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Maratoneta transessuale batte 14 mila donne ed esclama: «Girl Power!»

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Il 54enne maratoneta transessuale Glen Frank, 54 anni, che ora si identifica come «Glenique», ha concluso la London Marathon al 6.160esimo posto su 20.123 partecipanti, lasciando dietro di sé ben 14.000 donne.

 

In un’intervista dopo la gara, Frank –che indossava un reggiseno arcobaleno nonostante avesse il fisico di un atleta maschio – ha esclamato di aver usato il «Girl power» per finire la gara.

 

Girl power (Talvolta scritto grrrl power), cioè «potere alla ragazza», «potere femminile», è uno slogan per l’emancipazione e la forza del milieu femminista, attribuito alla banda di punk rock americana Bikini Kill, che era composta da sole ragazze. In Gran Bretagna l’espressione venne rese nota da un brano del complesso femminile artificiale Spice Girls.

 

 

Sempre a fine maratona, in un’ulteriore rivelazione sorprendente, Frank si è detto entusiasta che suo figlio stesse per avere un bambino, dicendo: «diventerò nonna» ha gioito dinanzi alle telecamere.

 

Il maratoneta maschio del Girl Power è stato criticato dalla due volte atleta olimpica Mara Yamauchi, che ha affermato che l’uomo avrebbe privato migliaia di donne del posto.

 

 

«Questo maschio ha corso nella #LondonMarathon di ieri come Glenique Frank nella categoria femminile (corsa di massa) finendo 6160° posto su 20123», ha scritto su Twitter Yamauchi, che è arrivata sesta alle Olimpiadi di Pechino 2008. «Quindi quasi 14.000 donne effettive hanno subito una posizione finale peggiore a causa sua».

 

Poi un’altra rivelazione su Glenique: «il mese scorso, ha corso nella maratona di Tokyo, come Glen Frank». Secondo quanto riportato, il transessuale avrebbe partecipato come uomo anche all’ultima edizione della celeberrima maratona di Nuova York.

 

Travolto dalle critiche, la settimana scorsa Frank si è scusato e si è offerto di riconsegnare la medaglia ricevuta.

 

Il dubbio che qualcuno si stia approfittando del trend transessualista per vincere delle gare si insinua nella mente di molti. Il caso più noto è quello del nuotatore Thomas, che si classificava attorno al 400° posto da maschio, mentre ora da trans straccia ogni record in vasca con le femmine.

 

Come riportato da Renovatio 21, la nuotatrice Riley Gaines che sta protestando contro il caso Thomas – che va sul podio al posto suo anche quando hanno lo stesso tempo e che si cambia nello spogliatoio femminile – è stata aggredita da una folla inferocita di transessualisti lo scorso mese.

 

Casi del genere si stanno diffondendo in tutte le discipline, con esiti sempre più grotteschi.

 

Nei mesi scorsi era emerso il caso di un atleta transessuale canadese che ha vinto quattro corse di fila, essenzialmente stracciando la concorrenza fatta di atlete femmine nate femmine.

 

Come riportato da Renovatio 21, vi era stata anche la vicenda del ciclista trans che arriva primo alla corsa di categoria femminile.

 

Di particolare interesse anche l’episodio dell’hockeista donna identificantesi maschilmente che ad un partita di trans-hockey ha riportato un trauma cranico dopo essersi scontrata con un uomo identificantesi femminilmente.

 

Nel 2022 avevamo inoltre visto due ciclisti trans finiti al 1° e 2° posto baciarsi sul podio, mentre terza era arrivata una donna che teneva in braccio il suo bambino. Vi erano state, prima delle Olimpiadi di Tokyo, accuse di favorire gli atleti trans erano state mosse contro lo stesso Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

 

Tuttavia, sono sempre di più le atlete che non ci stanno. Due mesi fa una squadra di basket femminile si è ritirata dal torneo statale della divisione IV del Vermont per protestare contro un giocatore transgender che domina abitualmente le partite.

 

L’ex campionessa di ciclocross Hannah Arensman ha annunciato che si è ritirata causa della presenza di transessuali nelle competizioni.

 

«Negli ultimi anni, ho dovuto gareggiare direttamente con ciclisti uomini negli eventi femminili», si legge in una lettera resa pubblica dalla Arensman.

 

«Poiché questo è diventato sempre più una realtà, è diventato sempre più scoraggiante allenarsi duramente come me solo per dover perdere contro un uomo con l’ingiusto vantaggio di un corpo androgenizzato che intrinsecamente gli dà un evidente vantaggio su di me, non importa quanto mi alleno duramente».

 

 

 

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