Persecuzioni

Pakistan, rapita una ragazza cristiana di 13 anni

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Zarvia Pervaiz, 13 anni, è stata sottratta alla famiglia a fine aprile. Sotto minaccia, è stata costretta a dichiarare di essersi convertita ed essersi sposata con un musulmano in maniera consenziente, ma la giustizia pakistana ha ignorato tutte le leggi contro il matrimonio di minori.

 

 

Un’altra minorenne cristiana è stata rapita e costretta alla conversione all’Islam e al matrimonio.

 

Zarvia Pervaiz, 13 anni, aveva cominciato a ricevere le attenzioni di una coppia di musulmani ad aprile. La famiglia cristiana aveva ospitato per un periodo  I. S., la moglie A. e i tre figli in un momento in cui stavano affrontando difficoltà economiche. Tuttavia la madre di Zarvia, Yasmeen, aveva poi cacciato la famiglia musulmana perché disturbata dal comportamento di I., che abusava di continuo della moglie.

 

Una settimana dopo, il 30 aprile, A. si è presentata a casa Pervaiz chiedendo che Zarvia potesse accompagnarla a fare la spesa. Quando all’imbrunire la ragazza non è rincasata, i suoi genitori hanno cominciato a cercarla al mercato, ma era già stata rapita: I. S. aveva inviato a Yasmeen una nota vocale via Whatsapp dicendo che non avrebbe mai restituito la minorenne.

 

Il giorno dopo la famiglia di Zarvia ha presentato una denuncia presso la stazione di polizia di Sadiqabad a Rawalpindi e in due settimane i coniugi musulmani sono stati arrestati. Zarvia è stata recuperata, ma davanti al magistrato di Rawalpindi ha dichiarato «di aver abbracciato l’Islam e aver contratto un matrimonio con I. S. in maniera libera e consensuale». In realtà la ragazza cristiana ha svelato alla madre di essere stata minacciata da I.: se non avesse dato questa dichiarazione i suoi fratelli sarebbero stati uccisi.

 

Yasmeen Pervaiz ha cominciato a combattere una battaglia legale per riottenere la custodia della figlia, ma il 13 luglio il giudice di Rawalpindi ha respinto la sua richiesta.

 

«Le minoranze non godono in modo equo e completo del diritto di accesso alla giustizia, poiché la polizia e il tribunale continuano a favorire i responsabili della comunità musulmana, ignorando le leggi esistenti in materia di matrimonio forzato e di violenza sessuale», ha dichiarato Yasmeen Pervaiz. «La pratica discriminatoria nelle indagini e nei processi incoraggia gli autori a sottrarre le ragazze minorenni delle minoranze ai loro genitori».

 

Sherkan Malik, attivista musulmani per i diritti umani, ha confermato che «gli apparati statali tendono a sostenere chi commette crimini come le conversioni forzate, i matrimoni infantili, le violenze sessuali, perché convinti che riceveranno una ricompensa celeste per aver aiutato a convertire qualcuno all’Islam, indipendentemente da quanto sia intenzionale o coercitiva la conversione».

 

Nadia Stephen, attivista cristiana di Voice for Justice, ha sottolineato le mancanze del giudice, che ha convalidato il matrimonio nonostante Zarvia fosse minorenne.

 

Il tribunale di Rawalpindi avrebbe dovuto considerare la sentenza emessa dall’Alta Corte di Islamabad a febbraio di quest’anno, secondo cui «il matrimonio di minori di 18 anni è illegale, anche se di loro spontanea volontà».

 

L’ordine giudiziario viola anche la legge sul matrimonio infantile, che vieta i matrimoni con ragazze di età inferiore ai 16 anni.

 

 

 

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Immagine da AsiaNews; modificata

 

 

 

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