Bioetica
Quando la sedazione palliativa diventa eutanasia?
Un argomento particolare della rivista Theoretical Medicine and Bioethics (Medicina teorica e bioetica) è dedicato alla controversa questione della sedazione palliativa. Come sottolinea l’editore, bioeticista Daniel Sulmasy, la sedazione palliativa ha una particolare rilevanza per i cristiani. Per loro, il sollievo da sofferenza non necessaria è un dovere, ma l’eutanasia è sbagliata. Identificare la giusta risposta alla sofferenza alla fine della vita è spesso fonte di perplessità, in particolare perché alcuni medici utilizzano la sedazione palliativa come sedazione terminale – rendendo i pazienti privi di coscienza sottraendo loro l’idratazione e il nutrimento finché essi muoiono.
Quando palliativo diventa terminale? Provocare l’incoscienza prolungata è un bene umano?
Sulmasy dice che gli articoli nell’argomento di giugno fanno emergere «un grado di chiarezza, precisione, onestà e riflessione etica quasi senza precedenti» che vale non soltanto per i cristiani ma per tutti coloro che sono interessati all’etica sanitaria.
La sedazione palliativa coinvolge diversi argomenti apparentemente poco complicati che iniziano a rivelarsi non appena vengono messi alla prova. Quando palliativo diventa terminale? Provocare l’incoscienza prolungata è un bene umano? Mentre gli autori hanno diverse opinioni su punti sottili, Sulmasy dice che essi sono uniti nel distinguere tre tipi di sedazione palliative.
Sedazione a doppio effetto, in cui la sedazione è un effetto collaterale previsto ma non ricercato intenzionalmente nel trattamento di un sintomo specifico con un medicinale (o medicinali). Questo è eticamente accettabile e comune nella cura palliativa e negli hospice, in particolare quando i pazienti si avvicinano alla morte.
Alcuni medici utilizzano la sedazione palliativa come sedazione terminale – rendendo i pazienti privi di coscienza sottraendo loro l’idratazione e il nutrimento finché essi muoiono
Sedazione diretta parsimoniosa, che può essere eticamente accettabile in rari casi in cui si mira a ridurre in maniera limitata la coscienza in modo da ridurre un grave sintomo quale l’ansia o il delirio ma non ad affrettare la morte, anche se la morte può essere prevedibile.
«Sedazione per indurre incoscienza e morte, che non è mai giustificabile poiché non si dovrebbe mai mirare alla totale soppressione della coscienza dell’essere umano a meno che non si possa dimostrare nella condizione che giustifichi la sedazione diretta parsimoniosa che livelli di sedazione più bassi hanno fallito nell’alleviare i sintomi del paziente. Coloro che affermano che questa pratica è una forma di eutanasia hanno ragione».
Fonte: Michael Cook per BioEdge