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Membro del CdA Pfizer, pressioni su Twitter per censurare le informazioni sul vaccino COVID?

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Il membro del consiglio di Pfizer, il dottor Scott Gottlieb, avrebbe fatto pressioni su Twitter per censurare le informazioni che mettevano in dubbio l’efficacia del vaccino COVID rispetto all’immunità naturale. Lo riporta Summit News, citando i cosiddetti Twitter Files, cioè documenti interni del colosso dei social media dati dal nuovo proprietario Elon Musk ad un pool di giornalisti indipendenti.

 

I Twitter files appena rilasciati mostrano che la piattaforma avrebbe censurato un tweet del dottor Brett Giroir, membro del consiglio della società biofarmaceutica Altesa Biosciences, che produce farmaci per combattere il COVID, dopo una segnalazione del Gottlieb.

 

Nell’agosto 2021, Gottlieb si è lamentato con Todd O’Boyle, un senior manager del team di politica pubblica di Twitter, dell’affermazione di Giroir secondo cui l’immunità naturale offriva una protezione maggiore rispetto al vaccino.

 

«Ora è chiaro che l’immunità naturale del #COVID19 è superiore all’immunità del #vaccino, di MOLTO. Non c’è alcuna giustificazione scientifica per la prova #vax se una persona aveva un’infezione precedente. @CDCDirector @POTUS deve seguire la scienza. Se nessuna precedente infezione? Fatti vaccinare!» aveva twittato il dottor Giroir citando uno studio comparso sulla piattaforma di paper non ancora peer-reviewd medRxiv.

 

 

Al momento in cui pubblichiamo questo articolo il bollino «misleading» («fuorviante», «ingannevole») è ancora presente sotto il tweet.

 

In una mail il Gottlieb aveva scritto che «questo è il tipo di roba che è corrosiva. Qui trae una conclusione radicale da un singolo studio retrospettivo in Israele che non è stato sottoposto a peer review. Ma questo tweet finirà per diventare virale e guidare la copertura delle notizie».

 

L’O’Boyle ha quindi inoltrato l’e-mail di Gottlieb al team di risposta strategica di Twitter per la revisione, ma non ha detto loro che Gottlieb era nel consiglio di amministrazione di Pfizer, riferendosi invece a lui semplicemente come «ex commissario della FDA».

 

Nonostante Twitter abbia stabilito che il tweet non ha violato le sue regole, ha comunque inserito il tag «fuorviante» sul post, il che significa che le sue risposte, condivisioni e Mi piace sono state disabilitate, facendo così in modo che il contenuto venisse affogato dall’algoritmo.

 

Una settimana dopo, Gottlieb si è lamentato di un altro tweet dello scettico dei lockdown Justin Hart che affermava: «Bastoni e pietre possono rompermi le ossa, ma un agente patogeno virale con un tasso di mortalità infantile di circa lo 0% è costato ai nostri figli quasi tre anni di scuola».

 

«La preoccupazione di Gottlieb era che il tweet potesse generare dubbi sulla somministrazione del vaccino COVID ai bambini, dato che “sarebbe stato presto approvato per i bambini dai 5 agli 11 anni”» scrive Summit News. Secondo il giornalista Alex Berenson, che era stata a sua volta censurato da Twitter e la cui causa in tribunale ha contribuito ad aprire questo vaso di pandora grazie ai documenti desecretati, in questo caso tuttavia Twitter avrebbe rifiutato di censurare il commento di Hart.

 

«Gottlieb ha risposto alle rivelazioni su di lui che segnalava il tweet di Giroir affermando che la pubblicazione di questa e-mail era una “divulgazione selettiva” delle sue “comunicazioni private con Twitter” e che aveva alimentato “l’ambiente di minaccia” e istigato “un dialogo più minaccioso, con conseguenze potenzialmente gravi”» scrive il sito Reclaim The Net.

 

Il dottor Giroir, invece «ha accusato Gottlieb di tramare con Twitter per “apparentemente mettere gli interessi aziendali al primo posto e non la salute pubblica”».

 

Ma la cosa si può allargare molto oltre Twitter: è stato rivelato in questi giorni di pressioni della Casa Bianca su Facebook al fine di censurare Tucker Carlson, giornalista TV di Fox contrario alla vaccinazione COVID sin dal primo momento.

 

Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa il nuovo padrone di Twitter Elon Musk ha pubblicamente dichiarato che «ogni società di social media è impegnata in una pesante censura, con un coinvolgimento significativo e, a volte, la direzione esplicita del governo».

 

L‘allineamento tra potere politico e potere corporativo, che un tempo si insegnava a chiamare fascismo, ora si chiama Grande Reset, e dovrebbe lasciare chiunque sbalordito: specie quando di mezzo c’è l’autonomia del proprio corpo, quella tanto sbandierata nel caso dell’aborto (dove evidentemente gli abortisti considerano i bambini come un’escrescenza personale della donna prontamente sacrificabile, tipo un’unghia, un foruncolo, un punto nero).

 

Come tutto questo complotto che ora viene alla luce negli USA possa riflettersi anche in Italia – dove, nel disinteresse totale della politica, in ispecie delle figure della destra cresciute proprio grazie ai social – non abbiamo idea. Sappiamo che migliaia, se non milioni, di account potrebbero essere stati censurati, shadowbannati, disattivati sulla scorta di qualche segnalazione (di chi? Di un dipendente delle farmaceutiche? Di una figura dell’amministrazione dello Stato? Italiana o americana?) o di chissà quale inspiegabile algoritmo.

 

Noi ne sappiamo qualcosa.

 

L’idea che ci siamo fatti, seguendo i Twitter Files, è che potrebbero essere circolate delle liste, anche di centinaia di migliaia di nomi, sui cui account e pagine intervenire. Chi abbia pubblicato quelle liste, per conto di chi, e perché ci rimane completamente ignoto. Così come se tutto questo possa essere legale in un sistema sedicente democratico.

 

Nell’era della trasparenza dichiarata dell’era elettronica e dello Stato moderno, è davvero difficile sapere se verremo mai a conoscenza della verità. Alla faccia del GDPR, dell’autorità per la privacy, della Costituzione, della decenza.

 

 

 

 

 

Immagine di Pubblico Dominio CC0 via Wikimedia

 

 

 

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