inconsapevoli del fatto di avere lo stesso padre biologico.

 

Non è escluso che questa quantità di figli, presente in genere in una zona  geografica limitata, si siano incontrati, accoppiati e perfino sposati, commettendo involontariamente un incesto genetico.

 

Quale sia la psicologia soggiacente a tali inseminatori di massa è un grande mistero: è ipotizzabile un impulso a definire, come si dice in gergo, super-spreader, dei super-diffusori del proprio materiale genetico.

 

Il fenomeno, tuttavia, non riguarda solo i medici TV. Si moltiplicano ovunque i casi di donatori di sperma, che magari ricevono anche una certa notorietà, che offrono, talvolta gratis, il proprio sperma sui social network. Talvolta pure mentendo: dicono di averlo fatto poche volte, in realtà lo hanno fatto centinaia di volte nella stessa area, con il risultato di avere figli biologici che vivono a stretto contatto ma non lo sanno.

 

È il caso, riportato dal New York Times, di due insegnanti olandesi, colleghe nella stessa scuola, che hanno scoperto di aver utilizzato lo sperma dello stesso uomo, contattato via annuncio sui social. I loro figli, quindi, sono fratelli.

 

Lo Stato australiano del Victoria un anno fa, posto davanti al problema, ha rifiutato la creazione di un registro ufficiale per i donatori di sperma.

 

Viviamo nell’era dei donatori di sperma seriali.

 

Tra trasmissioni Reality TV e pubblicità delle banche del seme, dobbiamo dire che ad alcuni va bene così.

 

Il lato oscuro della donazione di sperma, e l’enorme mercato che vi è dietro di essa, mettono a tacere tante coscienze.

 

La domanda che nessuno si pone, tuttavia, non è solo sulla psicologia dei «donatori», ma anche sulla persone delle donne riceventi.

 

Che idea hanno della propria prole le persone che accettano la riproduzione artificiale, omologa o eterologa che sia?

 

Cosa c’è dietro al desiderio del «figlio ad ogni costo»?

 

Una domanda scomoda che nessuno vuole porsi.

 

 

 

 

Immagine d’archivio

 

 

Più popolari

Exit mobile version