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Pregiudizi sui non vaccinati: ecco lo studio mondiale

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I vaccinati con i sieri COVID esprimono atteggiamenti discriminatori nei confronti delle persone non vaccinate. Lo suggerisce un nuovo studio su oltre 15.000 cittadini di 21 paesi in tutto il mondo pubblicato su Nature.

 

«Gli individui che rispettano i consigli delle autorità sanitarie condannano moralmente i non vaccinati per aver violato un contratto sociale nel mezzo di una crisi», scrivono i due scienziati danesi autori della ricerca. «Coloro che rifiutano i vaccini riferiscono di sentirsi discriminati e sotto pressione contro la loro volontà».

 

Per misurare il pregiudizio basato sullo stato di vaccinazione COVID-19, i ricercatori hanno chiesto a circa 15.233 persone come si sentirebbero se un loro parente stretto sposasse una persona vaccinata o non vaccinata. Va notato che tale domanda è stata a lungo utilizzata nei sondaggi riguardo alla discriminazione etnica o razziale, o riguardo ai pregiudizi di carattere politico.

 

Nello specifico, ai partecipanti sono state presentate brevi descrizioni di una serie di individui fittizi e chiesto di immaginare che si trattasse di persone che un loro parente stretto intende sposare. Sono stati mostrati due profili alla volta, uno accanto all’altro, ed è stato chiesto di valutare ogni profilo dicendo se erano d’accordo o in disaccordo con affermazioni come «sarei infelice se questa persona sposasse uno dei miei parenti stretti» e «penso che questa persona sia inaffidabile».

 

Uno dei sei attributi che descrivevano questi individui fittizi era il loro status vaccinale, che variava casualmente tra «completamente vaccinato» e «non vaccinato». Le altre variabili erano l’età, l’occupazione, gli hobby, la personalità e il background familiare, che distingueva tra persone «nate e cresciute» nel Paese del soggetto dell’esperimento e persone «immigrate dal Medio Oriente».

 

In sei Paesi – Germania, India, Indonesia, Marocco, Sudafrica e Regno Unito – i non vaccinati sono risultati non graditi tra le persone vaccinate (14 punti percentuali) tanto come persone con tossicodipendenza (15 punti percentuali), e molto più di persone che erano state in carcere (10 punti percentuali), atei (7 punti percentuali) o persone con malattie mentali (6 punti percentuali).

 

Inoltre, l’antipatia complessiva per i non vaccinati tra le persone vaccinate (13 punti percentuali) è risultata due volte e mezzo maggiore di quella degli immigrati mediorientali (5 punti percentuali).

 

Secondo il documento quindi le persone non vaccinate affrontano un’ostilità significativamente maggiore rispetto agli immigrati anche in 10 paesi ritenuti ostili agli immigrati.

 

È interessante inoltre notare che gli atteggiamenti discriminatori nei confronti degli immigrati mediorientali non vaccinati sono risultati altrettanto forti di quelli nei confronti dei nativi non vaccinati.

 

Contrariamente alla popolazione sierata, i ricercatori hanno scoperto che gli intervistati non vaccinati in media non mostravano quasi atteggiamenti discriminatori nei confronti dei vaccinati.

 

«I risultati dimostrano che il pregiudizio è per lo più unilaterale», hanno scritto gli autori. «Solo negli Stati Uniti e in Germania troviamo che i non vaccinati provano una certa antipatia nei confronti dei vaccinati. Ma anche qui non troviamo prove statistiche a favore di stereotipi negativi o atteggiamenti di esclusione».

 

«L’osservazione che gli individui vaccinati discriminano coloro che non sono vaccinati, ma che non ci sono prove del contrario, è coerente con il lavoro sulla psicologia della cooperazione», ha affermato l’autore principale Alexander Bor, studioso di psicologia politica presso la Central European University (CEU), un ente finanziato da George Soros.

 

«A breve termine, il pregiudizio nei confronti dei non vaccinati può complicare la gestione della pandemia. A lungo termine, potrebbe significare che le società escono dalla pandemia più divise di quanto vi siano entrate», hanno concluso gli autori.

 

Come riporta Epoch Times, lo studio si è basato sui dati raccolti tra il 3 dicembre 2021 e il 28 gennaio 2022, da 21 paesi: Argentina, Australia, Austria, Brasile, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, India, Indonesia, Italia, Malesia, Messico, Marocco, Romania, Russia, Sudafrica, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Ogni Paese era rappresentato da almeno 500 adulti, campionati in base alla popolazione per età, sesso e regione di residenza.

 

Allieta molto vedere che ora la scienza arriva, con un po’ di ritardo e senza vera profondità di analisi, a quello che sappiamo da anni – perché lo viviamo sulla nostra pelle: una società divisa, dove quella che abbiamo chiamato la «massa vaccina» – quella che bovinamente, dietro alla promessa del pascolo, si lascia portare dove vuole il padrone, anche al macello – viene compattata dalle istituzioni mentre il segmento di popolazione dissidente viene calcolato come sacrificabile: può essere privato di diritti, privato dell’umanità, cancellato dal mondo (dalla vita pubblica come dai social) come niente fosse, messo alla fame, sottomesso nel modo più brutale.

 

Mentre gli scienziati scoprono la discriminazione verso i no-vax, noi abbiamo metabolizzato l’apartheid biotico subito – una manovra inflittaci dallo Stato per comando metanazionale – e ci stiamo preparando al prossimo round di emarginazione: quello che faranno con le monete elettroniche, di cui la pandemia e il green pass sono state solo il trampolino.

 

 

 

 

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