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Mascherina, studio britannico: «nessuna prova» della protezione dei vulnerabili contro il COVID

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Un rapporto pubblicato dall’ente sanitario britannico UK Health Security Agency (UKHSA) ha rilevato che «non è stato possibile presentare alcuna prova» per dimostrare che le mascherine proteggano le persone vulnerabili dal COVID. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

Lo studio ha esaminato se le cosiddette mascherine di alta qualità come le N95, KN95 e FFP2 abbiano contribuito a proteggere le persone vulnerabili nella comunità dal contrarre il virus.

 

«La revisione non ha identificato alcuno studio da includere e quindi non ha potuto fornire alcuna prova per rispondere alla domanda di ricerca», hanno concluso gli autori. «Non sono stati trovati studi corrispondenti ai criteri di inclusione, quindi non è stato possibile presentare alcuna prova».

 

Il professor Carl Heneghan, professore di medicina basata sull’evidenza presso l’Università di Oxford, ha osservato che è stato un «fallimento significativo» il fatto che praticamente non ci fossero studi di alta qualità che dimostrassero che le maschere facciali erano efficaci nel prevenire l’infezione.

 

«Non capisco perché ci sia stata una mancanza di volontà di fare prove di alta qualità in questo settore», ha dichiarato il docente medico oxoniano al Telegraph. «Non siamo riusciti completamente ad affrontare questo problema e in realtà lo considero un problema che l’inchiesta [sul COVID] deve esaminare».

 

«Se c’è un’altra pandemia dietro l’angolo, non abbiamo ancora affrontato nessuno di questi problemi. Non abbiamo imparato nulla», ha aggiunto il prof. Heneghan.

 

Vari specialisti hanno raccontato che la mascherina ha creato una generazione di bambini con problemi di linguaggio e di relazione. È stato infatti provato che i bambini hanno difficoltà nel riconoscimento i volti a causa della mascherina ubiqua nel momento del loro cruciale sviluppo cognitivo. È stato inoltre notato un aumento esponenziale di bambini che necessitano dell’aiuto della logopedia, in quanto le mascherine, coprendo la bocca, hanno impedito loro di guardare i labiali per imparare a parlare.

 

Come può ricordare il lettore, all’inizio della pandemia i governi e i loro esperti – come Fauci – dicevano che la mascherina era inutile. Poi invece arrivarono ad imporla a tutti, perfino suggerendo di indossarla in forma doppia, tripla o quadrupla.

 

Chiunque si sia opposto alla mania della mascherina è stata diffamato, insultato e perfino perseguito in modo parossistico e grottesco. Abbiamo visto arresti e processi, la prigione, abbiamo visto le botte, i TSO, le minacce di esclusioni perfino dal proprio conto in banca, abbiamo visto prepotenze di ogni sorta.

 

Abbiamo visto bambini piccoli piangere a dirotto a scuola, abbiamo visto persone molestate per la mancanza di mascherina all’aria aperta nei campi di concentramento pandemico attivi in Australia.

 

Abbiamo visto donne costrette a partorire, tra conati di vomito, attacchi di panico e difficoltà respiratorie, indossando la mascherina.

 

Abbiamo visto l’equiparazione della mancanza della mascherina ad un «atto di terrorismo».

 

«Noi siamo divenuti degli schiavi. E il segno della schiavitù è la mascherina» aveva detto due anni fa Monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana. «È un sistema dittatoriale. Non importano le prove, la scienza… Questi gruppi elitari che governano tutti i popoli – quasi tutti i popoli – non si fanno vaccinare, stanno fra loro senza mascherina. C’è un piccolo gruppo di élite in ogni paese che si prende tutta la libertà e il resto dell’umanità diventa quindi una massa di schiavi».

 

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