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Prigozhin riappare in tranquillità al forum africano di San Pietroburgo

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Il capo del gruppo Wagner Evgenij Prigozhin, è stato avvistato al vertice Russia-Africa in svolgimento da giovedì a San Pietroburgo a cui sta partecipando anche il presidente Putin.

 

Non si tratta tuttavia di un avvistamento furtivo, con immagini mosse di un fortunoso teleobbiettivo di paparazzo: nelle foto apparse in rete il Prigozhin sorride, anche con una certa sincerità, posando per una stretta di mando con il capo del protocollo di Faustin Touadera, presidente della Repubblica Centrafricana, un tempo colonia francese con il nome di Ubangi-Sciari.

 

Il boss wagnerita si presenta in jeans e sembra in buona forma e perfino di buonumore.

 

 

 

L’immagine potrebbe essere stata presa a latere del summit africano, probabilmente in un hotel adiacente, come potrebbe suggerire la presenza dietro a due di una bionda cameriera.

 

Le immagini sarebbero state inizialmente postate su Facebook da un assistente africano. Successivamente sono emerse altre foto del Prigozhin in blue jeans che stringe mani di personalità africane.

 

Come noto, le attività della Wagner in Africa sono molteplici e vanno avanti, con un certo successo, da anni, riuscendo di fatto a scalzare l’influenza francese da alcune aree e riuscendo a procurare grandi quantità di oro dal Sudan ad esempio. In un audio trapelato di recente si sente il capo di Wagner arringare ai suoi uomini dicendo che ora sarebbero tornati in Africa dopo la parentesi della guerra ucraina.

 

E quindi, cosa dobbiamo pensare? Prigozhin è già tornato nelle grazie di Putin? O forse non è mai stato veramente visto da Putin come un «nemico»? Impossibile avere risposta, specie dopo aver visto i video presidenziali che annunciavano misure severe contro gli ammutinati e aver avuto conferma dallo stesso Putin delle morti di soldati e piloti durante la rivolta Wagner in un recente discorso del presidente alle truppe regolari della Federazione Russa.

 

Come riportato da Renovatio 21, è emerso che giorni dopo la rivolta della Wagner Putin e Prigozhin – che sono ambedue di San Pietroburgo, e che si conoscono dai tempi in cui Putin era braccio destro del sindaco Anatolij Sobchak – si erano incontrati de visu per almeno tre ore.

 

In precedenza il presidente russo Lukashenko aveva detto che Prigozhin, a cui secondo quanto riportato era stato concesso l’esilio in Bielorussia in cambio della fine della sommossa militare, non era in territorio bielorusso ma a San Pietroburgo. Ciò fa pensare che potrebbe essere drammaticamente vera la battuta secondo cui il wagneristi presenti ora in bielorussia, dove stanno addestrando le truppe locali, vorrebbero «fare un’escursione» nella confinante Polonia.

 

La foto di Prigozhin che posa in tranquillità con un funzionario africano tra stucchi e cornici dorate a San Pietroburgo aggiunge benzina sul fuoco della dissonanza cognitiva: solo pochi giorni fa, i giornali russi avevano mostrato un raid nella sua sontuosa magione dell’ex capitale della Russia zarista, mostrando tesori di lingotti d’oro, coccodrilli imbalsamati, armi e parrucche, e pubblicando un’irresistibile serie di fotografie di Prigozhin travestito in vari modi (Prigozhin ceceno, Prigozhin scienziato, Prigozhin generale libico, Prigozhin intellettuale, Prigozhin cubano etc.)

 

Del resto, nessuno ha ancora capito se la rivolta della Wagner sia stata una maskirovka, cioè una tattica di inganno della dottrina militare russa, oppure davvero un tentato golpe.

 

Tutto si aggiunge all’idea, discussa su Renovatio 21, dell’idea della «macchina per creare la realtà» di cui disporrebbe lo Zar, una storia ridicolmente circolata in Occidente anni fa, ma che scaturisce dall’indubbia capacità russa di creare percezioni anche a partire da elementi contraddittori.

 

 

 

 

 

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