Bioetica
Proposta di legge USA per impedire che le parti dei bambini abortiti finiscano nel sistema idrico
Il deputato repubblicano statunitense Brandon Gill sta presentando alla Camera dei rappresentanti una proposta di legge per vietare all’industria dell’aborto di scaricare resti fetali nelle reti idriche pubbliche, in seguito alla pubblicazione da parte di Liberty Counsel Action di un rapporto che descrive in dettaglio la questione trascurata. Lo riporta il Daily Wire.
Il Respectful Treatment of Unborn Remains Act di Gill renderebbe reato lo smaltimento di resti fetali nelle reti idriche pubbliche a livello federale, statale e locale, punibile con una multa e/o fino a cinque anni di carcere. Il senatore repubblicano dell’Indiana Jim Banks intende presentare una versione parallela al Senato.
«Ogni vita è preziosa e ha valore, dal momento del concepimento fino alla morte naturale», ha detto il Gill. «Non solo l’aborto priva un feto della sua vita, ma gli abortisti lo privano ulteriormente di una sepoltura dignitosa gettando con noncuranza i resti fetali nelle reti idriche pubbliche – una pratica disgustosa e abominevole».
Sostieni Renovatio 21
«Questo sconsiderato scarto di parti del corpo umano è il simbolo del depravato disprezzo per la sacralità della vita nelle cliniche per l’aborto», ha continuato. «Oltre all’indignazione morale, l’introduzione di resti fetali nelle reti idriche pubbliche rappresenta anche un grave problema di salute pubblica, contaminando potenzialmente le fonti idriche».
Un nuovo rapporto del Liberty Counsel Action avverte che ben 40 tonnellate di resti fetali abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane, a causa di gravi carenze nella supervisione dello smaltimento dei «rifiuti medici» da parte dell’industria dell’aborto. Gli effetti completi sono sconosciuti, ma una possibile conseguenza potrebbe essere l’infertilità.
Il rapporto sottolinea che la stessa Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) spiega che gli impianti standard di trattamento delle acque reflue «non sono progettati per rimuovere i prodotti farmaceutici» e non sono tenuti a rimuovere tutta la materia organica.
Sostiene che sia i governi federali che statali debbano aggiornare le proprie normative sullo smaltimento dei resti fetali e invita il Congresso a «tenere udienze e richiedere ricerche aggiornate sui nostri oceani, laghi e fiumi, cercando informazioni concrete su se e come le pillole abortive chimiche e i relativi sottoprodotti (crani in via di sviluppo, placente, altri resti fetali, etc.) stiano avendo un impatto sull’ambiente, in particolare per determinare se stiano influenzando negativamente la salute e la vitalità di esseri umani e animali attraverso possibili malattie o anomalie emergenti (o abbiano il potenziale per farlo). Analogamente, l’EPA dovrebbe richiedere analisi e monitoraggio delle nostre riserve idriche per la presenza di metaboliti del mifepristone, in modo simile a quanto avviene per le ‘sostanze chimiche eterne”».
Come riportato da Renovatio 21 l’inquinamento delle reti fognarie e idriche dovuto ai feti espulsi nel water con la pillola abortiva RU486 è un problema enorme, ignorato bellamente da tutti i pro-life con le loro campagne di marketing idiote atte a farsi mandare donazioni.
Di fatto, il piccolo espulso dal grembo materno con la pillola viene gettato nel water e finisce giù per la tubatura, assieme a liquami ed escrementi, per poi finire direttamente nella fogna, dove vivono tante creature: insetti, pesci, anfibi, topi – questi ultimi con un fiuto notorio, e immaginiamo una carne giovanissima, ricca di cellule staminali, quanto possa risultare irresistibile.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21