Genetica

Ricercatori impiantano reni di maiale geneticamente modificato in un uomo in stato di «morte cerebrale»

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I chirurghi dell’Università dell’Alabama di Birmingham hanno trapiantato reni di maiale geneticamente modificato in un uomo ritenuto «cerebralmente morto». Lo riporta il Washington Post.

 

Il trapianto degli organi da suino OGM, che ha sostengono sia funzionato per più di 70 ore, è il secondo di questo mese, dopo che ii medici dell’Università del Maryland hanno trapiantato il cuore di un maiale geneticamente modificato in un uomo con una malattia cardiaca terminale.

 

Il trapianto di rene dell’Alabama è avvenuto dopo che i chirurghi della New York University – Langone hanno eseguito un intervento chirurgico simile su una donna «deceduta».

 

I reni di maiale utilizzati nello studio universitario sono stati modificati con 10 alterazioni genetiche

È bene ricordare che la «morte cerebrale» è un costrutto filosofico sanitario, elaborato ad Harvard più di 50 anni fa, che peraltro varia da Paese a Paese. Ed è importante sottolineare che l’uomo ritenuto «cerebralmente morto» avesse comunque il cuore che batteva. Senza il concetto astratto di «morte cerebrale», logicamente, non esisterebbe l’industria dei trapianti, e il lucroso sistema sanitario che rende i trapiantati clienti a vita dei produttori di farmaci antirigetto.

 

Giovedì in una conferenza stampa l’ex moglie del destinatario del «cerebralmente morto» trapiantato con organi suini OGM ha descritto la sua speranza su come questo esperimento avrebbe «eliminato la crisi della carenza di organi». Apprendiamo quindi che i reni di del trapiantato erano stati donati a un’altra persona dopo un incidente in moto. I reni naturali, mentre il cuore gli pulsava ancora, sono quindi stati sostituiti per puro esperimento con quelli del porco geneticamente modificato.

 

Nuove ricerche nel frattempo hanno smentito i concetti di «morte cerebrale» secondo il consenso medico internazionale.

 

Tornando ai trapianti porcini OGM, tutti e tre gli interventi chirurgici riflettono i progressi nel campo accelerato degli xenotrapianti, il processo di impianto di organi da una specie all’altra, e l’uso di maiali modificati nel genoma nonché «umanizzati» sempre con tecniche genetica per migliorare la compatibilità del suino donatore con i tessuti umani.

 

La possibilità di utilizzare organi di animali ha fatto sì che gli scienziati commettessero bizzarrie ed errori per più di un secolo. Nel 1905, il chirurgo francese M. Princeteau innestò fettine di rene di coniglio in un bambino, dichiarando «eccellenti» i risultati immediati. Il bambino morì due settimane dopo.

 

La sfida principale è impedire al sistema immunitario del ricevente di rifiutare l’organo animale, un processo che viene affrontato mascherando l’estraneità dell’organo animale attraverso modificazioni genetiche, cioè tramite l’«umanizzazione» genica dell’animale.

 

Anche il lavoro dell’Università dell’Alabama è stato supportato dalla società di biotecnologie United Therapeutics Corp. con la sua azienda controllata Revivicor a fornire il maiale OGM. La Revivicor era coinvolta anche nel caso precedente di questo mese.

 

È bene ricordare che la «morte cerebrale» è un costrutto filosofico sanitario, elaborato ad Harvard più di 50 anni fa, che peraltro varia da Paese a Paese. Ed è importante sottolineare che l’uomo ritenuto «cerebralmente morto» avesse comunque il cuore che batteva

I reni di maiale utilizzati nello studio universitario sono stati modificati con 10 alterazioni genetiche. Il trapianto ha replicato il processo di trapianto da uomo a uomo. Dopo il trapianto, gli organi hanno filtrato il sangue e prodotto urina per la durata dello studio – cioè 70 ore, fino a quando non è stato interrotto.

 

Qualche domanda sorge anche sull’uso per esperimenti  di un essere clinicamente morto, secondo i medici, ma, per qualche ragione, ancora in grado di espletare funzioni fisiologiche – un individuo che quindi esattamente morto non è.

 

Il Washington Post ha pronta la, sia pur vaga, risposta utilitarista:  «L’uso di un essere umano cerebralmente morto consente ai chirurghi di testare un modello preclinico senza danneggiare una persona vivente, piuttosto che fare affidamento su altri primati come sostituti. Tuttavia, la ricerca presso l’Università dell’Alabama è stata sottoposta a revisioni etiche sia interne che esterne». Siamo tutti rassicurati da queste «revisioni etiche». No?

 

 

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