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Macao, la più grande città casinò del mondo va in lockdown

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La regione amministrativa speciale cinese di Macao, conosciuta come la più grande città di casinò del mondo, è stata bloccata per la prima volta in oltre due anni a seguito di una nuova epidemia di COVID. Lo riporta il sito governativo russo Russia Today.

 

Secondo la dichiarazione del governo cittadino del 9 luglio, le operazioni di «tutte le industrie e le società commerciali e le sedi di Macao» rimarranno sospese da lunedì fino al 18 luglio, ad eccezione di quelle «ritenute essenziali per la comunità e per la vita quotidiana dei membri del pubblico».

 

Sono state dispiegate pattuglie di polizia per garantire il rispetto da parte del pubblico delle nuove misure.

 

Mentre le autorità stanno consentendo ai ristoranti di continuare a lavorare, più di 30 casinò di Macao hanno chiuso i battenti per la prima volta da febbraio 2020, quando sono rimasti chiusi per 15 giorni.

 

L’industria del gioco d’azzardo è la linfa vitale dell’economia di Macao, con oltre l’80% delle entrate del governo proveniente da essa. La maggior parte dei residenti della città sono direttamente o indirettamente impiegati nell’industria. Nel 2018, le entrate del gioco d’azzardo di Macao sono state di 37 miliardi di dollari .

 

Dal 18 giugno, Macao ha registrato un totale di 1.526 casi, secondo il Novel Coronavirus Response and Coordination Center.

 

Zhang Yongchun, segretario per l’amministrazione e la giustizia di Macao, ha chiarito che il blocco potrebbe essere esteso e le misure epidemiologiche inasprite, a seconda della situazione.

 

Con una popolazione di 681.700 abitanti e un’area di 32,9 chilometri quadrati, Macao è considerata la regione più densamente popolata del mondo.

 

La città ha un passato di colonia portoghese (fino al 1999) che porta con sé una comunità cattolica molto estesa, oltre che un certo bilinguismo, un’architettura europeo-mediterranea e qualche segno delle passate traversie del cristianesimo in Asia – uno dei monumenti più visitati è la rovina della chiesa di San Paolo, finemente decorata dai profughi di Nagasaki dopo il bando della cristianesimo in Giappone nel 1614.

 

Tre secoli, sempre i cattolici di Nagasaki subirono l’ulteriore martirio atomico inflitto dagli USA del massone Henry Truman.

 

 

 

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