Alimentazione

L’Ungheria blocca le esportazioni di grano. Il mondo è pronto per lo shock alimentare?

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L’Ungheria ha fermato l’export ceralicolo del Paese a partire dallo scorso 5 marzo.

 

Lo ha fatto sapere  il ministro dell’Agricoltura magiaro  Istvan Nagy alla TV nazionale Rtl Híradó.

 

La paura del governo Orban è quella di carenze alimentari significative nelle prossime settimana: l’Ucraina, il granaio d’Europa (3° produttore mondiale), è sotto scacco e la Russia, altro grande produttore di grano (9° a livello mondiale), è sotto sanzioni.

 

«Il 15% delle nostre importazioni è colpito dalla guerra», spiega il primo ministro ungherese Viktor Orbán. «Anche i prezzi dell’energia stanno aumentando, gli agricoltori potrebbero risentirne».

 

Intanto il prezzo del grano è arrivato a 400 euro a tonnellata alla Borsa di Parigi – un record negli ultimi 14 anni, che fa calcolare un aumento del 38%.

 

Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa alla Borsa di Chicago il grano aveva subito un rialzo del 20% in un giorno. Nella giornata dello scorso venerdì, il prezzo delle granaglie è aumentato sulla piazza chicagoense del 6,6%

 

«I prezzi avranno un impatto mondiale specie sulle famiglie più povere», scrive il Fondo Monetario Internazionale. Per il FMI la guerra ha effetti sui «prezzi di energia e materie prime come il grano e altri beni alimentari, aggiungendo una pressione inflazionaria».

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Il grano russo e ucraino insieme costituiscono quasi un terzo della produzione mondiale. La Turchia ne è dipendente al 70%, l’Egitto al 67%. Anche Paesi africani come Congo, Ruanda e Sudan sono fortemente legati alle importazioni dal Mar Nero.

 

Navi cargo con il grano sono ferme sulla costa da quando è scoppiato il conflitto. Vari Paesi dipendono quasi totalmente dal grano ucraino: Libano (che affronta una crisi politica ed economica senza precedenti), Yemen (dov’è in corso una guerra saudita), Libia (dove la situazione peggiora in queste ore) e Siria (che si deve riprendere da una guerra terrorista durata anni).

 

L’ambasciatore brasiliano all’ONU ha parlato di un’esplosione della fame nel mondo a seguito delle sanzioni alla Russia.

 

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