Guerra cibernetica

Misteriosi hacker attaccano telescopi spaziali

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Alcuni hacker hanno preso di mira i principali telescopi delle Hawaii e del Cile, costringendo gli scienziati a mettere temporaneamente fuori servizio dieci osservatori. 

 

Si tratta di uno fatto avvolto nel mistero, che spinge i ricercatori a cercare una risposta quanto prima, riferisce Science. Perché qualcuno dovrebbe tentare intenzionalmente di interrompere la ricerca astronomica?

 

La sospensione ha già interrotto una serie di progetti internazionali, tra cui tesi di dottorato e altri documenti. I ricercatori sono preoccupati e stanno ora cercando modi per rafforzare la sicurezza informatica e riprendere le osservazioni. Per molte ricerche potrebbe essere già troppo tardi. Molte osservazioni sono programmate in modo serrato, lasciando agli scienziati finestre temporali ristrette, molte delle quali si sono già chiuse.

 

La portata delle conseguenze non è di poco conto. All’inizio di questo mese, NOIRLab, un laboratorio di ricerca sostenuto dal governo federale, ha annunciato che il suo telescopio Gemini North alle Hawaii era stato spento a seguito di un «incidente informatico». In seguito è toccato al suo telescopio gemello, il Gemini South.

 

Una settimana dopo, NOIRLab ha impedito agli astronomi di accedere da remoto ai controlli di un’altra rete di telescopi chiamata Osservatori di media scala in Cile. Altri otto telescopi nel paese hanno dovuto sospendere le operazioni.

 

NOIRLab si è rifiutato di spiegare la natura dell’attacco informatico e di chiarire se gli aggressori chiedessero un riscatto.

 

Da allora NOIRLab ha proposto di inviare un gruppo di studenti laureati in Cile con la speranza di riprendere le osservazioni di persona.

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Altri si sono chiesti se gli hacker sapessero cosa stessero realmente facendo. «Molto probabilmente, l’aggressore non sa nemmeno che sta attaccando un osservatorio», ha detto a Science Von Welch, capo in pensione del NSF Cybersecurity Center of Excellence.

 

È una situazione insolita quella in cui si trovano gli astronomi, poiché gli attacchi informatici di solito non fanno parte del loro lavoro. 

 

Luis Welbanks, un postdoc in astronomia presso l’Arizona State University, che utilizza osservazioni da terra per studiare le atmosfere dei pianeti extrasolari, ha detto a Science che «quando le persone dicono, “Oh, dove sono i dati?” Allora dovrò dire: “Beh, non ho dati perché un hacker da qualche parte ha distrutto il computer”. Non so se qualche comitato per le assunzioni sarà favorevole a questo».

 

Nel prossimo futuro vedremo con probabilità anche il numero di satelliti hackerati: già vi sono, sul tema, competizioni pubbliche. Lo scorso agosto un gruppo di «hacker etici» italiani chiamato Mhackeroni ha vinto l’Hack-a-Sat, una gara indetta dal governo USA volta a valutare la vulnerabilità dei sistemi spaziali.

 

L’Hack-a-Sat, che è arrivato alla quarta edizione, si è svolto a Las Vegas durante la nota conferenza internazionale di cybersecurity chiamata Def Con. Gli hacker italiani, un gruppo con specialisti provenienti dalle università di Padova, Milano, Torino, Roma, Venezia, Pisa, Parma, Perugia, Genova, hanno vinto la sfida di violare i servizi di sicurezza e prendere il controllo di un satellite del governo USA.

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Immagine di Gemini/NSF/AURA via Wikimedia pubblicata su licenza  Creative Commons Attribution 4.0 Internationa

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