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Riproduzione artificiale, gli israeliani vanno in Cisgiordania per decidere il sesso dei figli

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In Israele la selezione del sesso dei nascituri nè possibile attraverso la diagnosi genetica preimpianto e la fecondazione in vitro, tuttavia  le leggi prevedono che gli interessati devono dimostrare di avere una solida ragione medica per farlo o di avere già quattro figli dello stesso sesso.

 

Lo Stato ebraico ha uno dei tassi medi di fertilità più alti al mondo. Coloro che lottano per concepire naturalmente sono spesso incoraggiati a ricorrere a mezzi artificiali, inclusa la fecondazione in vitro che Israele offre gratuitamente ai cittadini  di età inferiore ai 45 anni.

 

Questo molto probabilmente spiega perché il Paese ha il più alto tasso pro capite di fecondazione in vitro a livello internazionale.

 

Secondo le regole vigenti, i futuri genitori non possono scegliere il sesso del loro bambino a meno che non abbiano valide ragioni mediche per farlo o se  i genitori già avere quattro figli dello stesso sesso .

 

Ciò offre una grande opportunità per i centri di fecondazione in vitro della Cisgiordania, dove tali restrizioni non ci sono, e la provetta è più selvaggia.

 

Un centro di produzione di esseri umani in provetta della West Bank può fornire i suoi servigi a 120 donne a settimane, di cui la metà oramai è costituita da cittadini israeliani intenti a decidere il sesso dei figli.

 

I trattamenti verrebbero quindi materialmente eseguiti su 20-30 clienti di bambini in provetta al mese, e costerebbero circa 15.000 shekel israeliani, 4.300 euro.

 

Un dottore produttore di embrioni sentito da Sputnik, sostiene che c’è una probabilità del 99% che le coppie che vengono nella sua clinica ottengano il sesso desiderato dal loro futuro figlio; il facitore di esseri umani in provetta amette tuttavia anche che è probabile che i trattamenti di fecondazione in vitro funzionino fino al 35% dei casi, certo dimenticando di specificare che dietro a ciascuno ciclo (fallito o meno) ci possono essere decine di embrioni prodotti (cioè, esseri con il genoma umano completamente formato) e scartati o uccisi in altro modo, ad esempio con l’attecchimento.

 

La barbarie della provetta non conosce confini.

 

Ci chiediamo se i clienti di tali cliniche non abbiano paura di quegli spiacevoli incidenti riguardanti gli scambi di embrione: ad una coppia israeliana può capitare un embrione palestinese, ad una coppia palestinese può essere impiantato un embrione israeliano (cioè: due, tre quattro embrioni, e anche di più, nella speranza che qualcuno attecchisca).

 

Ci chiediamo anche se questo desiderio genetico sesso-selettivo tiene presente quella mostruosa possibilità che può accadere con gli impianti multipli tipici della FIVET: il chimerismo. In pratica, due embrioni fratelli si fondono a formare un unico essere, che quindi avrà due codici genetici, a seconda di quali parte del corpo si sono «accordati» (talvolta non accordati) di spartirsi.

 

La scorsa estate vi è stato proprio in Israele il caso di una bambina chimerica: allarmati da una bambina nata con uno stomaco insolitamente ingrossato,  i medici hanno dato un’occhiata più da vicino, hanno trovato un embrione umano parzialmente sviluppato che giaceva all’interno.

 

Come riportato da Renovatio 21, al di là delle riproduzione artificiale, l’aborto sesso-selettivo (cioè, il feticidio femminicida) è una piaga riconosciuta, ma non del tutto condannata, perfino dalla comunità internazionale (e ignorata bellamente da Paesi del nuovo biofascismo come il Canada), che in Asia uccide milioni di bambine ingenera un pericoloso squilibrio democratico a favore dei maschi, di fatto creando non pochi problemi alla società del futuro.

 

 

 

 

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