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Ripassino di biologia evoluzionista per virostar

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«Bisogna vaccinarsi per bloccare le varianti«. Quante volte sentiamo dire questa frase per convincerci a vaccinarci tutti?
Questo è uno degli argomenti più comuni usati in TV e nelle interviste sui giornali, dal momento che è veloce ed è facile da recepire per lo spettatore.

 

Specialmente per lo spettatore che non conosce la teoria dell’evoluzionismo applicata ai microrganismi, questa tesi sembra ragionevole.

 

Peccato che sia tutto falso. Questa tesi è un errore grossolano, col quale si potrebbe finire bocciati a qualsiasi esame di biologia evoluzionista, un esame che in genere è facoltativo nei corsi di laurea di medicina e biologia.

 

Noi faremo un ripassino. Certo che, care virostar, farsi fare un ripassino di evoluzionismo elementare da un cattolico, è alquanto imbarazzante.

 

Affermare che vaccinare le persone impedisca la fissazione di mutazioni del COVID indica soltanto che non si conosce l’ABC della biologia evoluzionista

La teoria evoluzionista è nata come «darwinismo» ed è stata integrata nei decenni con lo sviluppo delle conoscenze in ambito genetico. Oggi è anche nota come «neodarwinismo».

 

È una teoria elegante e sofisticata, come sono sofisticati altri tentativi di dimostrare che Dio non esiste lungo la storia da parte di personaggi molto intelligenti.

 

Non è propriamente una disciplina scientifica per il semplice motivo che non si può fondare sul metodo sperimentale: non è possibile corroborare in laboratorio ipotesi bio-chimiche che richiedono miliardi di anni di tempo. Si tratta piuttosto di un meta-modello scientifico, che ha più a che fare con la Filosofia della Scienza e con la Matematica. Di scientifico l’evoluzionismo ha dunque ben poco, se non il fatto che ci sono diversi scienziati che lo usano per non andare a Messa.

 

Infatti il modello neodarwiniano attualmente è «incompleto», cioè falso: se studiamo i migliori manuali a disposizione troviamo scritto nero su bianco che non esiste un modello in grado di spiegare la formazione della vita biologica a partire dalle leggi della fisica sulla base del caso.

 

La biologia evoluzionista suggerisce che dovrebbero essere vaccinate esclusivamente le persone che sono a rischio

I neodarwiniani fanno fatica a riconoscerlo, ma nei loro trattati questo modello fisico-matematico non c’è.  C’è soltanto la fede che questo modello debba esistere da qualche parte; il che, appunto, rende questa teoria un modello filosofico piuttosto che un modello scientifico. Tecnicamente, si tratta di un paradigma scientifico, non di una teoria scientifica.

 

Il neodarwinismo serio da ultimo va poco di moda anche perché in un club di atei si rischia di litigare: provate a pensare in ottica neodarwiniana se qualcuno vi chiede se sia meglio che un branco di lupi siano etero o LGBT. Peggio che andar di notte:  se il vostro interlocutore accetta le basi del neodarwinismo perché gli sta antipatico San Paolo, la risposta del neodarwinismo non è opinabile. 

 

Ad ogni modo, nonostante la teoria evoluzionista non sia in grado di spiegare la comparsa della vita biologica e la sua evoluzione maggiore sulla base del caso (quella che in ambito dottrinale si chiama «Creazione»), il neodarwinismo è in grado di spiegare alcune cose minori:



1) L’estinzione

2) L’evoluzione di alcuni microorganismi 

3) La formazione di alcune specie

 

Le virostar che vanno in televisione dimostrano di non avere capito la base dell’evoluzionismo

In altre parole, l’evoluzionismo è in grado di spiegare (anche sperimentalmente) soltanto alcuni tipologie di evoluzioni degli organismi, evoluzioni minori. Non le più interessanti, cioè –per intenderci – non quelle narrate dalle cosmogonie come la Genesi.

 

Ebbene, le virostar che vanno in televisione dimostrano di non avere capito la base dell’evoluzionismo.

 

Alla base dell’evoluzionismo ci sono 3 concetti:


1) Mutazione genetica

2) Selezione naturale

3) Deriva genetica

Facciamo un ripassino con il classico caso delle farfalle di Manchester, programma delle scuole elementari.

 

A partire da un determinato organismo con un determinato codice genetico, si possono verificare delle mutazioni genetiche casuali durante la riproduzione, cioè durante il processo di copia del DNA.

 

Durante la copia del DNA(che avviene durante la riproduzione) accade che emergano dei geni recessivi o che vengano codificati geni nuovi (per errori di copia, dovuti all’ambiente, ad esempio in presenza di radiazioni).

 

L’organismo neonato sarà diverso dai genitori e manifesterà dei caratteri diversi; ad esempio, la prole delle farfalle bianche nascerà di colore nero, a seguito di una mutazione casuale, cioè accidentale.

 

A questo punto che cosa succederà alla neonate farfalle nere?

 

L’evoluzionismo afferma che esistono in natura due fattori: selezione naturale e deriva genetica

L’evoluzionismo afferma che esistono in natura due fattori: selezione naturale e deriva genetica.

 

Vediamo la deriva genetica. Se prendiamo le farfalle nere e le portiamo su un isola (o se ci arrivano da sole durante una tempesta), dopo 100 anni vedremo che su quell’isola tutte le farfalle saranno nere. Questo accade perché le farfalle nere si sono isolate geograficamente da quelle bianche; e la loro progenie per «deriva» genetica sarà composta da farfalle nere. Si chiama «deriva» perché si tratta di una tendenza genetica che segue una certa direzione per inerzia, come una un iceberg alla deriva. Segue una rotta per inerzia sulla base di fattori generalmente geografici.

 

Veniamo alla selezione naturale. Le neonate farfalle nere di Manchester hanno un carattere nuovo: il colore nero. Questo carattere  – come tutti i caratteri – ha quella che si chiama «fitness darwiniana»; cioè, un certo carattere genetico fa sì che la farfalla abbia una maggiore o minore probabilità di sopravvivenza contro l’ambiente ostile. Quando parliamo di «ambiente ostile», uno dei primi elementi da considerare sono i predatori.

 

Come ci spiegavano alle elemenari, le farfalle nere a Manchester verso metà del 1800 avevano una fitness darwiniana maggiore rispetto alle farfalle bianche, poiché l’inquinamento aveva eliminato i licheni delle betulle e le farfalle nere si mimetizzavano meglio dagli uccelli predatori, rispetto a quelle bianche.

 

In origine i tronchi delle betulle erano coperti di licheni chiari, ma la fuliggine industriale lascio i tronchi senza licheni e anneriti. Le farfalle bianche finivano tutte predate dagli ucelli. E chi muore non si riproduce più.

 

La maggiore fitness darwiniana delle farfalle nere comportò che il tasso di sopravvivenza delle farfalle nere aumentasse e di conseguenza aumentò anche il loro tasso di riproduzione.

 

I «predatori» dei virus e dei batteri sono rispettivamente farmaci, vaccini e antibiotici

In pochi anni, di fatto, tutte le farfalle a Manchester erano nere. Era avvenuta quella che si chiama «fissazione» dei caratteri genetici per selezione naturale: erano rimaste solo le farfalle nere mentre la popolazione di farfalle bianche si era negli anni ridotta, fino a scomparire. Questo tipo di evoluzioni accade perché esiste una pressione selettiva (selezione naturale) che misura la maggiore o minore fitness di un organismo con determinati caratteri. Senza selezione naturale, non c’è evoluzione né fissazione dei caratteri.

 

E siamo arrivati a virus e batteri. Nel caso delle farfalle la pressione selettiva era data dai predatori.

 

Domandiamo, nel caso di virus e batteri quali sono i predatori? 

 

Facile. I «predatori» dei virus e dei batteri sono rispettivamente farmaci, vaccini e antibiotici.

 

Le mutazioni durante la  replica di virus e batteri accadono con molta frequenza perché si moltiplicano a grande velocità, esponenziale.

 

Per evitare che si fissino varianti del COVID  che sfuggono ai vaccini, sarebbero da vietare i vaccini a coloro che non ne hanno astrattamente bisogno: la biologia evoluzionista suggerisce che dovrebbero essere vaccinate esclusivamente le persone che sono a rischio

Tuttavia l’evoluzionismo insegna che le mutazioni si fissano solo se esiste una pressione selettiva. Nel caso delle farfalle la pressione selettiva (selezione naturale) è data dai predatori; mentre nel caso di virus e batteri la pressione selettiva è data da farmaci, vaccini e antibiotici.

 

Quindi affermare che vaccinare le persone impedisca la fissazione di mutazioni del COVID indica soltanto che non si conosce l’ABC della biologia evoluzionista.

 

Sarebbe vero l’esatto contrario: per evitare che si fissino varianti del COVID  che sfuggono ai vaccini, sarebbero da vietare i vaccini a coloro che non ne hanno astrattamente bisogno. Quindi la biologia evoluzionista suggerisce che dovrebbero essere vaccinate esclusivamente le persone che sono a rischio.

 

Se voglio proteggere mia nonna ottantenne, non devo vaccinarmi anche io. Piuttosto mi assumo il sacrificio di fare qualche giorno di febbre per non rischiare di provocare, vaccinandomi, la fissazione di mutazioni del virus.

 

Se voglio proteggere mia nonna ottantenne, non devo vaccinarmi anche io. Piuttosto mi assumo il sacrificio di fare qualche giorno di febbre per non rischiare di provocare, vaccinandomi, la fissazione di mutazioni del virus

Questo è vero soprattutto nel caso di un vaccino che non impedisce il contagio, cioè di un vaccino che non ha alcuna possibilità di far diventare chi lo assume un binario morto per la circolazione del virus; cosa che invece accade per il vaccino del vaiolo.



Non stiamo dicendo nulla di strabiliante. È l’ABC della biologia evoluzionista.

 

Dopotutto qualsiasi medico di famiglia per lo stesso motivo sa che non si danno antibiotici ai pazienti a meno che non sia strettamente necessario: cioè non si danno antibiotici ai pazienti qualora si ritenga che l’infezione batterica possa essere riassorbita dal sistema immunitario del paziente. Perché potrebbe crearsi la sempre più nota e temuta antibiotico-resistenza.

 

Qualsiasi medico di famiglia per lo stesso motivo sa che non si danno antibiotici ai pazienti a meno che non sia strettamente necessario

Men che meno si possono dare antibiotici in massa ad una popolazione, perché si andrebbe incontro a episodi di farmacoresistenza certi. Gli antibiotici diventerebbero in breve tempo inutilizzabili e totalmente inefficaci e causerebbero la fissazione di batteri resistenti. Un fenomeno questo noto e accertato dall’immunologia oramai da decenni a conferma della biologia evoluzionista di base.


Quindi, emerge una domanda da rivolgere a qualsiasi «scienziato» de noantri. È la stessa che in genere egli getta addosso a qualsiasi interlocutore.

 

«Lei ha studiato?»

 

 

Gian Battista Airaghi

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