Arte

Noi siamo gli uomini vuoti

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Renovatio 21 pubblica la traduzione della poesia Hollow Men di Thomas Stearn Eliot. Nel 2020 avevamo pubblicato un estratto del capolavoro di Eliot La Terra desolata, poema di abissale attualità rispetto alla tragedia dell’ora presente, di cui possiamo considerare Gli uomini vuoti come una continuazione.

 

Eliot scrisse la poesia nel 1925 a seguito di un pesante esaurimento nervoso. Gli uomini vuoti, gli «uomini impagliati», non hanno personalità, né solidità, nemmeno hanno la forza di reggersi se non appoggiandosi sugli altri – «la testa piena di paglia». Quale profezia, nei tempi della pandemia psichica che ha sottomesso l’umanità intera.

 

L’epigrafe è un omaggio a Guy Fawkes, cospiratore della «congiura delle polveri» con la quale a inizio Seicento si tentava, bombardando il parlamento inglese e la camera dei Lord, il regicidio e la strage dei parlamentari, atti necessari per rinstaurare una monarchia cattolica a Londra. Fawkes, di cui Renovatio 21 ha scritto spesso in occasione della ricorrenza della sua morte che è festeggiata dai britannici, è detto essere inoltre l’ultimo uomo entrato a Westminster con intenzioni oneste.

 

Con la seconda epigrafe («Mistah Kurtz… he dead») la poesia stabilisce una relazione con il romanzo di Conrad Cuore di Tenebra, e quindi con la sua più riuscita trasposizione cinematografica, Apocalypse Now, dove questi versi sono letti da Marlon Brando con insuperabile genio. Esiste un video che circola in rete in cui Brando recita l’intera poesia: si tratta di vette altissime dell’arte del Novecento in ogni direzione possibile.

 

Gli uomini vuoti, gli uomini impagliati, sono davanti a tutti noi ora, più oggi che cento anni fa.

 

Anzi, oggi è perfino peggio: «È questo il modo in cui finisce il mondo/ Non già con uno schianto ma con un lamento». Sappiamo tutti che oggi nemmeno il lamento è consentito, e così dobbiamo assistere a questa apocalisse oscena mentre milioni di uomini vuoti ci collaborano entusiasti, la testa piena di paglia televisiva, il corpo riempito di mRNA alieno.

 

Sì, «Questa è la terra morta». Attualizziamo: questa è la terra della Cultura della Morte.

 

 

 

 

Siamo gli uomini vuoti

 

 

Un penny per il vecchio Guy

Il signor Kurtz… lui è morto

 

Siamo gli uomini vuoti/Siamo gli uomini impagliati/Che appoggiano l’un l’altro/ La testa piena di paglia. Ahimè!

Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini impagliati
Che appoggiano l’un l’altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
Le nostre voci secche, quando noi
Insieme mormoriamo
Sono quiete e senza senso
Come vento nell’erba rinsecchita
O come zampe di topo sopra vetri infranti
Nella nostra arida cantina

 

Figura senza forma, ombra senza colore,
Forza paralizzata, gesto privo di moto;

 

Coloro che han traghettato
Con occhi diritti, all’altro regno della morte
Ci ricordano – se pure lo fanno – non come anime
Perdute e violente, ma solo
Come gli uomini vuoti
Gli uomini impagliati…

Le nostre voci secche, quando noi/Insieme mormoriamo/Sono quiete e senza senso/Come vento nell’erba rinsecchita

 

 

II
Occhi che in sogno non oso incontrare
Nel regno di sogno della morte
Questi occhi non appaiono:
Laggiù gli occhi sono
Luce di sole su una colonna infranta

 

Laggiù un albero ondeggia
E voci vi sono
Nel cantare del vento
Più distanti e più solenni
Di una stella che si spegne.

 

Occhi che in sogno non oso incontrare/Nel regno di sogno della morte/Questi occhi non appaiono

Non lasciate che sia più vicino
Nel regno di sogno della morte
Lasciate anche che porti
Travestimenti così deliberati
Pelliccia di topo, pelliccia di cornacchia, doghe incrociate
In un campo
Comportandomi come si comporta il vento
Non più vicino –

 

Non quel finale incontro
Nel regno del crepuscolo

 

 

III
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.
È proprio così
Nell’altro regno della morte
Svegliandoci soli
Nell’ora in cui tremiamo
Di tenerezza
Le labbra che vorrebbero baciare
Innalzano preghiere a quella pietra infranta.

 

Del regno di tramonto della morte/La speranza soltanto
/Degli uomini vuoti

 

IV
Gli occhi non sono qui
Qui non vi sono occhi
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota
Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti
In quest’ultimo dei luoghi d’incontro
Noi brancoliamo insieme
Evitiamo di parlare
Ammassati su questa riva del tumido fiume
Privati della vista, a meno che
Gli occhi non ricompaiano
Come la stella perpetua
Rosa di molte foglie
Del regno di tramonto della morte
La speranza soltanto
Degli uomini vuoti.

 

 

Fra l’idea/E la realtà/Fra il movimento/E l’atto/Cade l’Ombra

V
Qui noi giriamo attorno al fico d’India
Fico d’India fico d’India
Qui noi giriamo attorno al fico d’India
Alle cinque del mattino.

 

Fra l’idea
E la realtà
Fra il movimento
E l’atto
Cade l’Ombra

 

Perché Tuo è il Regno
Fra la concezione
E la creazione
Fra l’emozione
E la risposta
Cade l’Ombra

 

Fra il desiderio/E lo spasmo/Fra la potenza/E l’esistenza/Fra l’essenza/E la discendenza/Cade l’Ombra

La vita è molto lunga
Fra il desiderio
E lo spasmo
Fra la potenza
E l’esistenza
Fra l’essenza
E la discendenza
Cade l’Ombra

 

Perché Tuo è il Regno
Perché Tuo è
La vita è
Perché Tuo è il

 

Ê questo il modo in cui finisce il mondo/ Non già con uno schianto ma con un lamento.

È questo il modo in cui finisce il mondo
È questo il modo in cui finisce il mondo
Ê questo il modo in cui finisce il mondo

 

Non già con uno schianto ma con un lamento.

 

 

 

 

 

 

Questa è la Terra desolata

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