Pedofilia

L’ONU cerca di depenalizzare il sesso con i minorenni

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Due organismi delle Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto che delinea un’agenda per depenalizzare tutte le attività sessuali «consensuali», anche tra adulti e minori. Lo riporta l’emittente statunitense Fox News.

 

Secondo quanto dichiarato dalla testata americana, «esperti legali internazionali» che lavorano per la Commissione Internazionale dei Giuristi (ICJ) con sede a Ginevra, insieme a UNAIDS e all’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), hanno formulato i suggerimenti in un recente rapporto intitolato «I principi dell’8 marzo per un approccio al diritto penale basato sui diritti umani che vieta la condotta associata a sesso, riproduzione, uso di droghe, HIV, senzatetto e povertà».

 

«Il processo di elaborazione… ha incluso giuristi esperti, accademici, operatori legali, difensori dei diritti umani e varie organizzazioni della società civile che lavorano in diverse tradizioni legali» ha detto a Fox News portavoce degli organismi che hanno prodotto il rapporto, che esso è stato «sviluppato nel corso di un processo consultivo di cinque anni.

 

Il rapporto chiede la depenalizzazione dei reati relativi a «sesso, uso di droghe, HIV, salute sessuale e riproduttiva, senzatetto e povertà».

 

Il documento non offre un’età suggerita per il consenso sessuale, ma afferma che «la condotta sessuale che coinvolge persone al di sotto dell’età minima prescritta a livello nazionale per il consenso al sesso può essere consensuale di fatto, se non per legge».

 

Il rapporto suggerisce inoltre che avvocati, giudici e forze dell’ordine dovrebbero tenere conto «dei diritti e della capacità delle persone di età inferiore ai 18 anni di prendere decisioni in merito all’impegno in una condotta sessuale consensuale e del loro diritto di essere ascoltati nelle questioni che li riguardano».

 

 

«In virtù delle loro capacità in evoluzione e della loro progressiva autonomia, le persone di età inferiore ai 18 anni dovrebbero partecipare alle decisioni che le riguardano, tenendo conto della loro età, maturità e interesse superiore, e con un’attenzione specifica alle garanzie di non discriminazione», afferma il documento onusiano.

 

Il rapporto è stato pubblicato in occasione della Giornata internazionale della donna. Tuttavia, sia pur esprimendosi in termini di «diritti umani» e «diritti trans», il rapporto delinea una strategia che renderebbe effettivamente legale la pedofilia.

 

Su Twitter la reazione è stata dura, con utenti che scrivono che «l’ONU è piena di pedofili».

 

 

Infilato nel documento, ovviamente, c’è anche l’aborto, che «deve essere tolto completamente dall’ambito del diritto penale». Viene chiesto inoltre di rendere le punizioni meno dure per le donne incinte che consumano droghe o alcol quando sanno di essere aspettare un bambino.

 

In passato, scandali a carattere pedofilo avevano coinvolto ambienti ONU.

 

Ci fu anni fa il caso di Peter Newell, un ex consulente UNICEF attivista dei diritti dei bambini è stato condannato a più di sei anni di reclusione per aver abusato sessualmente di un dodicenne negli anni Sessanta. Newell era noto come uno degli autori del Manuale di attuazione dell’UNICEF per la Convenzione sui Diritti del Bambino che, tra le altre cose, esortava i genitori a non sculacciare i figli. Il sito web dell’Ufficio dell’Alta Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite in un post del 2013 identifica Newell come «il Coordinatore dell’Iniziativa Globale per porre fine a tutte le punizioni corporali dei bambini».

 

Nel 2017 le forze di pace ONU avevano messo in piedi ad Haiti un traffico pedofilo di bambini nemmeno adolescenti, pagati per le loro cui prestazioni in centesimi di dollaro o in biscotti. Il reportage dell’Associated Press scriveva che questo di «network pedofilo ONU», nonostante le vittime, non fu arrestato nessuno.

 

Nel 2018 Andrew MacLeod, ex capo delle operazioni del Centro di Coordinamento delle emergenze delle Nazioni Unite, in un’intervista data al tabloid britannico Sun dichiara che gli operatori delle Nazioni Unite negli ultimi dieci anni hanno violentato 60.000 persone, abusando della propria posizione verso le persone vulnerabili che in teoria avrebbero dovuto proteggere.

 

McLeod sostenne altresì che 3.300 pedofili lavorano per le agenzie delle Nazioni Unite. «I reati di stupro minorile vengono inavvertitamente finanziati in parte dai contribuenti del Regno Unito», disse l’ex alto funzionario ONU al quotidiano britannico.

 

«Ci sono decine di migliaia di operatori umanitari in tutto il mondo con tendenze pedofile, ma se indossi una maglietta dell’UNICEF nessuno ti chiederà cosa stai facendo (…) Hai l’impunità di fare tutto ciò che vuoi». Questo problema, disse McLeod, è «endemico nel settore degli aiuti di tutto il mondo».

 

Di pedofili ONU si parlava in un vecchio romanzo di Marc Saudade, Bersagli mobili (1984). Marc Saudade sarebbe lo pseudonimo dell’ex senatore PD, giornalista direttore dell’Unità nonché funzionario del gruppo FIAT Furio Colombo. Era un romanzo, scriveva un vecchio articolo de Il Giornale, «con sesso, sadismo e un pizzico di pedofilia». 

 

«Bersagli mobili – spiegava sempre l’articolo de Il Giornale – parlava di funzionari ONU coinvolti in traffici di bambini laotiani e cambogiani. C’erano frasi tipo: “Da queste parti, una bambina pelle e ossa è considerata un’ottima merce”».

 

Come riportato da Renovatio 21, è recente l’esternazione del ministro spagnolo per l’uguaglianza Irene Montero che ha affermato che i bambini «possono amare o avere rapporti sessuali con chi vogliono».

 

«I bambini hanno il diritto di sapere che possono amare o avere rapporti sessuali con chi vogliono, purché basati sul consenso» ha detto il ministro durante una riunione della Commissione per l’uguaglianza del Congresso dei deputati al Parlamento spagnolo. «Questi sono diritti che devono essere riconosciuti».

 

Lo scorso giugno era emerso il caso di un «professore di etica» norvegese secondo cui la pedofilia dovrebbe essere classificata come una «sessualità innata» e che informazioni sulla pedofilia dovrebbero essere insegnate nelle scuole. La parola usata qui «destigmatizzazione».

 

A inizio anno invece un professore universitario americano aveva asserito che sarebbe un «errore» pensare che la pedofilia sia sbagliata.

 

Sempre a giugno 2022 la testata americana USA Today ha cancellato frettolosamente una serie di tweet dopo che alcuni utenti si erano scandalizzati e avevano cominciato a sostenere che equivalevano alla «normalizzazione della pedofilia». Il giornale, nominando con sicumera «la scienza», affermava che la pedofilia era «determinata nel grembo materno». Dell’anno scorso invece la notizia che i giornalisti australiani non possono più usare la parola pedofilia.

 

Nel 2018, una conferenza TED Talk in Germania, tolta dalla rete e spesso ricaricata da alcuni utenti, destò scandalo perché la speaker sosteneva che la pedofilia non era una scelta, ma un tratto immutabile della persona. E abbiamo trovato singolare come a Dublino due anni fa una protesta contro la pedofilia abbia subito l’irruzione di un gruppo Antifa.

 

Più inquietante ancora il racconto di una madre, di cui si è dato conto su Renovatio 21, su un incontro con uno sconosciuto che osservava il di lei figlio al campo sportivo.

 

Vi è, in questo crescendo orrendo, una sigla che comincia ad emergere: MAP, «minor attracted person», cioè persona attratti da minori.

 

Sappiamo come il cambiamento del linguaggio sia il primo segno di un passaggio di fase nella Finestra di Overton.

 

Negare che stiano spingendo la pedofilia verso un percorso di oscena accettazione sociale è oramai ridicolo. Come scrive Elisabetta Frezza nel libro Malascuola, «una miriade di dati oggettivi e documentali sta a dimostrare come la pedofilia sia ormai lanciata sulla strada della normalizzazione attraverso le fasi della finestra di Overton, per diventare nella percezione diffusa una mera forma del comportamento sessuale».

 

La Finestra di Overton sulla pedofilia sembra essere spalancata da tempo.

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