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Lo struggimento natalizio di «Carol of the Bells»

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Fra le canzoni di Natale, è impossibile non trovare struggente  Carol of the Bells.

 

Si tratta di un canto di natale molto conosciuto in America, ma quasi sconosciuto da noi in Europa.

 

Si tratta di un canto di natale molto conosciuto in America, ma quasi sconosciuto da noi in Europa.

È un lavoro corale: le quattro voci raccontano, in un ostinato sempre più rarefatto, la felicità degli attesi rintocchi delle campane che annunziano il Natale.

 

L’ha messa in circolazione compositore americano Peter Wilhousky (1902–1978) nel 1936, copiandola però dal compositore ucraino  Mikola Dmitrovič Leontovič (1877–1921) che nel 1914 aveva riadattato una canzone del folklore ucraino chiamandola Ščedryk («munifica»).

 

Nella musica originale, scritta per celebrare il capodanno celebrato in primavera nelle terre slave pre-cristiane (quelle viste nei giorni corruschi ed enigmatici di Andrej Rublev di Andrej Tarkovkij), una rondine appariva a casa di una famiglia contadina per segnalare l’arrivo un anno di prosperità nei raccolti.

Vi possiamo proiettare delle questioni di calendario umano: dicembre porta via l’anno che è sempre un anno di fatiche e dolori, seppellirle è necessario per far rinascere la vita, ma è giusto registrarle come tali

 

 

La polifonia spiraliforme di Carol of the Bells riecheggia potente in tantissime persone, che la hanno esperita per tramite dei prodotti audiovisivi americani (film, dischi, serie, etc.)

 

È forse perfino controintuitivo associarla al Natale perché ha un tono più meditativo, financo dolente, rispetto ad altri canti natalizi.

Essere al cospetto del Dio che nasce, il Dio che è la Vita, significa aver consumato le proprie energie, aver sacrificato. Bisogna riconoscerlo per poter vivere la gioia in modo autentico

 

Forse perché vi possiamo proiettare delle questioni di calendario umano: dicembre porta via l’anno che è sempre un anno di fatiche e dolori, seppellirle è necessario per far rinascere la vita, ma è giusto registrarle come tali.

 

Anche i Re Magi, anche Giuseppe, forse, arrivarono stanchi, dopo viaggi ed incertezze, alla mangiatoia.

 

Essere al cospetto del Dio che nasce, il Dio che è la Vita, significa aver consumato le proprie energie, aver sacrificato. Bisogna riconoscerlo per poter vivere la gioia in modo autentico.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

La versione di Carol of the Bells riprodotta in video è del gruppo This Ascension dall’album collettaneo Excelsis (1995)

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