Alimentazione

Personale militare del Regno Unito chiede aiuto al banco alimentare

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Alcuni membri dell’esercito britannico fanno sempre più affidamento sulle banche alimentari per sbarcare il lunario tra l’alta inflazione e una crisi del costo della vita, ha riferito il canale Sky News lunedì.

 

Secondo una fonte citata dall’emittente, una banca alimentare non ufficiale è stata istituita presso una base della Royal Air Force (RAF) nell’Inghilterra orientale per sostenere i civili locali, ma è finita per essere utilizzata anche dai membri del servizio.

 

L’emittente TV ha anche citato un documento interno della RAF in cui si afferma che alcuni membri del personale sono costretti a scegliere tra «cibo o carburante», mentre altri non sono stati in grado di permettersi viaggi a casa per vedere le proprie famiglie. Il rapporto descriveva una madre single che lavorava per la RAF che era rimasta senza un pasto caldo per quattro giorni perché aveva speso i suoi ultimi soldi per nutrire il suo bambino.

 

Secondo quanto riferito, alcuni membri della RAF non possono permettersi di pagare il cibo nonostante i loro pasti siano sovvenzionati dal governo. Tutto il personale della RAF può attualmente usufruire di un sussidio settimanale di 38 sterline (44 euro) che può essere utilizzato per acquistare pasti nelle basi.

 

Una fonte anonima della RAF avrebbe affermato che «il banco alimentare è popolare», con una nota a piè di pagina del documento in questione che spiegherebbe che mentre il problema «è segnalato nella maggior parte delle unità», esso non è ancora diffuso.

 

Commentando il problema, che si dice sia presente in altri rami dell’esercito, una fonte ha detto a Sky News che i membri del servizio si sentono «incredibilmente arrabbiati e frustrati» per il fatto che alcuni membri del personale «hanno dovuto fare affidamento su agenzie di beneficenza solo per esistere».

 

Il pezzo di Sky ha anche affermato che alcuni membri del servizio a corto di soldi «stanno lottando per permettersi il carburante per andare al lavoro» e «non sono in grado di tornare a casa ogni settimana» per vedere i loro cari, con conseguente calo del morale.

 

Come riporta RT, all’inizio di questo mese, il Ministero della Difesa britannico ha pubblicato un sondaggio che ha rilevato che il 42% del personale militare britannico è soddisfatto della vita nei servizi, in calo rispetto al 50% dell’anno precedente. I problemi elencati includevano alloggi poveri e salari bassi.

 

In questi mesi varie organizzazioni rivelano che parte della popolazione britannica sta saltando i pasti, con impennata colossale del numero di cittadini che si rivolge ai banchi alimentari per nutrirsi.

 

A febbraio si era scatenata in Gran Bretagna quella che è stata definita come la «crisi dell’insalata», con le grandi catene di supermercati a imporre limiti sull’acquisto al consumatore su pomodori, cetrioli e peperoni.

 

L’intera filiera alimentare britannica è stata colpita dalle sanzioni antirusse. Interi impianti di produzione di fertilizzanti sono stati chiusi nel Paese, e non solo, a causa della crisi di materie prime che ha colpito il settore con la guerra ucraina, peraltro fortemente spinta da Londra.

 

In questo contesto, le osservazioni del capo economista della Banca d’Inghilterra Huw Pill sono uno scandalo: ha affermato che le famiglie e le imprese britanniche devono «accettare di essere più povere» e dovrebbero smetterla di chiedere aumenti salariali che sono state, come ha affermato, la causa principale di spingere i prezzi più in alto.

 

Diversi segni lasciano pensare che il Regno stia regredendo a una condizione dickensiane, con fame, «povertà energetica» e un agghiacciante aumento della prostituzione.

 

Epperò i sudditi non si lamentino:  re Carlo III si fa incoronare in pompa magna, tra immani diamanti rubati, carrozze d’oro e vescovesse anglicane benedicenti.

 

Più forte che mai, e pure nelle caserme, risuona il canto dei tifosi del Liverpool: «f*****o la famiglia reale, date da mangiare i poveri»!

 

 

 

 

 

Immagine di Minister of Defence via Wikimedia pubblicata su licenza Open Government Licence version 1.0 (OGL v1.0).

 

 

 

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