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Prelato indiano denuncia la secolarizzazione

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Il vescovo emerito della diocesi di Guwahati (Assam) ha appena avvertito la gerarchia cattolica del rischio di vedere le chiese indiane vuote nel prossimo futuro. Questo avvertimento si basa su diversi fattori identificati che, secondo il prelato, minacciano il cattolicesimo in questa terra evangelizzata dall’apostolo San Tommaso.

 

Nella terra dei Maharaja, il vescovo Thomas Menamparampil è una figura rispettata della Chiesa. L’agenzia asiatica Ucanews ha riportato l’incontro avvenuto il 10 maggio 2025 tra il prelato e quasi 5.000 sacerdoti, religiosi e religiose, tra cui diciassette vescovi, riuniti nello stato del Kerala.

 

Agli occhi del vescovo Menamparampil, le chiese indiane, un tempo vibranti di fervore, potrebbero subire nei prossimi decenni un declino simile a quello osservato in alcuni paesi occidentali, dove i luoghi di culto si trasformano in musei o spazi laici, a causa della mancanza di fedeli .

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Questa paura non si basa su una mera intuizione, ma sull’osservazione delle tendenze contemporanee: la crescente secolarizzazione, la perdita di interesse delle giovani generazioni per la pratica religiosa, per non parlare delle sfide socio- economiche che allontanano i fedeli dalle comunità parrocchiali.

 

L’India, con i suoi 1,4 miliardi di abitanti, ospita circa 28 milioni di cristiani, la maggior parte dei quali cattolici. Sebbene questa comunità rappresenti una minoranza (circa il 2% della popolazione), svolge un ruolo di primo piano a livello nazionale nei settori dell’istruzione, della sanità e del welfare.

 

Tuttavia, il vescovo di Guwahati sottolinea che la vitalità numerica non garantisce la sostenibilità spirituale. Le chiese, anche quelle oggi gremite, rischiano di diventare gusci vuoti se la trasmissione della fede vacilla. Per comprendere questo monito, vale la pena approfondire con il prelato i fattori che minacciano il fervore cattolico in India.

 

In primo luogo, la secolarizzazione, sebbene ancora modesta rispetto all’Occidente, sta guadagnando terreno nelle aree urbane. L’ascesa della classe media, l’accesso all’istruzione laica e l’ influenza dei media digitali stanno esponendo i giovani a visioni del mondo spesso lontane dai valori religiosi tradizionali.

 

Il vescovo di Guwahati osserva che i giovani cattolici, attratti dal materialismo o da filosofie individualistiche, a volte si allontanano dai sacramenti e dalle messe domenicali.

 

In secondo luogo, le pressioni socio-politiche gravano pesantemente sui cristiani indiani. In un contesto in cui l’Hindutva – un’ideologia nazionalista indù che promuove l’eradicazione di tutte le religioni non indù – sta guadagnando influenza, le minoranze religiose, compresi i cattolici, subiscono crescenti discriminazioni.

 

Le leggi anti-conversione, gli attacchi alle istituzioni cristiane e la retorica ostile creano un clima di insicurezza. Queste sfide esterne, se da un lato a volte galvanizzano la solidarietà comunitaria, dall’altro possono anche scoraggiare i fedeli più vulnerabili, che temono di manifestare pubblicamente la propria fede cristiana.

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Infine, il vescovo Menamparampil sottolinea i difetti interni alla Chiesa stessa: divisioni – illustrate dalla disputa liturgica nella Chiesa cattolica siro-malabarese – clero non sufficientemente formato per rispondere alle aspirazioni dei fedeli, in particolare dei giovani…

 

Un’osservazione che riecheggia nella prima omelia pronunciata da Papa Leone XIV nella Cappella Sistina il 9 maggio: «ancora oggi sono molteplici i contesti in cui la fede cristiana è considerata assurda, riservata ai deboli e agli poco intelligenti; contesti in cui si preferiscono altre certezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere».

 

Parole forti che mettono in luce le sfide che attendono il nuovo sovrano pontefice…

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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