Geopolitica

Niger, un prete spiega la situazione

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La calma regna nelle strade dopo il colpo di stato militare che ha estromesso dal potere il presidente Mohamed Bazoum, ha affermato un sacerdote missionario cattolico di stanza nella capitale del Niger, Niamey.

 

In un rapporto inviato giovedì 27 luglio al servizio informazioni di Propaganda Fide, l’agenzia Fides, padre Mauro Armanino ha anche confermato che alcune persone sono rimaste ferite nel disordine seguito alla dichiarazione del golpe mercoledì 26 luglio.

 

«Tutto è calmo nelle strade», ha detto il membro della Società delle missioni africane (SMA) a proposito colpo di Stato, che secondo i soldati era volto a impedire al presidente Bazoum di destabilizzare il Paese dell’Africa orientale.

 

E aggiunge: «Sulle strade c’è meno traffico del solito, anche perché in città è in corso un temporale, dopo la “solita” tempesta di sabbia che ha oscurato per un po’ il sole mattutino».

 

Padre Armanino indica che alcuni delle persone ferite, «probabilmente a seguito di colpi sparati dalla Guardia presidenziale per dissuadere i manifestanti intorno alla casa del presidente Bazoum», sono state trasferite all’ospedale nazionale.

 

Secondo Reuters, il colonnello Amadou Abdramane e altri nove ufficiali hanno annunciato la rimozione del presidente la notte del 26 luglio, affermando che l’azione era volta a «porre fine al regime a causa del deterioramento della situazione della sicurezza e del malgoverno».

 

Questo colpo di Stato, che ha portato alla sospensione di ogni attività politica e alla chiusura delle frontiere, è il settimo in Africa occidentale e centrale dal 2020.

 

Il missionario aggiunge alcune considerazioni sulle cause della situazione attuale. «Vedremo cosa accadrà dopo», ha scritto, «ma per ora, credo che ci siano delle cose da considerare».

 

Tra queste: «Lo smantellamento dei partiti politici di opposizione (voluta o subita…) e la “migrazione” dei deputati al campo presidenziale hanno ridotto lo spazio politico istituzionale. Quanto alla società civile, essa è stata progressivamente soggiogata al “progetto” presidenziale, scomparendo come entità autonoma, critica e propositiva».

 

«La cancellazione della classe intellettuale, comprata, venduta o messa all’asta, ha portato a un vuoto di pensiero difficile da colmare. La presenza di molti eserciti stranieri, comprese le basi, non è necessariamente gradita alle popolazioni e agli stessi soldati nigerini».

 

In Niger, Francia e Stati Uniti hanno importanti installazioni militari con basi, truppe e droni. Anche l’Unione Europea e l’Italia hanno una presenza militare nel Paese, che si confronta anche con movimenti jihadisti provenienti da Mali, Burkina Faso e Nigeria.

 

A riaccendere le tensioni è un presunto messaggio del leader della milizia wagneriana Evgenij Prigozhin: dice che il tentativo di golpe è «una lotta contro i colonizzatori» – ovvero i francesi – proprio mentre si sta svolgendo a San Pietroburgo il secondo vertice Russia-Africa.

 

Per Parigi, il Paese è strategico sia perché rappresenta l’ultimo baluardo, con il Ciad, della presenza militare francese nel Sahel (dopo il ritiro dei contingenti francesi da Mali e Burkina Faso, due Paesi dove gli stati militari hanno rovesciato i governi civili) e per le miniere di uranio di Arlit, essenziali per il programma nucleare francese.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

 

Immagine di Roland via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

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