Droga

L’oppio afghano come il «capitalismo più puro del pianeta»

Pubblicato

il

L’oppio in Afghanistan è stato da sempre un tema caldissimo: un’enorme parte del traffico di eroina mondiale origina da lì, e il ruolo degli americani in questo è spesso dibattuto – dalla tratta avviata con la guerra antisovietica iniziata nel 1979 (in cui la CIA sosteneva i jihadisti) alle quantità che anche durante il ventennio di occupazione USA del Paese continuavano a raggiungere il resto del mondo.

 

Anche i britannici, tuttavia, potrebbero avere un ruolo in questa storia maledetta. Lo sostengono Mike Robinson e Patrick Henningsen di The UK Column, che hanno prodotto un video che dimostra con grafica come, da quando sono subentrati nell’agosto 2021, i talebani sarebbero riusciti a eliminare l’oppio in Afghanistan.

 

Viene quindi raccontato come l’esercito britannico dispiegato con le forze della NATO nella provincia di Helmand fosse stato esplicitamente incaricato di abbattere i raccolti di oppio.

 

I due giornalisti, tuttavia, svelano «l’incoraggiamento attivo della produzione di oppio» come parte dell’azione forze internazionali di assistenza e sicurezza, qualcosa che la BBC aveva salutato in un servizio del 2020 –«Cosa può insegnarci l’industria dell’eroina sull’energia solare» – definendo la produzione di oppio di Helmand come «il mercato… che è forse l’esempio più puro di capitalismo sul pianeta».

 

 

Robinson e Henningsen presentano anche immagini satellitari tratte da un rapporto per Alcis Holdings di David Mansfield, autore di State Built on Sand: How opium undermined Afghanistan («Uno Stato costruito sulla sabbia: come l’oppio ha minato l’Afghanistan»), che mostrerebbe la «drastica riduzione della produzione di oppio» da parte dei talebani.

 

Inoltre, nel loro video i due giornalisti espongono la campagna mediatica contro il raccolto di oppio dal 2001 al 2021, che Henningsen descrive come una menzogna dall’inizio alla fine, raccontando della possibilità che venissero bruciati i raccolti dei coltivatori di oppio non avevano pagato un «pizzo», una «tassa di protezione» dando ampia copertura mediatica al falò per fine di pubblicità antidroga – in realtà, dice il giornalista citando conversazioni con soldati americani che hanno considerato la cosa col senno di poi, potrebbe essere stata un’operazione per terrorizzare gli altri coltivatori di oppio per aumentare le loro tasse di protezione.

 

La coltivazione dell’oppio, che non è considerata come un peccato da certa sensibilità musulmana, potrebbe tuttavia stare continuando nonostante i rapporti di una sua diminuzione grazie al neonato Emirato d’Afghanistan, che in fondo tutti – Pechino, Mosca e pure Washington – per vari motivi non vedono l’ora di sdoganare.

 

Secondo rapporti ONU del 2022 la coltivazione dell’oppio sarebbe cresciuta dal ritorno dei talebani.

 

Come riportato da Renovatio 21, a poche settimane dall’insediamento dei mullah a Kabul dopo il ritiro americano, in India furono sequestrate tre tonnellate di eroine presumibilmente proveniente dalle terre afghane.

 

Sulla questione degli USA e dell’oppio afghano consigliamo il denso articolo di William F. Engdahl tradotto e pubblicato su Renovatio 21, «La politica dell’eroina e il ritiro afghano degli Stati Uniti».

 

 

 

 

Più popolari

Exit mobile version