Epidemie

Olimpiadi di Tokyo: chiese chiuse agli atleti per fermare il contagio

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews

 

 

Da oggi a Tokyo rientra in vigore lo stato di emergenza contro la pandemia. Le indicazioni dell’arcivescovo mons. Kikuchi: «Avremmo voluto che ogni parrocchia si facesse carico dei bisogni spirituali di chi giungerà in Giappone. Ma nella situazione di oggi la priorità rimane non trasmettere la malattia».

 

 

 

L’area metropolitana di Tokyo da oggi si trova nuovamente in stato di emergenza per fermare la nuova ondata del COVID-19.

 

La misura viene a coincidere con il periodo delle Olimpiadi, che si apriranno il 23 luglio e vedranno le gare tenersi senza la presenza del pubblico.

 

In questa situazione anche l’arcidiocesi di Tokyo ha deciso di adottare misure rigide affinché l’evento sportivo non diventi un’ulteriore occasione di diffusione del contagio.

 

L’arcidiocesi di Tokyo ha deciso di adottare misure rigide affinché l’evento sportivo non diventi un’ulteriore occasione di diffusione del contagio

Ad annunciarle è il messaggio dell’arcivescovo Tarcisio Isao Kikuchi ai fedeli dell’arcidiocesi che proponiamo qui sotto. Nel testo il presule spiega che nelle chiese di Tokyo restano in vigore le disposizioni emanate lo scorso 20 giugno e che già prevedono – tra le altre cose – la presenza nelle chiese per le celebrazioni solo di un numero limitato di persone distanziate e registrate in parrocchia, l’indicazione agli anziani e ai malati di pregare da casa (con la dispensa dall’obbligo del precetto domenicale), l’invito a spostare on line tutti gli incontri parrocchiali, la presenza di barriere trasparenti tra il sacerdote e il penitente per la confessione.

 

A tutto questo mons. Kikuchi aggiunge l’invito agli atleti e ai loro staff che arriveranno in Giappone ad astenersi dalle visite alle chiese, ricordando che il principio guida seguito dalla Chiesa di Tokyo nella pandemia è sempre stato «non infettarsi e non consentire che altri siano infettati».

 

Ricorda infine la preoccupazione a restare vicini a quanti sono nel bisogno, con una particolare attenzione a chi si trova a fare i conti con la crisi creata dalla pandemia.

 

Nel testo dell’arcivescovo si spiega che nelle chiese di Tokyo restano in vigore le disposizioni emanate lo scorso 20 giugno e che già prevedono – tra le altre cose – la presenza nelle chiese per le celebrazioni solo di un numero limitato di persone distanziate e registrate in parrocchia, l’indicazione agli anziani e ai malati di pregare da casa (con la dispensa dall’obbligo del precetto domenicale), l’invito a spostare on line tutti gli incontri parrocchiali, la presenza di barriere trasparenti tra il sacerdote e il penitente per la confessione

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«Negli anni scorsi l’arcidiocesi di Tokyo aveva considerato di far sì che ogni parrocchia fosse in grado di farsi carico dei bisogni spirituali delle molte persone che sarebbero giunte in Giappone per questo evento internazionale. Tuttavia abbiamo deciso di cancellare tutti questi piani e dunque da parte nostra non vi sarà nessuno speciale coinvolgimento nelle Olimpiadi e nelle Paralimpiadi. Inoltre a quanti giungeranno nell’area metropolitana di Tokyo durante questo periodo saranno fornite informazioni sulle misure di prevenzione adottate nelle parrocchie contro il Covid-19 e sarà richiesto di astenersi dalle visite alle chiese».

 

«Dal 30 gennaio dello scorso anno l’arcidiocesi di Tokyo ha assunto un impegno: non infettarsi e non consentire che altri siano infettati. Per questo abbiamo adottato numerose misure di prevenzione e abbiamo assunto scrupolosamente la responsabilità di proteggerci a vicenda per evitare il diffondersi dell’infezione, proteggendo non solo le nostre vite, ma anche quelle degli altri. Ora, con la proclamazione del quarto stato dello emergenza, continueremo a portare avanti le attività della nostra Chiesa attuando le misure di prevenzione come abbiamo fatto finora. Fondamentalmente continueremo ad adottare le misure già in vigore dal 20 giugno 2021»

 

«Sappiamo tutti che la campagna vaccinale sta avanzando. Io stesso sono stato vaccinato come pure il Santo Padre. Ma su questo tema ciascuno deve prendere da solo le sue decisioni. In oltre non stiamo prendendo in considerazione l’idea di rendere il fatto di essere vaccinati oppure no un criterio per permettere la partecipazione alla Messa»

 

«Sappiamo tutti che la campagna vaccinale sta avanzando. Io stesso sono stato vaccinato come pure il Santo Padre. Ma su questo tema ciascuno deve prendere da solo le sue decisioni. In oltre non stiamo prendendo in considerazione l’idea di rendere il fatto di essere vaccinati oppure no un criterio per permettere la partecipazione alla Messa»

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Mons. Tarcisio Isao Kikuchi
Arcivescovo di Tokyo

 

 

 

 

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