L’offerta di Lavrov all’Esercito ucraino

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha fatto durante una conferenza stampa un’offerta all’esercito ucraino che ricalca quanto già detto dal presidente russo Vladimir Putin.

«Siamo pronti a tenere colloqui in qualsiasi momento, una volta che le forze armate ucraine risponderanno all’appello del nostro Presidente, metteranno fine alla loro resistenza e si ritireranno deporranno le armi».

«Nessuno ha intenzione di attaccarli e opprimerli; lasciamo che tornino alle loro famiglie e diamo al popolo ucraino la possibilità di decidere il proprio futuro» ha dichiarato il Lavrov.

Il ministro ha continuato insistendo sul fatto che la Russia aveva sempre proposto i negoziati.

«Non mancano i colloqui, ma quando i colloqui vengono sostituiti con un palese sabotaggio, mentre la Russia è accusata di non aver attuato gli accordi di Minsk, è sfrontatezza – cioè ciò per cui alcuni dei nostri colleghi occidentali sono famosi, tuttavia questa volta è si è andati oltre ogni limite, perché il tutto è stato accompagnato da un continuo deterioramento della situazione della popolazione di lingua russa in Ucraina».

«Ho già accennato a ciò che hanno fatto alla lingua russa, all’educazione della lingua russa e alla Chiesa ortodossa russa. Cercate di figuravelo applicato vostre tradizioni, questo è quello che dico ai nostri colleghi occidentali. Se lo facessero, capirebbero che è impossibile tollerare queste cose».

Durante la conferenza stampa, un reporter statunitense evidentemente incapace di applicare il consiglio di Lavrov, ha domandato perché evitino di l’operazione russa in Ucraina «invasione».

L’alto diplomatico del Cremlino è rimasto impassibile, rispondendo «l’abbiamo appreso da voi». Guardate come avete chiamato la vostra invasione dell’Iraq, della Libia, della Siria.

Il povero giornalista statunitense ha subìto dal Lavrov quello che a questo punto possiamo chiamare «protocollo Di Maio».