Epidemie

Medaglia d’oro al COVID autorizzato

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La più bella medaglia delle Olimpiadi del Paese meno controverso del mondo l’ha vinta un’atleta del curling, e pazienza se in parecchi ancora si interrogano sulla significazione di tale disciplina: l’importante, è come si dice, che abbia vinto il migliore, e cioè il COVID-19.

 

È accaduto così che Tahli Gill, olimpionica australiana del curling, abbia potuto partecipare, e vincere, nonostante fosse positiva al coronavirus. Si tratta di una grande vittoria per un altro Paese che nell’ultimo biennio ha dimostrato la sua estrema simpatia: l’Australia. Avendo coscienza del lavoretto che Canberra ha appena fatto a Djokovic, dobbiamo immaginare che la Gill potrebbe anche essere doppio-triplo-vaccinata, ma non ha importanza.

 

Rileva il motivo per cui la ragazza col coronavirus ha potuto gareggiare: è stata autorizzata.

Se vi mancava un tassello ulteriore del significato concreto dell’espressione «dittatura sanitaria», eccovelo: che una positiva possa comunque partecipare lo decide una commissione medica

 

Se vi mancava un tassello ulteriore del significato concreto dell’espressione «dittatura sanitaria», eccovelo: che una positiva possa comunque partecipare lo decide una commissione medica. I medici ora decidono la vita e la morte, la libertà o la prigionia: e figurarsi se non possono decidere il medagliere delle Olimpiadi.

 

I canguri saltano di gioia: i cinesi, con i quali ultimamente hanno qualche problemino, hanno fatto un regalone inaspettato.

 

Ecco che parte urbi et orbi comunicato zompettante: «il Comitato olimpico australiano (AOC) ha appena ricevuto una mail dal sistema sanitario pubblico cinese in cui si informava che la coppia può continuare seguendo i protocolli per i contatti stretti. La commissione medica ha esaminato i valori del tampone di Tahli Gill dopo il test PCR nelle ultime 24 ore e ha stabilito che rientravano in un range accettabile».

 

Quindi, noi poveri mortali apprendiamo non solo che, nonostante l’immane meccanismo montato per lo sport (atleti esclusi, «bolle» epidemiologiche, etc.), un positivo può competere.

I medici ora decidono la vita e la morte, la libertà o la prigionia: e figurarsi se non possono decidere il medagliere delle Olimpiadi

 

No, apprendiamo anche qualcosa di più importante: per il coronavirus c’è un «range di valori». Puoi essere molto malato, poco malato, malaticcio, malatissimo. Puoi essere dilettante COVID, un campione COVID, un olimpionico COVD.

 

Esattamente come avviene per la gravidanza: puoi essere poco incinta, molto incinta, olimpionica della dolce attesa. (anzi, molto incint*, olimpionic*).

 

Lancia il pentolozzo sul ghiaccio, spazza e spazza, ecco che la curler con il suo partner degli antipodi battono i campioni in carica, i canadesi. Poche ore prime, avevano detto loro che dovevano tornare a casa, perché se sei positivo COVID mica puoi competere. E invece… Trac, contrordine, performance perfetta, medaglia d’oro zecchino.

 

È una storia strappalacrime, sentiamo in sottofondo la musica scritta da Vangelis per Momenti di gloria, oppure quella di Rocky sulla scalinata, fate voi.

Peccato se il lettore ha perso il lavoro perché sano: le persone malate (e magari ultravaccinate) possono invece vincere alle Olimpiadi

 

Tuttavia, la cosa più grottesca è vedere come riportano la situazione i giornali – niente di che, un semplice caso di COVID nei valori accettabili, e peccato se il lettore ha perso il lavoro perché sano: le persone malate (e magari ultravaccinate) possono invece vincere alle Olimpiadi.

 

Spiegatelo ai ragazzini di Open, che danno sereni la notizia, senza commenti, senza domande, senza «fact checking», felici come il giorno in cui l’ex PSI Mentana li ha tirati fuori da un cappello pieno di lauree in Scienze della Comunicazione.

 

Potrebbero spiegarlo ai bambini non vaccinati (che sono, in varie classi, la stragrande maggioranza) che in questo momento sono in DAD, o semi DAD, perché hanno trovato 5 loro compagni positivi, quindi a loro non è permesso andare a scuola, mentre ai compagni sottoposti all’mRNA sì.

 

Ecco, qual è il «range di positività» dei bambini in DAD? Quelli che ce lo hanno basso, possono tornare a scuola?

 

Abbiamo idea che nessuno – giornalisti, politici, medici, genitori mRNA – voglia rispondere a questa domanda.

 

Se vi fossero olimpiadi della verità – che mai potrebbero tenersi in Cina – il podio lo vedrebbero con il telescopio.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

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