Geopolitica

Nonna rifiuta il cibo dei soldati ucraini che calpestano la sua bandiera sovietica

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Un altro incredibile video emerge dal teatro di guerra.

 

Una babushka, una nonnina russa, va ad accogliere i soldati fuori da casa sua con una bandiera sovietica: drappo rosso, falce e martello e tutto quanto, chissà come conservato in tutti questi anni.

 

L’anziana signora si è confusa: credeva fossero soldati russi, arrivati per liberarla… invece sono soldati ucraini.

 

I soldati ucraini si prendono gioco di lei, che, inconsapevole, confessa di aver pregato per loro, per Putin e per tutto il popolo.

 

I militari le danno un sacco pieno di cibo. «Prenda, prenda». «Niet, ne nada». No, non serve. «Serve a voi!» risponde con generosità la signora.

 

Quindi i soldati si fanno dare la bandiera, la mettono al suolo e la calpestano.

 

La nonnina capisce che quelle che ha davanti non sono le truppe russe venute a liberarla.

 

Ecco che allora restituisce il sacchetto di viveri. «Ne khachu». Non voglio.

 

«Quella che sta calpestando è la bandiera per cui i miei genitori sono morti» dice la vecchia ai giovinastri armati (da noi) fino ai denti.

 

Quando si dice, il coraggio e l’onore: in una vecchina con il fazzoletto in testa e il cuore pieno di fede patriottica, praticamente sola dinanzi a soldati nemici.

 

 

 

Dopo i video con i prigionieri di guerra russi gambizzati e torturati a morte, dopo i rivoltanti filmati delle telefonate degli ucraini che sfottono le mamme dei soldati russi morti, ecco un altro capolavoro di intelligenza delle forze di Kiev.

 

Talmente geniali che filmano, e soprattutto mandano in giro, una scena del genere. Come possono sperare che un filmato così non sia in boomerang, per molti può essere un mistero: per noi no, perché sappiamo il livello di radicalizzazione a cui hanno sottoposto la gioventù ucraina con il lavaggio del cervello nazi-NATO, e conosciamo quindi la mentalità che hanno voluto rendere dominante nella truppa ucraina – quella degli hooligan.

 

Di fatto, i vari battaglioni runici, ora fusi nell’esercito, sono scaturigini delle curve di vari stadi del Paese – esattamente come era stato in Serbia, per esempio per le famose «Tigri» del capo ultrà della Stella Rossa Belgrado Zeliko Raznatovic detto Arkan.

 

Sappiamo che l’unica cosa che tiene in piedi la baracca ucraina, e che impedisce a scene come questa di tracimare nell’indignazione internazionale, è la corruzione dell’intero sistema dei gazzettieri dell’Impero della menzogna.

 

Quanto potrà reggere questa oscena menzogna, ancora non sappiamo dirlo.

 

 

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