Economia
Ondate di licenziamenti di massa negli USA
Per due mesi aziende di collocamento come le veterane Challenger, Gray e Christmas hanno riportato un aumento nei licenziamenti massivi da parte di società con sede negli Stati Uniti. Come riportato da vari media, anche i colossi della tecnologia della Silicon Valley, un tempo considerati inscalfibili, stanno lasciando a casa migliaia di persone al colpo.
Facebook ha smesso di assumere e ha iniziato a licenziare 11.000 lavoratori, il 13% della sua forza lavoro. Alla fine di ottobre Microsoft ne ha licenziati 1.000 e Google ha annunciato probabili licenziamenti di 2.200.
Altre sei aziende tecnologiche più o meno note stanno licenziando tra il 5% e il 50% (Twitter) dei loro dipendenti.
TechWire ha contato una cifra di 137.000 licenziamenti nel 2022 presso giganti della tecnologia e le startup tech messi insieme. La maggior parte dei licenziamenti si è avuta a settembre e ottobre.
Un contesto per tutto ciò era stato fornito da un articolo del Wall Street Journal del 12 luglio secondo cui le spedizioni mondiali di personal computer sono state inferiori del 12,6% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021 e le spedizioni globali di dispositivi elettronici sono diminuite del 15,3%, secondo le società di ricerca Gartner, Inc. e International Data Corp.
Il principale produttore di semiconduttori Intel ha ora iniziato una riduzione della forza lavoro, che dovrebbe tagliare 22.000 posti di lavoro.
A Wall Street, Goldman Sachs ha licenziato centinaia di dipendenti a settembre; Citigroup, Barclays e Morgan Stanley hanno tutti iniziato a licenziare commercianti e «personale consultivo».
Nel settore dei trasporti, la poco conosciuta ma molto grande società di intermediazione di trasporto su camion C.H. Robinson Worldwide Inc. licenzierà 1.200 lavoratori a novembre, 650 dei quali hanno già perso il lavoro, secondo l’agenzia di stampa industriale FreightWaves del 9 novembre.
I tanto pubblicizzati rapporti mensili sull’occupazione del Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti hanno continuato ad aggiungere circa 250.000 posti di lavoro netti ogni mese, con gioia del presidente Biden. Ma durante i sette mesi trascorsi da marzo, la ricerca «National Household Survey» condotta ogni mese dal Dipartimento del Lavoro ha mostrato un aumento pari a zero nel numero degli occupati: lo stesso numero di americani, 151 milioni, impiegati a ottobre come a marzo.
Sette mesi di crescita zero dell’occupazione, mentre il «numero principale» riportato su tutti i media ogni mese sarebbe la cifra, ampiamente «aggiustata» secondo vari parametri, di 2,3 milioni di posti di lavoro in più da marzo, per un totale di 153,3 milioni di posti di lavoro nell’economia statunitense a ottobre.
I lavoratori già occupati che svolgono ulteriori lavori part-time possono rappresentare solo il 10% circa di questi 2,3 milioni di posti di lavoro in più senza più occupati. Più di 2 milioni dei nuovi posti di lavoro dichiarati ufficialmente da marzo sono evidentemente un falso che sarà «corretto» dal Dipartimento del Lavoro USA all’inizio del prossimo anno.
Come scrive EIRN, «che si tratti semplicemente di “aggiustamenti” degli statistici impazziti o di una deliberata falsificazione, forse solo la Casa Bianca di Biden potrebbe dirlo. Più importante dell’ultimo semestre è il futuro, che è un futuro di disoccupazione di massa».