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Pestilenze e decapitazioni: le parole del generale Soleimani

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Renovatio 21 pubblica queste parole profetiche pronunciate dal generale iraniano Qasem Soleimani (1957-1960), l’uomo che fu capo della «Brigata Santa»,  l’unità delle Guardie della Rivoluzione responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica d’Iran. Il 3 gennaio scorso, come noto, il generale è stato assassinato nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq, su ordine diretto del presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump. In questo brevissimo discorso, il generale pare mettere insieme  il tema della peste a quello del terrorismo dei tagliagole: due temi che oggi, nell’autunno 2020,  acquistano un significato sorprendente. Le parole che seguono sono tratte dal libro  «Baradar Qasem» («Fratello Qasem») , pubblicato in Iran dalle edizioni Mehr-e Amirol-Mo’menin,  pag. 275-276. Ringraziamo la signora Hanieh Tarkian per la segnalazione.

 

 

Questa crisi è come una pestilenza e una grande calamità. Se in uno Stato confinante si presentasse la peste o il colera e con essa una grande calamità minacciasse il nostro paese, cosa faremmo per l’immunità e la sicurezza della gente della nostra terra? Non metteremmo in quarantena i nostri confini? Non controlleremmo chi entra ed esce dai confini della nostra terra?

Oggi, non molto lontano dal nostro Paese, siamo di fronte a una crisi religiosa seria. Questa crisi religiosa odierna non ha precedenti nella storia dell’Islam, non la notiamo nemmeno nell’era iniziale dell’Islam. Tale quantità di crisi e pericolo non minacciava la religione nemmeno nel momento in cui tagliarono la testa al principe dei martiri Husayn ibn Alì.

 

Se qualcuno agisce in modo da rendere una nazione indifferente a questo pericolo, sarà responsabile del versamento del sangue di questa nazione un domani.

 

Questa crisi è come una pestilenza e una grande calamità. Se in uno Stato confinante si presentasse la peste o il colera e con essa una grande calamità minacciasse il nostro paese, cosa faremmo per l’immunità e la sicurezza della gente della nostra terra? Non metteremmo in quarantena i nostri confini? Non controlleremmo chi entra ed esce dai confini della nostra terra? Non aiuteremmo lo Stato da cui la peste si è diffusa, per controllare la malattia, affinché non contagi anche l’interno del nostro paese?

 

Quest’aiuto non è solo una questione di umanità, queste iniziative sono finalizzate a salvaguardare la nostra gente.

Per loro è più facile sgozzare un essere umano che una pecora

 

Com’è che oggi noi organizziamo riunioni regionali per gestire la questione delle polveri sottili – iniziativa corretta – poiché questo argomento influenza la salute e il benessere psichico della nostra società?

 

Ora una peste quale è l’ISIS è ai nostri confini, per loro è più facile sgozzare un essere umano che una pecora; non uno o due, ma centinaia di individui al grido di Allahu Akbar vengono sgozzati con un coltello!

 

Chi non rende consapevole la gente di questo pericolo, chi non s’impegna a risolvere questa calamità, sarà responsabile della tragedia futura

Chi non rende consapevole la gente di questo pericolo, chi non s’impegna a risolvere questa calamità, sarà responsabile della tragedia futura. Ciò corrisponde ai nostri interessi nazionali: combattere contro l’ISIS e contro i gruppi takfiri significa difendere gli interessi nazionali.

 

 

 

 

 

 

Immagine di english.khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

 

 

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