Arte
Nick Cave contro i musicisti che usano ChatGPT
Nick Cave si scaglia veementemente contro l’Intelligenza Artificiale, e non nemmeno è la prima volta.
In un post sul suo blog The Red Hand files in stile «lettera all’editore», Cave ha risposto alle domande di due personaggi dell’industria musicale sui cantautori che utilizzano l’IA generativa per accelerare il processo.
«So che hai già parlato di ChatGPT”» ha scritto l’autore della lettera, «ma cosa c’è di sbagliato nel rendere le cose più veloci e più facili?»
Il cantautore australiano, uomo dalla lunga e variegata carriera e nonché dalla vita travagliata assai, è risaputamente un acerrimo nemico dell’IA.
«ChatGPT rifiuta qualsiasi nozione di lotta creativa, che i nostri sforzi animano e nutrono le nostre vite dando loro profondità e significato», tuona il Caverna. «Rifiuta che ci sia uno spirito umano collettivo, essenziale e inconscio alla base della nostra esistenza, che ci collega tutti attraverso il nostro impegno reciproco».
L’intento della tecnologia, ha continuato il popolare musicista, «è quello di eliminare il processo di creazione e le sue sfide che lo accompagnano, considerandolo nient’altro che un inconveniente che fa perdere tempo e ostacola la merce stessa».
«Perché preoccuparsi del processo artistico e delle prove che lo accompagnano?» ha chiesto.
Cave aveva già scritto di chatbot AI in precedenza. In particolare, un suo commento di inizio anno sembra, a pochi mesi di distanza, già una profezia di precisione spiazzante:
A gennaio, quando OpenAI non era ancora davvero arrivato all’opinione pubblica e non aveva ancora portato migliaia di persone a perdere il lavoro, un altro fan aveva scritto sul blog del musicista utilizzando testi generati da ChatGPT dove il chatbot era stato incaricato di scrivere «nello stile di Nick Cave».
Non lo avesse mai fatto.
«L’apocalisse è sulla buona strada», aveva ringhiato Cave. «Questa canzone fa schifo».
Il Cave ritiene che ChatGPT stia creando seri danni al processo creativo degli artisti. Seguendo il suo ragionamento, minando la creatività umana e trasformandola in un’imitazione a buon mercato destinata a essere venduta, AI potrebbe danneggiare anche il concetto di arte e la sua importanza per lo spirito umano.
«Ci sono tutti i tipi di tentazioni in questo mondo che divoreranno il tuo spirito creativo», ha scritto l’artista, «ma nessuna è più diabolica di quella sconfinata macchina di demoralizzazione artistica, ChatGPT».
La rivoluzione del chatbot IA, che a breve praticamente produrrà ogni contenuto fruibile in rete, è di portata non ancora calcolata.
L’attuale sciopero in corso ad Hollywood, che interessa i sindacati degli attori e degli sceneggiatori, è in larga parte in reazione al fatto che l‘Intelligenza Artificiale sta già divorandosi l’intera filiera di produzione di film e serie TV, deumanizzando l’industria nel processo.
Il mese scorso è stato rivelato che il Bild, il tabloid tedesco di proprietà e gestito dalla principale casa editrice europea Axel Springer, dovrebbe sostituire oltre un centinaio di lavori editoriali umani con l’Intelligenza Artificiale.
Come scritto da Renovatio 21, chatGPT e i suoi simili non solo si porteranno via insegnanti, giornalisti e artisti, ma andrà a sostituirà la realtà stessa.
Immagine di Henry W. Laurisch via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)