Big Pharma

«Lo scopo del DDL Zan è plasmare “precari assoluti”». Femminista contro la propaganda LGBT

Pubblicato

il

 

 

La giornalista e scrittrice Marina Terragni ha rilasciato una densa intervista al quotidiano la Verità riguardo il DDL Zan e la penetrazione della propaganda LGBT nelle scuole e in ogni angolo della società.

 

Secondo la Terragni la propaganda è già apertamente diretta all’infanzia.

 

Gli ormoni per i bambini trans: «C’è un mercato.Tra i più grandi sostenitori di Barack Obama c’è stata la famiglia Pritzker: Big Pharma»

«Ho visto addirittura dei cartoni animati con la famiglia arcobaleno di castori e la castorina che aveva la doppia mastectomia», cioè l’amputazione del seno cui vanno incontro le donne che vogliono divenire «uomini».

 

«La propaganda è pesantissima, soprattutto in Canada e negli USA. E in Gran Bretagna ci hanno dato un taglio: evidentemente, hanno messo in correlazione questo lavoro di propaganda con l’aumento vertiginoso delle transizioni infantili».

 

Qui la giornalista femminista che cita la problematica degli ormoni dati ai bambini come nel caso inglese di Keira Bell (di cui Renovatio 21 ha dato conto).

 

Dopo aver raccontato di precisi casi italiani di spettacoli teatrali transessualisti e di pupazzi trans-friendly per aiutare i bambini aspiranti trans a parlarne ai genitori, alla Terragni è posta una domanda: «Scusi, ma lo scopo qual è? Aumentare i casi di transessualità infantile?».

«L’obbiettivo è creare individui sciolti da ogni relazione, perfino quella con il proprio corpo»

 

«A quanto pare» risponde la femminista.

 

«C’è un mercato. E non è un concetto banale. Tra i più grandi sostenitori di Barack Obama c’è stata la famiglia Pritzker: Big Pharma». Qui l’allusione è agli ormoni che bloccano la pubertà. Una mostruosa follia di cui si ignorano – come per i vaccini genici – gli effetti a lungo termine.

 

La Terragni, che ricorda come molti bambini che vogliono cambiare sesso siano in realtà autistici o semplicemente depressi (e quindi necessitano di ben altro aiuto), racconta che al Gay Pride milanese si sarebbe inneggiato al cosiddetto «self id», ovvero alla possibilità di accedere al cambio di sesso senza alcun consulto psicologico.

 

«Questi sono precari assoluti: non hanno più nemmeno la certezza del corpo. Sono perfettamente funzionali a produzione, consumo… Quello che mi serve, sei»

«Lei domani si sveglia e fa un atto amministrativo in cui, senza alcuna perizia, senza sentenze, senza testimoni, chiede di essere registrato come donna. Esiste a Malta, in Canada. In Inghilterra, invece, dopo anni di lotte hanno chiuso».

 

In Spagna invece, dopo le prime  resistenze da parte del Partito Socialista Spagnolo (PSOE) sugli alleati goscisti del partito Podemos, è partita la disanima della ley trans, la legge per cui basta andare in un ufficio pubblico e dichiarare il cambio di sesso per poi riconfermarlo tre mesi dopo».

 

La scrittrice infine cita un «libro profetico del 1984, Gender» di Ivan Illich. «L’obbiettivo è creare individui sciolti da ogni relazione, perfino quella con il proprio corpo».

 

Perché? «Perché questi sono precari assoluti: non hanno più nemmeno la certezza del corpo. Sono perfettamente funzionali a produzione, consumo… Quello che mi serve, sei».

 

«Il gay “femmineo” non è più una figura apprezzata: sono tutti palestrati, barbuti… c’è una maschilizzzione del mondo gay, che ci riporta in dinamiche di contrasto tra donne e uomini»

La Terragni si accorge infine una maschilizzazione del mondo gay.

 

«Il gay “femmineo” non è più una figura apprezzata: sono tutti palestrati, barbuti… c’è una maschilizzzione del mondo gay, che ci riporta in dinamiche di contrasto tra donne e uomini».

 

Ciò ci è noto da anni: la stessa sigla LGBT è solo un paravento per la seconda lettera, la G dei gay, cioè dei maschi omosessuali. Che mai hanno amato le lesbiche: chi conosce San Francisco, sa che le chiamano con epiteti offensivi, e che le due tribù vivono perfino in quartieri separati – tuttavia abbiamo notato negli anni che l’egemonia dei gay maschi ha contribuito a «maschilizzare» il mondo lesbo, per esempio introducendovi una promiscuità mai prima conosciuta nei rapporti saffici. Per quanto riguarda i transessuali, essi, nonostante i primi casi di parlamentari e funzionari arrivati alle alte cariche, non hanno alcun rilievo politico nel movimento, e non sempre sono visti di buon occhio dai maschi homo. La patetica finzione dell’arco LGBT crolla quando si pensa che B sta per «bisessuali». Chi ha mai visto un serio attivista per la bissessualità in piazza ce lo faccia sapere.

 

In realtà, sarebbe bastato guardare gli ultimi 20-25 anni di sfilate di moda milanesi: modelle sempre più secche, fino all’anoressia plateale, cioè alla negazione delle forme femminili portatrici della vita – della fertilità. Corpi di donne abbrutiti, umiliati, ammalati…

«Ora c’è una specie di emancipazione del mondo gay dal femminile» dichiara la Terragni.

 

In realtà, sarebbe bastato guardare gli ultimi 20-25 anni di sfilate di moda milanesi: modelle sempre più secche, fino all’anoressia plateale, cioè alla negazione delle forme femminili portatrici della vita – della fertilità. Corpi di donne abbrutiti, umiliati, ammalati…

 

Corpi poi finiti sulle copertine delle riviste di moda, così da influenzare migliaia di ragazzine alle prese con le turbe dell’adolescenza. Il risultato lo conosciamo tutti.

 

Qualcuno si è mai chiesto pubblicamente da dove è venuto tutto questo?

 

 

 

 

Immagine di Tim Evanson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

Più popolari

Exit mobile version