Pensiero

Primo Levi, il manganello per rendervi schiavi: il fascismo contro il vostro lavoro

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Lavoro e manganello, fascismo e sottomissione, bestializzazione della classe inferiore.

 

Scriveva Primo Levi nel 1959 in «Arbeit macht frei» (Triangolo rosso, ANED):

 

In realtà, e nonostante alcune contrarie apparenze, il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme.

 

Sotto ogni militarismo, colonialismo, corporativismo sta la volontà precisa, da parte di una classe, di sfruttare il lavoro altrui, e ad un tempo di negargli ogni valore umano.

 

(…)

 

Allo stesso scopo tende l’esaltazione della violenza, essa pure essenziale al fascismo: il manganello, che presto assurge a valore simbolico, è lo strumento con cui si stimolano al lavoro gli animali da soma e da traino.

 

Così lo scrittore deportato da Auschwitz, sempiterno ed ubiquo martire del XX secolo, quello che, come ha riportato il mese scorso Renovatio 21, riteneva che «ogni tempo ha il suo fascismo».

 

Chiediamo: i nostri lettori hanno qualche pensiero i merito?

 

Qualche ricordo recente?

 

E un’altra domanda: tutta la mitologia della Resistenza e dell’antifascismo, che fine farà nei prossimi tempi?

 

Il dibattito è aperto.

 

 

 

 

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