Pensiero

Renovatio 21 saluta Mazzone e la sua corsa

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Renovatio 21 non è un sito che si occupa corposamente di sport, che, in ispecie nella variante di gioco a palla con seguito di massa, è considerabile per lo più come un’arma per il controllo della popolazione, specialmente maschile, a cui viene bloccato lo sviluppo per lasciarla ad uno stadio infantile dove la psiche può essere più facilmente manipolabile dai poteri di questo mondo.

 

Fatto ‘sto pippone snob, non è che possiamo divenire indifferenti davanti alla notizia della morte di Carlo Mazzone (1937-2023). Non lo ammiriamo tuttavia né per i risultati sportivi (record di panchine in serie A: 792, mica male) né per altre capacità giustamente memorabili (la scoperta di talenti come Andrea Pirlo).

 

Lo ricordiamo, come tanti, per la sua mitica, mitologica corsa: quando il 30 settembre 2001, da allenatore del Brescia, corse sotto la curva dell’Atalanta appena raggiunta sul 3-3. Lo aveva promesso durante la partita: «se famo tre vengo sotto a’ curva». I labiali registrati dalla TV non mentono. Quindi, al gol inventato da Baggio che portava la parità nel Derby lombardo, scattò questo momento magico: un signore di 64 anni che vola sul campo, come in una trance fatta di orgoglio e di ira, verso migliaia di persone che lo avevano insultato per tutta la partita.

 

A niente poterono, come si vedono le immagini, altre figure della società bresciana, in completo o in tuta, che tentarono di fermarlo.

 

Tutta la sequenza è di fatto enigmatica, ma oggettivamente irresistibile, irta di un fascino non ancora del tutto spiegato.

 

 

Per dare un po’ di quadro storico: Brescia-Atalanta, il Derby lombardo, è un momento di alta tensione: le due tifoserie, come capita sempre con il vicinato, si detestano. L’Atalanta conduceva a fine del primo tempo 3-1; i cori dei Bergamaschi avevano preso di mira il tecnico romano e romanesco (o meglio, sua madre…) in continuazione.

 

Durante la ripresa, Baggio segna il 3 a 2. A quel punto Mazzone si rivolge, dalla panchina, direttamente alla curva della Dea, prima, sembra, con un noto appello agli antenati tutto romano, poi facendo la fatale promessa: «se famo tre vengo sotto a’ curva». Il personale bresciano sul campo già tenta di trattenerlo.

 

A pochi minuti dal fischio finale, il campione della Soka Gakkai (Roberto Baggio) si inventa il gol del pareggio. A quel punto parte il momento più alto, quantomeno più indimenticabile, della carriera mazzonica: eccolo che scatta, incontenibile ed incontenuto, verso la vociante curva orobica, che epperò qui par aver perso la sua baldanza – o forse è ulteriormente spiazzata dall’eroico gesto del tecnico capitolino, qualcosa che non si era mai visto. Un uomo che promette e mantiene; un uomo che sfida migliaia di Ultras, mentre gli occhi, i capelli, la giacchetta, la panza, le gambe, tutto il suo essere emana raggi di rabbia.

 

In seguito, Mazzone si sarebbe dissociato dall’impresa, dicendo che non era lui, era un «fratello gemello».

 

Pep Guardiola, appena acquistato dal Barcellona, era per la prima volta allo stadio, ed assistette a tutta la scena, venendone sconvolto al punto da chiedere al presidente del Brescia, che sedeva accanto a lui, se tutte le partite in Italia fossero così, e se quello era davvero il suo allenatore.

 

Guardiola ha indossato due giorni fa una t-shirt con stampata la foto della leggendaria corsa di cui fu testimone. Mogio, ha parlato alla stampa del fatto che Mazzone era un secondo padre per lui. Anche per questo, oltre che per i trofei, c’è da considerare Pep come il più grande allenatore del mondo, e lo scrive una testata mourinhista.

 

Renovatio 21 saluta il protagonista della corsa di Brescia, momento magico il cui potere non ancora riusciam a spiegarci.

 

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

 

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