Persecuzioni

Pakistan, minorenne cristiana stuprata e convertita con la forza chiede giustizia

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La 15enne Saba è stata rapita, violentata e obbligata a sposarsi. Dopo alcuni giorni è riuscita a fuggire e con la famiglia ha avviato una dura e faticosa battaglia in cerca di giustizia. Spesso i carnefici, musulmani, beneficiano del clima di impunità. Per gli attivisti Saba è «esempio del tentativo di resistere di fronte alle ingiustizie».

 

 

Una nuova vicenda di conversione forzata ai danni di una ragazzina cristiana ancora minorenne rilancia il tema della giustizia e dei diritti in Pakistan, in particolare delle minoranze troppo spesso vittime di abusi in un clima di costante impunità. Violenze e sopraffazioni che vengono perpetrare in nome della religione [islamica], con le Forze dell’ordine e i giudici che nella grande maggioranza dei casi non intervengono per scelta deliberata o per il timore di finire anch’essi oggetto di rappresaglia, rendendosi così complici dei crimini.

 

L’ultimo caso emerso riguarda Saba N., 15 anni, figlia di N. Masih e appartenente a una povera famiglia cristiana di otto persone di Faisalabad, nel Punjab. La giovane è stata rapita da un vicino musulmano Y. H. il 20 maggio scorso, stuprata e costretta ad abbracciare la fede islamica, per poi sposare il suo sequestratore. Tuttavia, dopo alcuni giorni Saba è riuscita a fuggire ritornando alla famiglia di origine, mentre il suo aguzzino è stato fermato dalla polizia.

 

Il 6 giugno Saba compare davanti al magistrato della città per sporgere denuncia in base all’articolo 164 del Codice penale, spiegando di essere stata portata «da Faisalabad a Gujrat» e «violentata per diversi giorni».

 

Il 30 settembre il provvedimento dei giudici con la firma per il mandato di arresto a carico di Y. H. in cui si ricorda che la ragazza è minorenne e il matrimonio nullo, perché «costretta mediante uso della forza e minacce». Tuttavia, a dispetto di denunce e appelli la ragazza è ancora in attesa di giustizia.

 

Interpellato da AsiaNews l’attivista Lala Robin Daniel spiega che la vicenda di Saba è un esempio del tentativo di resistere di fronte alle ingiustizie, con una minorenne che si batte per vedere incriminati colui che l’ha rapita e abusata, incurante delle minacce alla famiglia. In questo caso, vi è da segnalare il ruolo delle Forze dell’ordine che hanno collaborato per la sua liberazione.

 

Joseph Jansen, presidente di Voice of Justice, sposta l’attenzione sul Consiglio per l’ideologia islamica (CII) e il ministero degli Affari religiosi i quali «negano» il problema e sono fra quanti «si oppongono alla legge contro le conversioni forzate».

 

«Questi due organismi – aggiunge – cercano in modo deliberato di espandere la loro influenza e controllare gli sviluppi politici delle norme sulle minoranze e resistere all’introduzione di leggi volte a proteggere i diritti delle minoranze».

 

Padre Pascal Paloos ricorda come i colpevoli spesso cerchino di manipolare o insabbiare le inchieste e i procedimenti giudiziari per restare impuniti, sfruttando anche fenomeni di connivenza o la mancata applicazione delle norme.

 

Inoltre, i giudici emettono sentenze che nella grande maggioranza dei casi sono favorevoli agli assalitori, lasciando impuniti casi di sequestri, violenze e matrimoni forzati in cui le vittime sono spesso ragazze con meno di 18 anni e appartenenti alle minoranze religiose.

 

In conclusione rilanciano l’appello dell’attivista Nadia Stephen, che chiede indagini più approfondite nei casi di sequestri e conversioni forzate, soprattutto se le vittime hanno meno di 14 anni e sono anche oggetto di violenze sessuali.

 

 

 

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Immagine di Tariq babur via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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