Droga

Messico, il sindaco si rifugia in una base militare mentre il caos si impadronisce di Tijuana

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Il sindaco di Tijuana si è rifugiata in una base militare, dove sarebbe protette da due settimane, mentre la cittadina è sprofondata nel caos.

 

È stato lo stesso presidente Andrés Manuel López Obrador (chiamato spesso AMLO) a dichiarare lo scorso martedì che il sindaco Montserrat Caballero è «protetta da circa due settimane. Abbiamo deciso di aiutarla a proteggerla e continueremo a farlo». La Caballero sarebbe fuggita in una base ai confini della città.

 

Tijuana, sede del sanguinario grande gruppo criminale noto come «Cartello di Tijuana», è una città di confine tra Messico e USA, da sempre al centro di violenze indicibili perpetrate dai cartelli dei narcotrafficanti. La lotta per le rotte del contrabbando di droga da parte dei cartelli arriva mentre persiste la crisi dei confini di Biden. Le uccisioni a Tijuana, a pochi chilometri da San Diego, sono aumentate del 9% negli ultimi 12 mesi. Tijuana ha più omicidi di qualsiasi altra città del Messico ed è uno dei luoghi più pericolosi del mondo.

 

La Caballero ha annunciato pubblicamente la sua decisione di cercare protezione presso una base militare locale all’estremità meridionale di Tijuana, a circa 8 chilometri dalla città, dopo che lunedì è stato trovato un camioncino con sette cadaveri.

 

«Ho ricevuto minacce, quindi vivrò alla base», ha dichiarato il sindaco.

 

Le minacce rivolte al sindaco dai narco-cartelli sarebbero arrivate in risposta al sequestro di armi da parte della sua amministrazione di 1.700 armi da fuoco più l’arresto di 56 persone.

 

«Sono arrabbiati», ha detto il sindaco Caballero. «Ed è per questo che ho ricevuto minacce».

 

Lo stesso presidente AMLO ha dichiarato che le minacce sono state dirette anche al governatore dello stato di confine della Baja California.

 

Come riportato da Renovatio 21, lanciarazzi Javelin di fabbricazione americana spediti in Ucraina sono riapparsi al confine messicano-statunitense portati a tracolla da «soldati» dei cartelli, che sono divenuti assai abili nell’uso di droni sia come strumento si contrabbando della droga che di attacco militarizzato vero e proprio.

 

L’anno scorso il giornalista messicano Fredid Román fu assassinato poche ore dopo aver parlato su Facebook dei 43 studenti scomparsi, un caso di oramai nove anni fa che scuote ancora l’opinione pubblica: ragazzi scomparsi nel nulla mentre andavano ad una protesta, una sparizione misteriosa che lo scrittore aveva definito un’ atrocità e un «crimine sponsorizzato dallo Stato», indicando gli esecutori come un noto cartello Narcos.

 

Come riportato da Renovatio 21, in Messico in questi anni si sono visti scontro sanguinari tra i gruppi Narcos.

 

La situazione in Messico rimarrà fuori controllo fino a che lo rimarrà il confine lasciato aperto dall’amministrazione Biden per ragioni ai più oscure.

 

Il candidato presidente Donald Trump, oltre a promettere la sistemazione della questione del confine, ha suggerito che potrebbe condurre operazioni militari in territorio messicano per terminare il problema dei cartelli narcotrafficanti.

 

 

 

 

 

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.

 

 

 

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