Epidemie

Mascherine, botte alla Coop. E lacrime di coccodrillo.

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È finita come temevamo già ai tempi del lockdown duro: il supermercato diviene luogo di violenza.

 

È successo a Crema, al centro commerciale Gran Rondò, all’interno del supermercato Coop. Nel video che circola in rete, si vedono cestelli che volano, la gente impaurita, urla, e un nerboruto signore di probabile origine africana (un uomo della security?) che mena cazzotti stendendo un signore apparentemente privo di mascherina.

 

Le testate locali raccontano che la rissa sarebbe scoppiata quando due avventori si sarebbero rifiutati di indossare la mascherina.  I due sarebbero di origine straniera, ma come sapete, secondo il codice deontologico dell’Ordine dei Giornalisti è fortemente sconsigliato dirlo. Sarebbe poi intervenuta la polizia per bloccarli.

 

 

Immaginavamo che scene del genere sarebbero affiorate qualche mese fa, quando il supermercato era l’unico luogo dove si poteva andare, e alcuni scaffali cominciavano a svuotarsi: invece è successo adesso, e la causa è la mascherina. Un po’ di nervosismo, insomma, deve essere rimasto addosso a tutti

Secondo Repubblica, dopo la rissa visibile in video, uno dei due sarebbe tornato sul luogo «cric per auto nascosto tra i vestiti per colpire l’addetto alla vigilanza, ma è stato bloccato dalla polizia arrivata nel frattempo».

 

Ammettiamo di essere sorpresi: immaginavamo che scene del genere sarebbero affiorate qualche mese fa, quando il supermercato era l’unico luogo dove si poteva andare, e alcuni scaffali cominciavano a svuotarsi.

 

Dobbiamo ricrederci: è successo adesso, e la causa è la mascherina. Un po’ di nervosismo, insomma, deve essere rimasto addosso a tutti.

 

Vale la pena di leggere quello che ha postato un membro dei mitici Cobas, il sindacato autonomo in teoria anni luce più a sinistra di chiunque, tanto che su Wikipedia la loro idelogia è ancora segnata come «comunismo».

 

«Il video che abbiamo ricevuto dai lavoratori è spaventoso» attacca il lamento Cobas.

 

«Ma questo è quanto accade nei luoghi del commercio tutti i giorni e milioni di lavoratori restano esposti al rischio di contagio e alla possibilità di aggressione da parte dei negazionisti della pandemia. Non c’è più tempo, le segnalazioni dei lavoratori hanno frequenza ormai quotidiana e il rischio di contagio, sommato a quello di aggressione, devono essere contenuti dalle istituzioni di questo Paese».

 

Povere coop insomma, poveri eroi dello scaffale che sono esposti al COVID e adesso anche alla follia violenta di qualche No-Mask.

Povere coop , poveri eroi dello scaffale che sono esposti al COVID e adesso anche alla follia violenta di qualche No-Mask.

 

Tuttavia, il Cobas ricorda «La retorica degli eroi, quelli in prima linea durante il lockdown, non serve per lavorare in serenità,  servono invece contingentamenti agli ingressi, mascherine e controlli stringenti». In pratica, repressione del consumatore selvaggio che crede di entrare al super senza prenotare, com’era uso fare in era pre-covidica.

 

«Oltre alla crisi sanitaria siamo di fronte a un vero e proprio problema di ordine pubblico che deve essere affrontato con vigore dal Governo, attraverso i Ministri competenti e i Prefetti», conclude il post Cobas. Non so a voi, ma personalmente a questo punto ci suonerebbe bene un climax finale come quello nel discorso di Gian Maria Volonté ai colleghi poliziotti in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: «Repressione è civiltà!».

 

(«Il popolo è minorenne, la città è malata… La repressione è il nostro vaccino!»)

 

 

Come mai nel lockdown hanno chiuso ogni possibile attività umana, ma non la GDO? Un luogo con migliaia – decine di migliaia – di persone che si assembrano, che toccano i medesimi oggetti. Un formicaio di uomini e germi lasciato aperto in tranquillità

Tuttavia, dello scontro etnico mascherato e delle parole del Cobas ci importa relativamente. È un altro il pensiero che ci attanaglia da qualche mese.

 

Come mai nel lockdown hanno chiuso ogni possibile attività umana, ma non la GDO? Un luogo con migliaia – decine di migliaia – di persone che si assembrano, che toccano i medesimi oggetti. Un formicaio di uomini e germi lasciato aperto in tranquillità.

 

Quindi disinfettavano ogni ora i carrelli? I vasetti di pummarola? Il banco della frutta fresca?

 

Il ricircolo dell’aria al supermercato va bene, però certi condomini, si diceva, devono fare a meno dell’aria condizionata. Giusto?

 

Nessuno starnutisce, in ipermercato. Il contagio c’è nelle scuole e nei parchi, non nelle unità della GDO.

Hanno fatto strame della democrazia, della Costituzione, dei diritti dell’uomo, e soprattutto dei vostri diritti, delle vostre vite. Ma hanno tenuto aperto i supermercati.

 

Sentiamo già le voci di protesta: «Ma come? Volevate chiudere anche i supermercati? E come avrebbe fatto la gente a procacciarsi il cibo».

 

Signori, hanno chiuso tutto quanto. Hanno distrutto il nostro lavoro, le nostre vite. Ci hanno impedito di vedere i nostri cari – soprattutto i nostri cari («abituatevi ad un mondo dove i nipoti non potranno più abbracciare i nonni»). Un’entropia sociale che non si era mai vista, nemmeno in guerra, nemmeno sotto l’occupazione straniera, dove il coprifuoco era esponenzialmente più generoso.

 

Pensateci ancora un momento: hanno fatto strame della democrazia, della Costituzione, dei diritti dell’uomo, e soprattutto dei vostri diritti, delle vostre vite. Ma hanno tenuto aperto i supermercati.

 

Se si fosse trattata di una guerra (come ci hanno ripetuto in tanti, ma ribadiamo che in guerra la gente gode di una libertà incommensurabilmente maggiore) allora lo Stato avrebbe potuto agevolmente organizzare una distribuzione di cibo. Camion dell’esercito, o della protezione civile, che passano nei quartieri, e consegnano alle famiglie pasta e conserve, magari pure qualche dolciume. A la guerre comme à la guerre: non crediamo che il popolo italiano si sarebbe ribellato, anzi, avrebbe inteso ancora più a fondo la gravità della situazione prospettata dal governo uscito dalla fase aperitivo sul Naviglio.

 

Ci chiediamo: forse che i supermercati sono restati aperti forse perché il 30%  (o forse di più) del mercato della Grande Distribuzione Organizzata è delle cooperative? Le stesse cooperative che, smuovendo filiere infinite di altre cooperative (packaging, trasporti, agricoltura, etc.) sono il polmone di economia e consenso di uno dei partiti di governo ?

 

Il fatto è che esse non paiono aver problemi con l’era del consumatore mascherato. Anzi. Prendete la foto qui sotto, che al solito vale più di mille parole.

 

Ci chiediamo: forse che i supermercati sono restati aperti forse perché il 30% o financo 40% del mercato della Grande Distribuzione Organizzata è delle cooperative? Le stesse cooperative che, smuovendo filiere infinite di altre cooperative (packaging, trasporti, agricoltura, etc.) sono il polmone di economia e consenso di uno dei partiti di governo ?

 

Una pubblicazione coop mette in prima una bambina piccola mascherata, e intuiamo il sorriso dietro alla maschera, è una bambina felice di essere conforme, e apprendiamo che sulle cui scuole possono spendere una parola anche le coop.

Il mondo progressista, anche quello sulla carte più estremo, si riduce a questo: guardiani della soglia di un mondo che è impazzito ma che garantisce loro lo stipendino a fine mese, e che quindi va preservato con ogni mezzo possibile, anche con quelli «impopolari», cioè contro il popolo.

 

È conoscendo questo piccolo fatto impensabile fino a qualche anno fa – le cooperative come strenuo difensori dello status quo socioeconomico – che non ci stupiamo anche dei Cobas che chiedono «contingentamento» (letterale) dei consumatori  da mascherare tutti. Lo avevamo visto con gli altri sindacati: difesa ad oltranza del vaccino, e campagne per vaccinare soprattutto i vecchi.

 

Il mondo progressista, anche quello sulla carte più estremo, si riduce a questo: guardiani della soglia di un mondo che è impazzito ma che garantisce loro lo stipendino a fine mese, e che quindi va preservato con ogni mezzo possibile, anche con quelli «impopolari», cioè contro il popolo.

 

Delle Coop, anni fa, fu socio George Soros. Più o meno a quell’altezza, se ne vennero fuori con la loro linea di preservativi low cost, creando il brand irresistibile «Fallo Protetto!»: «la risposta di Coop alla protezione sessuale» dice il sito web.

Delle Coop, anni fa, fu socio George Soros. Più o meno a quell’altezza, se ne vennero fuori con la loro linea di preservativi low cost. Credete quindi che esiteranno un minuto riguardo al preservativo facciale?

 

In pratica, come il loro ex socio miliardario USA, non sono terribilmente felici all’idea che si facciano tanti bambini, meglio limitare, volendo, con un bel pezzo di lattice sulla parte più sensibile del corpo, con gran risparmio anche in termini di epidemie veneree. Credete quindi che esiteranno un minuto riguardo al preservativo facciale?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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