Geopolitica

Nord Stream, anche la Cina insiste: gli USA devono una spiegazione mondiale sul sabotaggio del gasdotto baltico

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Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha affermato venerdì scorso che Washington doveva al mondo una spiegazione, in seguito alla pubblicazione dell’8 febbraio dell’articolo del giornalista Seymour Hersh, che documentava che gli Stati Uniti erano dietro l’esplosione del gasdotto Nord Stream del 26 settembre 2022 dalla Russia alla Germania nel Mar Baltico.

 

«Abbiamo preso atto degli articoli», ha detto Mao Ning, rispondendo a una domanda di Dragon TV. La Mao ha aggiunto che i due gasdotti Nord Stream erano «infrastrutture transnazionali vitali» e che la loro distruzione ha causato un grave impatto economico e ambientale.

 

«Se Hersh sta dicendo la verità, ciò che ha rivelato è chiaramente inaccettabile e bisogna rispondere. Gli Stati Uniti devono al mondo una spiegazione responsabile».

 

Una domanda di follow-up della testata Beijing Youth Daily ha sottolineato la scarsa copertura del rapporto dell’8 febbraio di Hersh da parte dei media statunitensi «liberi, professionali e imparziali». Mao ha risposto: «dimostra solo che alcuni media si preoccupano poco della verità. Fanno finta di non vedere la verità che conta davvero e, il più delle volte, cercano di vendere le false narrazioni piuttosto che la verità».

 

Come riportato da Renovatio 21, malgrado il blackout totale dei media occidentali, qualcosa pare muoversi in Germania (il Paese più danneggiato dall’atto terroristico che ha distrutto i suoi piani di fornitura energetica aprendo a scenari ulteriori di catastrofe economica), con il partito Alternative fuer Deutschland a chiedere al Bundestag che i contenuti degli articoli di Hersh siano pubblicamente discussi.

 

A fine 2022 la Cina ha completato il collegamento per un grande gasdotto che porterà al Dragone il gas russo, che ora gli europei sembrano non voler più.

 

Un anno fa, tuttavia, un gasdotto russo-cinese nella regione siberiana orientale dell’Amur era andato in fiamme. L’impianto, chiamato «Power of Siberia» aveva iniziato le operazioni alla fine del 2019, e processava il gas naturale proveniente dal giacimento di Chayanda di Gazprom e viene utilizzato come materia prima per la produzione petrolchimica.

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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