Gender
Podcaster rischiano una multa di 250.000 euro per aver fatto riferimento a un transgender con pronomi maschili
Un episodio di un podcast tedesco è stato censurato e i suoi conduttori sono stati minacciati di una multa di 250.000 euro per aver fatto riferimento a un uomo con un genere confuso che si identifica come una donna con un linguaggio biologicamente corretto.
Un tribunale tedesco ha condannato i conduttori del podcast Kiarash Hossainpour e Philip Hopf in un procedimento accelerato senza udienza orale, ordinando loro di cancellare l’episodio del podcast o di affrontare una multa fino a 250.000 euro per inadempienza. L’episodio 178 del popolare podcast «Hoss & Hopf» è stato da allora cancellato.
A luglio, il duo di podcast ha affrontato il caso di un uomo transessuale, proveniente dalla città tedesca di Erlangen, a cui è stato negato l’ingresso in una palestra femminile. L’individuo ha contattato il Commissario federale antidiscriminazione, Ferda Ataman, che ha imposto multe per un totale di 7.500 euro al proprietario della palestra per presunta «discriminazione» nei confronti dell’uomo confuso sul genere.
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«Hoss & Hopf» hanno ripetutamente fatto riferimento al transessuale come a un uomo nella loro conversazione e hanno utilizzato pronomi maschili. Tra le altre cose, l’affermazione «ha ancora i suoi» genitali è stata ritenuta dalla corte una violazione dei «diritti personali» della persona, in quanto è «legalmente e socialmente riconosciuto come una donna».
Hossainpour ha condiviso la sentenza del Tribunale regionale di Francoforte sul Meno in un post virale su X.
Unser Podcast wurde zensiert: Welcome to Germany. 🇩🇪
Unsere Podcast-Episode über das Rechtsdrama einer Person, die biologisch männlich geboren wurde, aber in ein Frauen-Fitnessstudio wollte – wohlgemerkt mit Unterstützung der Unabhängigen Bundesbeauftragten für… pic.twitter.com/JhjOsX4JTm
— Hoss (@hoss_crypto) August 27, 2024
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«È notevole che la corte abbia visto qui una “straordinaria urgenza”, come se l’uso di termini biologicamente corretti rappresentasse un pericolo immediato che non poteva essere rinviato», ha scritto Hossainpour. «Inevitabilmente ci si chiede se altri casi, forse effettivamente urgenti, non abbiano dovuto passare in secondo piano».
«Ciò crea un dilemma affascinante: in Germania, una persona nata biologicamente maschio, che è legalmente considerata una donna, non può più essere definita un uomo», ha continuato. «Un’espressione di opinione che la corte classifica come una violazione dei diritti personali e persino come un attacco alla dignità umana e alle sanzioni nei procedimenti accelerati».
«Le domande che sorgono sono tanto esplosive quanto scomode: come può funzionare una società in cui realtà biologiche e finzioni legali sono in così palese contraddizione?» ha chiesto il conduttore del podcast.
Non è il primo attacco alla libertà di espressione che vediamo nei tribunali tedeschi.
Come riportato da Renovatio 21, la giovane esponente del partito AfD Marie-Therese Kaiser è stata condannata dal giudice in Bassa Sassonia per aver citato le statistiche ufficiali sugli stupri commessi dagli immigrati afghani.
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Immagine screenshot da YouTube